Svāmī Prakāśānandendra Sarasvatī Mahārāja
13. La luce della Realtà
F. L’esistenza di veglia e di sogno è unica e la medesima
Risposta alla quinta obiezione:
71. Lo scopo di paragonare lo stato di veglia e lo stato di sogno
La divisione all’interno della veglia e la divisione tra veglia e sogno sono puramente mentali, quindi false. La mente illude se stessa dividendo la Pura Esistenza in due stati. Per capire che questa divisione non è reale, è sufficiente ricordare che tutti questi sono trucchi della mente. C’è un ulteriore vantaggio nell’analisi delle somiglianze tra la veglia e il sogno. Alcuni, usando la logica, obiettano che le apparenze nella veglia sono false. Finora, abbiamo analizzato il mondo e le sue divisioni nel modo in cui appaiono all’intelletto e, usando solo l’intelletto, abbiamo mostrato che la divisione non esiste realmente. Non abbiamo trascurato l’esperienza, ma ci siamo richiamati all’intuizione del Sākṣin per il quale è evidente che la Pura Esistenza non ha alcuna divisione e differenza. Per rafforzare il nostro punto di vista, esamineremo i due stati in un modo diverso nel paragrafo seguente.
72. Le tre le caratteristiche del mondo della veglia si ritrovano anche nel mondo del sogno
Risposta alla sesta obiezione: nella quinta obiezione (§ 67) si affermava che il sogno ha un’esistenza inferiore rispetto a quella della veglia ovvero che il sogno è solo un’apparenza, mentre la veglia esiste anche durante l’apparenza.
Esaminiamone le ragioni.
La sesta obiezione affermava che la veglia presenta il mondo come reale basandosi sui pramāṇa; invece il sogno è uno stato che appare a causa di un difetto chiamato sonno. Il mondo della veglia provato dai pramāṇa ha tre caratteristiche:
- In esso cose si manifestano con differenti nomi e forme.
- Consiste di innumerevoli agenti ed esperienze.
- In esso nostre azioni danno frutti secondo il tempo, lo spazio e i fattori causali.
[…] questo universo, che è manifestato per mezzo di nome e forma, associato a vari agenti ed esperienze, che fa da supporto ad azioni e ai loro risultati, che è provvisto di un certo spazio, tempo e causa […] (BSŚBh I.1.2)
Obiezione: queste tre caratteristiche sono presenti immancabilmente nel mondo e, giacché non abbiamo alcun potere di cambiarle, siamo obbligati a vivere in accordo con esse. Da ciò ne consegue che questo mondo, fatto di oggetti di conoscenza, esiste indipendentemente anche quando non siamo presenti come loro soggetti o conoscitori. Poiché tale esistenza non c’è per gli oggetti del sogno, il sogno è solo una mera apparenza.
Risposta: non è esatto, perché queste non sono le caratteristiche della realtà. Quelle possono essere considerate le caratteristiche delle cose empiriche. Questo perché accettiamo che una certa cosa sia empiricamente ‘reale’ se la sua natura rimane la stessa anche dopo un attento esame con l’aiuto dei pramāṇa usati per identificarla con il suo nome e forma, e che appare collocata in un particolare luogo e tempo sotto certe condizioni. Questa constatazione è utile per la vita pratica (vyavahāra), ma non può essere utilizzata per giudicare la Realtà. Le tre caratteristiche di cui sopra si trovano nel mondo della veglia. È vero che le apparenze della veglia hanno diversi nomi e forme. Anche la seconda caratteristica è vera, perché vediamo molti jīva che vivono come noi in questo mondo. Essi sono agenti e fruitori di azioni come noi; allo stesso modo lavorano per acquisire e gioire delle cose che amano e lottano per evitare quelle che odiano. Non solo li vediamo, ma crediamo anche che siano jīva che agiscono e sperimentano come noi. Anche la terza caratteristica è vera, perché le cose hanno una natura definita sotto certe condizioni e seguono un ordine naturale. In altre parole, le cose hanno delle proprietà definite e, si suppone, anche una relazione di causa-effetto. Tuttavia, questo non è sufficiente per provare che il mondo sia veramente reale. Se guardiamo il sogno, vediamo che anche lì, mentre lo stiamo sperimentando, si ritrovano le stesse tre caratteristiche. Allo stesso tempo, tutti sappiamo che il mondo del sogno è irreale. Quindi queste tre caratteristiche non sono un criterio di realtà.
Obiezione: sebbene il mondo del sogno contenga nomi e forme, essi non sono stabili. Per esempio, una casa in un certo momento, subito dopo vola via come un uccello; e una collina, subito dopo fluisce come un fiume. Nel sogno, eccetto il sognatore, nessuno è un agente e un fruitore reale. Gli altri non sono jīva reali, ma solo persone apparenti. Nella veglia i nostri amici possono andar via e ritornare e noi li riconosciamo. Nel sogno vediamo solo gente sconosciuta che viene da chissà dove. Non c’è un tempo specifico né spazio o causa né c’è alcuna regola; qualunque risultato può avvenire in qualunque tempo, in qualunque spazio e per qualunque ragione. Considerando questi tre punti, c’è una enorme differenza tra la veglia e il sogno.
Risposta: questo dubbio avviene solo per il pregiudizio della veglia. Se si guarda il sogno dal punto di vista della veglia, il suddetto contrasto è evidente. Ma, come vediamo il sogno mentre sogniamo? Non sperimentiamo quel mondo come un’apparenza. Se le tre precedenti caratteristiche sono i criteri della realtà e non li ritroviamo nel sogno, allora, mentre sogniamo, perché non concludiamo che quel mondo è una falsa apparenza? La ragione è che i nomi e le forme, gli altri jīva, il tempo, lo spazio e la causa sono tutti sperimentati come reali in quel mentre. Ritenendoli reali, ci comportiamo in accordo con essi, in modo esattamente simile all’esperienza della veglia. Quindi la presenza di queste tre caratteristiche non rende affatto la veglia qualcosa di speciale.
73. Difetti delle teorie riguardanti il sogno
Continuazione della sesta obiezione: esaminiamo ora il punto di vista per cui la veglia è naturale, mentre il sogno è dovuto a un difetto chiamato sonno. Un’opinione generale profondamente radicata vuole che le cose che appaiono in veglia siano naturali, mentre ciò che appare nel sogno è dovuto alle impressioni della veglia; questo rende il sogno una realtà inferiore. Gli scienziati avvallano questa credenza e i filosofi confermano questo punto di vista con le loro teorie. Esaminiamo tali posizioni.
Molti scienziati ritengono che le diverse stagioni, il cibo che assumiamo, le nostre attività e i pensieri siano le cause dei sogni. A questo s’aggiungono i cambiamenti nelle condizioni fisiche, le impressioni degli oggetti dei sensi, l’influenza della famiglia e della società, le esperienze di gioia, paura ecc.
Vedāntin: in realtà, si sogna anche indipendentemente da quei condizionamenti. Sogniamo anche cose e fatti che non avremmo mai pensato durante la veglia. Questo contraddice l’idea che la veglia sia la causa del sogno. Non c’è una spiegazione scientifica per spiegare perché e come una particolare impressione sorga in una determinata persona e in un certo sogno. Le varie spiegazioni degli psicologi non danno alcuna risposta a questa obiezione.
Psicologi: nella veglia ci sono inevitabili costrizioni e madre natura ha assegnato i sogni al jīva per godere d’una libertà senza restrizioni.
Vedāntin: si affrontano molte occasioni di stress, pressioni, restrizioni e preoccupazioni anche in sogno. Quindi, per esperienza comune, non è esatto dire che il sogno sia un sollievo alle sofferenze della veglia.
Psicologi: il sogno è uno stato che esaudisce i desideri non realizzati in veglia e che, così, ci allevia dai problemi della veglia.
Vedāntin: questo punto di vista presenta lo stesso difetto dell’affermazione precedente. In sogno non mancano desideri insoddisfatti e problemi. Inoltre, le soluzioni che in veglia ci soddisfano possono non farlo in sogno. Per esempio, una persona che è sazia nella veglia, può trovarsi estremamente affamata o assetata in sogno.
Psicologi: il sogno è uno stato che rettifica le ineguaglianze della veglia. Per esempio, in veglia alcuni sono poveri e altri sono ricchi. Se questo si rovescia nel sogno, lì il povero può immaginare che tutti i suoi debiti siano scomparsi; se il povero in sogno è ricco, perché dovrebbe pensare ai suoi debiti? Non dovrebbe neppure aver sentore della povertà.
Vedāntin: ciò non è sostenibile. La gente si lamenta dicendo: «Ahimè, non ho risolto il mio debito neanche in sogno, non mi sono rifatto nemmeno in sogno ecc.»
Psicologi: il sogno è uno stato dove noi cerchiamo d’imparare.
Vedāntin: chi mai va in sogno pensando di ottenere lì la conoscenza che non ha raggiunto in veglia? Quando si è in sogno, sono importanti solo gli oggetti e gli eventi del sogno. Quindi, ciò è sbagliato.
Psicologi: il sogno è uno stato bizzarro e senza senso.
Vedāntin: perché allora ogni giorno abbiamo questo stato bizzarro e senza senso? Com’è nato e come scompare? Questo punto di vista non è una risposta.
Psicologi: nel sogno non ci sono occasioni pienamente stimolanti. Quindi è uno stato di semi-coscienza e di semi-veglia.
Vedāntin: ma su quali basi s’immagina che nella veglia ci siano occasioni pienamente stimolanti e nel sogno no? Alcuni vedāntin [non advaitin] affermano che Īśvaracrea i sogni a seconda delle azioni compiute dai jīva. Questo spiegherebbe la relazione fra la veglia e il sogno come qualcosa che deve essere creduto sulla base degli śāstra a proposito di Īśvara. Non è necessario valutare questa spiegazione nel presente contesto, perché questa indagine procede sulla base del ragionamento basato sull’intuizione. Tuttavia, non c’è una regola definita per cui i peccatori abbiano sempre sogni cattivi e i virtuosi sempre sogni buoni.
Conclusioni del vedāntin:
- È evidente che le precedenti spiegazioni dipendono dal pregiudizio della veglia. Ciò che è comune a tutti questi punti di vista è che la veglia è lo stato più importante e che i sogni hanno il solo scopo di esaudire certe necessità della veglia.
- Per sapere se questo punto di vista sia giusto o sbagliato, c’è un semplice modo: rovesciare il punto di vista e guardare la veglia dal sogno. Mentre sogniamo, se qualcuno dicesse che c’è uno stato superiore, perché dovrebbe esistere quello stato? Lo stato presente sarebbe immaginato dai saṃskāra di quello stato. Nessuno di noi lo può accettare, dato che nel sogno non c’è pensiero o memoria della veglia, né ciò è mai possibile. Questo perché in quel tempo la veglia non esiste affatto.
- Poniamo che sia possibile ricordare la veglia durante il sogno; lo riterremmo uno stato di secondaria importanza rispetto al sogno. Perché è naturale per la mente considerare reale lo stato che si sta sperimentando e tutti gli altri inferiori e mere apparenze. Siamo restii ad accettare questa conclusione sulla veglia fatta dal punto di vista del sogno, ma siamo pronti ad accettare il giudizio sul sogno fatto dal pregiudizio della veglia. Gene-ralmente assumiamo il punto di vista della veglia e consideriamo il sogno apparente e secondario rispetto ad essa; ma in sogno, esso è sperimentato come veglia ed è reale e indipendente. Non sembra un sogno nato dall’impressione di qualche altro stato. Quindi, quando si è in sogno, nessuno si chiede da quale impressione tale sogno è proiettato. Il presente stato di veglia lì non esiste affatto. Se questa veglia fosse ricordata, apparirebbe secondaria, come una ‘veglia appendice’ del sogno. Quindi la veglia e il sogno sono solo veglia quando ognuno è considerato dal suo punto di vista particolare. Entrambi sono eguali e indipendenti e la relazione di causa-effetto immaginata fra di essi è sbagliata e opposta all’intuizione universale.
74. Le malattie mentali possono essere curate con lo studio dei sogni?
Alcuni psicologi, ritenendo che i sogni siano prodotti dalle impressioni della veglia, li studiano in quest’ottica. Attraverso esperimenti, hanno scoperto che certi sogni sorgono a causa di una particolare condizione mentale nella veglia. Inoltre, hanno diagnosticato le malattie mentali in base ai sogni dei pazienti. Li hanno sottoposti a trattamento e, talvolta, li hanno curati. Così la teoria sulla relazione tra il sogno e la veglia si è consolidata. In breve, la teoria degli psicologi è la seguente: nella nostra mente ci sono due scomparti, uno per la memoria e l’altra per l’oblio. In base alle nostre esperienze sensoriali alcune emozioni, rabbia, paura, felicità, sorpresa ecc. vanno nello scomparto della memoria e lì rimangono. Altre, non essendo utili alla nostra vita immediata, sono riposte nello scomparto dell’oblio. Anche lì la maggior parte di esse è messa in un angolo. Alcune rimangono in una situazione liminare e riappaiono non appena stimolate. Se lo stimolo proviene dall’esterno, è chiamato veglia, se viene dall’interno, è chiamato sogno. I forti desideri ed emozioni che sono compressi nella mente, prendono forma in questo modo a causa di stimoli interni e appaiono in sogno. Quando si studiano desideri ed emozioni quali cause del sogno, si esaminano sia le visioni interne sia quelle esterne. Allora si possono trattare e curare le malattie mentali con successo.
È evidente che gli psicologi pensano a una stretta relazione tra la veglia e il sogno, e che il sogno non sia uno stato indipendente. Sebbene quanto detto sembri aver a che fare con l’esperienza e la logica, tale indagine non regge.
- La divisione della mente in due scomparti non è ragionevole. Anche se la si accettasse parzialmente, nessuno ha visto le esperienze e le emozioni della veglia nascondersi in uno scomparto e apparire a causa di un qualche stimolo.
- Il paziente deve esporre la sua esperienza onirica e l’analista deve capirla per fare una diagnosi. In primo luogo non c’è modo di sapere se il paziente stia raccontando il suo sogno come era o se lo stia censurando e manipolando. In secondo luogo l’analista dovrebbe essere capace di interpretarlo correttamente. Ma come potrebbe farlo?
- I sogni sono molti e vari. Non si può dire che tutti siano dovuti a qualche anomalia mentale o a desideri ed emozioni represse. Inoltre, non si ricordano tutti i sogni. Anche se li si ricorda, come si potrebbe identificarne uno in particolare tra centinaia in quanto effetto di emozioni e desideri repressi? Considerando tutto ciò, appare impossibile capire i sogni. Quindi possiamo dire che la terapia basata sull’analisi del sogno è solo una specie di cura fideistica simile al mantra, yantra e allo ‘spirito guida’.
- I sogni non sono appannaggio solo di malati mentali. Tutti sognano, uomo e donna, giovane e vecchio, povero e ricco, buono e cattivo, sobrio e ubriaco, intelligente e stupido, pio e ateo, colto e incolto ecc. Se ci fosse una regola per cui un gruppo particolare di persone dovesse avere un certo tipo di sogno, allora, accettando la relazione tra sogno e veglia, dai sogni sarebbe possibile determinare il loro stato mentale in veglia. Ma non c’è una tale regola. Questo esame della mente non aiuta a scoprire alcun segreto della vita. Qualora l’analista avesse successo con questo procedimento, ciò non potrebbe comunque essere considerato scientifico.
- Anche se fosse riconosciuto come metodo scientifico, non intaccherebbe in nulla il metodo dei tre stati, dato che questi analisti sono condizionati dal pregiudizio della veglia. Invece di esaminare le loro proprie menti e stati, essi fanno congetture sulle menti e gli stati di altri, basando l’intera costruzione della psicologia del sogno sulle dichiarazioni altrui.
75. Speculazioni dubbie secondo cui il sogno è prodotto dalle impressioni della veglia
Esaminiamo ora le argomentazioni precedenti da un diverso punto di vista. La tesi in discussione è che il sogno è prodotto dalle impressioni della veglia. C’è qualche prova basata sull’esperienza a tale proposito? Il sonno è uno stato senza alcuna conoscenza esterna e il sogno ha un’apparenza esterna. È ragionevole dire che mentre si sogna si sta dormendo. Senza andare in sonno il sogno non avviene; questo è accettabile perché è materia di esperienza; ma come possiamo accettare che noi siamo allo stesso tempo in sonno, cioè senza alcuna conoscenza esterna, e che siamo anche in sogno? Questo è contraddittorio. La conoscenza e perfino la memoria del mondo della veglia, che consiste di corpo, sensi e oggetti esterni, sono totalmente eliminate nel sonno profondo. Quindi è certo che nulla della veglia attraversa il sonno per apparire nel sogno. Come potrebbe la mente, che è un’inseparabile parte dello stato di veglia, uscire dalla veglia ed entrare nel sogno e produrre il mondo del sogno con l’aiuto delle impressioni della veglia che avrebbe portato con sé? La conoscenza di oggetti è comune alla veglia e al sogno; ma noi pensiamo che nella veglia ci siano oggetti esterni, e non così in sogno. Pensiamo infatti che nella veglia, quando la luce che proviene dagli oggetti colpisce i nostri occhi, noi li conosciamo, mentre in sogno sono le impressioni della veglia presenti in noi che si risvegliano e appaiono come conoscenza di oggetti. Questa discriminazione non è ragionevole, perché se la mente può creare il mondo del sogno senza alcun aiuto esterno, essa potrebbe allo stesso modo creare anche il mondo della veglia. Fin qui abbiamo accettato che le nostre impressioni prendano la forma di oggetti esterni e appaiano; tuttavia, ciò non è vero, perché non abbiamo visto alcun oggetto esterno prodotto nella veglia da una qualche impressione. Per quanto forte sia un’impressione nella mente, essa non può mai creare nemmeno un filo d’erba. Perciò, affermare che un intero sogno sia prodotto dalle impressioni della veglia è come affermare che una donna sterile ha dato nascita a centinaia di discendenti.
76. La veglia e il sogno sono simili; entrambi reali o entrambi irreali
S’era già stabilito nel § 67 che nella veglia usiamo oggetti reali per ottenere risultati altrettanto reali, mentre in sogno ogni cosa è mera apparenza. E, ancora, che l’esperienza della veglia è comune a tutti, mentre il sogno è differente e personale. Quindi possiamo dire che il mondo della veglia e i suoi oggetti sono indipendenti e reali, mentre nel sogno sono le impressioni della mente che appaiono in varie forme.
Vedāntin: abbiamo già detto che nessuno nella veglia ha mai sperimentato che un’impressione assuma una forma concreta.
Obiettore: ciò è vero. Tuttavia, nel delirio vediamo impressioni che appaiono assumendo strane e svariate forme. Perché la stessa cosa non potrebbe succedere in sogno? Ammettiamo di non poter spiegare come le impressioni si attivino, ma è esperienza di chiunque che le impressioni assumano forme reali in sogno e svaniscano nella veglia. Per coerenza con questa esperienza, perché non possiamo accettare che le impressioni assumano forme fintanto che rimangono?
Vedāntin: questa obiezione ha basi deboli. Perché diciamo che usiamo oggetti reali nella veglia?
- È forse perché sono visti dai pramāṇa? Anche in sogno li vediamo attraverso i sensi e appaiono realmente esistenti.
- Dovremmo considerare gli oggetti della veglia reali perché la loro utilità è effettiva? No, perché nella veglia i vestiti si bagnano quando entriamo in uno stagno e così anche in sogno. In veglia ci saziamo mangiando del cibo, e così pure in sogno. E, come in veglia abbiamo attaccamento, avversione, azione, gioia, dolore, paura ecc. così anche in sogno.
Domanda: in alcuni casi in sogno la relazione tra l’azione e il suo frutto non è sicura, ma piuttosto incerta.
Risposta: è vero in taluni casi, ma questa valutazione è solo dal punto di vista della veglia; tuttavia, durante il sogno, non notiamo nulla di inusuale o strano o contro natura.
Domanda: nella veglia interagiamo con molte persone, mentre il sogno è un’esperienza personale e solitaria.
Risposta: non è così, perché questa opinione avviene dopo essersi svegliati. Durante il sogno facciamo l’esperienza d’interagire con molte persone.
Domanda: ma gli oggetti, i loro effetti su di noi e le persone con cui interagiamo, non sono reali, perché svaniscono quando ci svegliamo.
Risposta: è vero che gli oggetti, la loro utilità e le persone con cui interagiamo non vengono mai in sogno. Perciò Śrī Śaṃkara dice:
I contenuti del sogno sono irreali dal punto di vista della veglia e quelli della veglia dal punto di vista del sogno, ma non di per se stessi. (ChUŚBh VIII.5.4).
Fintanto che non conosciamo la vera Realtà, entrambi gli stati sono reali durante le loro rispettive apparizioni, ma, dopo aver capito, entrambi sono reali nella forma di Pura Esistenza. In tal modo non c’è alcuna differenza tra essi.
77. La natura del tempo in sogno e in veglia
Obiezione: il mondo della veglia è lo stesso prima, ora e sempre; ma il mondo del sogno è differente ogni giorno e, talvolta, ci sono differenti mondi durante la stessa notte.
Risposta: è vero che dal punto di vista della veglia il mondo del sogno è sempre differente; ma non così nell’esperienza del sogno. Durante il sogno noi non pensiamo mai che ‘questo mondo è nato o mi è apparso proprio ora’. Al contrario sperimentiamo che ‘questo mondo è stato qui sempre così com’è’.
Domanda: perché il mondo del sogno non ci appare ora se è sempre esistente?
Risposta: è proprio come il mondo della veglia che noi consideriamo sempre esistente e non appare affatto nel sogno. Quindi ‘sempre’ vale solo in quello stato.
Concetto di tempo.
Se osserviamo la natura del tempo negli stati di veglia e di sogno, diventa chiaro che quel ‘sempre’ dell’esistenza del mondo della veglia non la rende più grande del mondo del sogno. E diventa evidente che la veglia e il sogno sono due stati completamente indipendenti senza alcuna inter-relazione.
Cos’è il tempo?
Ci sono diverse opinioni riguardo al tempo tra i pensatori attuali e quelli del passato. Alcuni indiani sostenevano che non c’è affatto una cosa chiamata tempo, ma che è solo una forma o variazione dell’etere. Quando gli oggetti ci appaiono alla luce del sole, l’associazione limitante, che usiamo per misurare i cambiamenti a cui quegli oggetti soggiacciono, è chiamata dai logici ‘tempo’. Anche la filosofia occidentale si è espressa con diverse argomentazioni come ‘il tempo è l’immaginazione della mente’, ‘è una forma speciale di pensiero necessaria per pensare’, ‘oltre al tempo individuale c’è un tempo universale fisico, cronologico o storico’, ‘c’è un duplice tempo: relativo e assoluto’, ‘ci sono quattro dimensioni: tre spaziali e una temporale’.
Ciò che di vero o falso c’è in queste varie speculazioni non ci concerne. Quello che vogliamo dire è che qualunque sia la spiegazione, l’unico fatto è che noi tutti abbiamo l’esperienza del tempo non solo in veglia, ma anche in sogno.
Cos’è coinvolto nel tempo?
I vari aspetti o parti coinvolti nella nozione di tempo sono:
- Non c’è tempo senza l’apparenza di oggetti esterni e pensieri interni.
- C’è un’apparenza e una sensazione che le cose e i pensieri subiscano vari cambiamenti. Il pensiero del cambiamento, espresso come segue: «Essi erano questo prima, sono così ora e saranno così dopo», è dovuto al tempo.
- Chiamiamo le cose che appaiono nel presente ‘sono’. Le cose del passato sono ‘ricordi’. Descriviamo alcune di esse come: ‘Sono passate e ora non esistono’. Altre: ‘Sono esistite nello stesso modo o con qualche cambiamento’. Le cose che vedremo sono ‘futuro’. Descriviamo le cose future sia come ciò che è e che continuerà a essere o ciò che non è ora, ma che dopo esisterà.
In tutte queste descrizioni il pensiero soggiacente è che il tempo fluisce uniformemente e con questa convinzione creiamo unità di misura per misurarlo come giorno, notte, minuto, ora ecc., e la loro esperienza non è per noi uniforme. Quando un’esperienza felice finisce, sentiamo che il tempo è passato veloce; quando un’esperienza spiacevole continua o quando aspettiamo un’esperienza felice, il tempo sembra muoversi lentamente o non passare affatto. Quindi nel tempo sono coinvolti questi tre elementi: non c’è tempo senza oggetti e pensieri; il cambiamento nelle cose si misura come passato, presente e futuro; sebbene lo si consideri uniforme, quando lo si sperimenta talvolta è veloce, talaltra è lento.
Comparazione tra il tempo della veglia e del sogno
Se paragonate, le percezioni del tempo dei due stati sono molto simili. In questi due tempi l’esperienza presente, la memoria del passato e l’aspettativa del futuro sono del tutto simili. Quanto allo scorrere del tempo, esso è in accordo con lo stato. Nella valutazione della veglia, il tempo del sogno sembra breve, ma non così durante l’esperienza del sogno stesso. Durante il sogno nessuno pensa che non ci sia abbastanza tempo perché un certo evento possa prodursi. Alcuni dicono che la relazione tra il tempo del sogno e quello della veglia dovrebbe essere intesa come uno spettacolo dentro uno spettacolo; il che significa che il tempo del sogno è compresso nel tempo della veglia. Ma questo non è esatto, perché questa spiegazione presume che il sogno sia situato nello stato di veglia. In realtà i due tempi sono confinati nei loro rispettivi stati. Il tempo e gli oggetti di ciascuno stato sono inseparabili.
Obiezione: ma non è forse vero che il mondo della veglia è ‘sempre’ lo stesso, mentre il mondo del sogno è diverso ogni giorno?
Vedāntin: con la parola ‘sempre’ a quale tempo ti riferisci?
Oppositore: io intendo dire tutto il tempo.
Vedāntin: vuoi dire anche quello del sogno?
Oppositore: no, niente affatto.
Vedāntin: allora ‘sempre’ significa solo tutto il tempo della veglia e non del sogno. Inoltre, anche il mondo del sogno appare nello stesso sogno ‘sempre’ esistente e ‘sempre’ lo stesso. Per quel che riguarda il sogno, quando dici ‘ogni giorno è differente’ a che tempo ti riferisci?
Oppositore: solo al tempo comune.
Vedāntin: il sogno appare differente ogni giorno anche durante il sogno?
Oppositore: niente affatto.
Vedāntin: quindi, ovviamente, lo definisci solo dal punto di vista della veglia. In tal caso è ragionevole lamentarsi che il mondo del sogno non segua il tempo della veglia?
Come il mondo della veglia non appare nel fluire del tempo del sogno, così nemmeno il mondo del sogno nel tempo della veglia. Non c’è nulla di strano in questo. Come il mondo del sogno appare ‘sempre’ esistente durante il sogno, così il mondo della veglia durante la veglia. Quindi, non si deve attribuire nessuna grandezza al mondo della veglia per il fatto di apparire ‘sempre’ durante il tempo della veglia. Ciò implica che esso è relazionato al tempo della veglia e continua ad apparire fintanto che c’è il tempo della veglia e non oltre. La stessa cosa si può dire per il sogno e, quindi, non lo si deve considerare inferiore a questo riguardo.
78. Spazio e causalità che appaiono in veglia e in sogno sono indipendenti
Tutte le argomentazioni precedentemente stabilite sono ugualmente applicabili allo spazio e alla causalità. Come la serie temporale è differente per i due stati, per cui non c’è un tempo in comune, lo stesso può dirsi per le nozioni di spazio e di causa-effetto; tempo, spazio e causalità di questi due stati non sono relazionati tra loro. Per esempio: un paralitico dorme nel piano alto della sua casa di Mysore in una notte di luna nuova e sogna che si trova in pieno giorno tra le onde dell’Oceano Pacifico, nuotando per salvare la propria vita. Come possiamo relazionare le situazioni e gli oggetti di questi due stati che sono completamente differenti? È nostra esperienza che anche il mondo soggettivo di questi due stati in quanto corpo, sensi, mente, intelletto e nozione dell’ego è completamente differente. Oppure: un brāhmaṇa guercio, che viveva elemosinando, dormiva tutto rattrappito sul pavimento di un tempio in rovina. Sognò che aveva vinto una gara di lotta contro il Re suo nemico; montò su un elefante adornato per l’incoronazione, servito e seguito dal Re sconfitto, entrando nella capitale come un eroico Imperatore. Che relazione possiamo immaginare tra le condizioni di veglia e di sogno totalmente differenti l’una dall’altra? Possiamo considerare che questi due eventi avvengano in simultaneità alla stessa persona? Quello che abbiamo descritto va contro coloro che sostengono che il sogno è un prodotto delle impressioni della veglia. Lo si potrebbe pensare se la mente dei due stati fosse una, ma non è così. La serie temporale dovrebbe essere la stessa per poter dire che, dopo che s’è conclusa la prima esperienza, la sua impressione ha creato un’altra esperienza. Non c’è tempo comune e continuo per il sogno e la veglia e neppure lo stesso spazio. Il tempo e lo spazio sono di tipo differente in ognuno di essi. Quindi, come può esserci una relazione di causa ed effetto tra loro? Se non c’è, su quale base si può sostenere che il sogno è prodotto dalle impressioni della veglia?
79. Il sogno non avviene nel tempo della veglia
Obiezione: ci sono molti sogni nella stessa notte, nessuno è uguale all’altro.
Risposta: questa obiezione non è giusta. Il riferimento a ‘nella stessa notte’ è ovviamente nel tempo della veglia. Infatti, abbiamo già stabilito che non c’è relazione tra il tempo della veglia e lo stato di sogno. Perciò, anche dire ‘ho dormito solo per un’ora e durante questo tempo ho avuto due o tre sogni differenti prima di svegliarmi’ può essere corretto dal punto di vista della veglia, ma non per accertare la realtà; perché un sogno non accade mai durante la veglia ed è senza senso affermare che vari sogni accadano durante la stessa notte.
Obiezione: abbiamo varie esperienze di sogno: «durante una sola ora di sonno sono passati cinquant’anni di una vita di sogno». «Sulla punta di un ago stanno migliaia di soldati che fanno la guerra durante il sogno». «Per quanto mangiamo in sogno, lo stomaco non è mai pieno», e così via. Quindi, come può essere reale il sogno?
Risposta: questo tipo di obiezioni emerge quando si cerca di associare tempo, spazio e causalità della veglia al sogno e agli eventi del sogno. Per rimediare a questo errore e per capire ciò che appare, bisogna abbandonare il punto di vista della veglia e guardare il sogno solo nell’ottica del sogno. Se esaminiamo uno degli innumerevoli sogni, lo troveremo simile alla veglia, come abbiamo già detto. I nostri pensieri e la nostra vita continuano lì senza il minimo aiuto o relazione col tempo, con gli eventi e perfino con lo stato come un tutto. Perciò la conclusione è che, dato che nessun sogno avviene nel tempo della veglia, non è possibile misurare il sogno come se durasse un certo tempo della veglia. Infatti il sogno e la veglia sono stati indipendenti uno dall’altro.
80. Mentre si sperimenta il sogno, esso appare come veglia
L’ultima obiezione era questa: svegliandoci da un sogno ci rendiamo conto che ‘ciò che ho visto fino a poco fa era solo un sogno non reale’. In quale altro stato la veglia è eliminata in simile modo? Il sogno è soppresso, mentre la veglia non lo è mai.
Risposta: ovviamente questa obiezione ritiene certa la divisione tra reale e falso: ossia, quello che è annullato è falso (mithyā) e ciò che non è annullato è reale (satya). Questa divisione così fissata può essere logica, ma non ci aiuta a riconoscere che cos’è la realtà, perché tutto ciò, che appare sotto l’influenza dell’illusione, appare reale finché permane l’illusione. Perciò questa definizione categorica non ci permette di determinare se ciò che è preso come reale durante un’illusione sia reale o falso. Ora, usando la regola per cui il sogno è annullato e la veglia non può essere annullata, non è possibile determinare se una certa cosa sia sogno o no. Perché durante l’esperienza del sogno non abbiamo la conoscenza che questo sarà annullato, quindi questo è un sogno. Al contrario, durante tutta la sua durata abbiamo la certezza che esso sia senza dubbio veglia. Se ogni stato, mentre lo si sperimenta, appare veglia, e quindi reale, a cosa ci serve la regola per cui ciò che è soggetto a essere annullato è sogno? Ecco l’esperienza appropriata che conferma ciò che è stato detto: sappiamo che ogni sogno appare come veglia mentre lo si sperimenta. Infatti, il tempo, in tale sogno, preso come veglia, ha tre divisioni: passato, presente e futuro, proprio come quello della veglia. In esso appare come se ci fossero state molte veglie prima, che molte ne seguiranno e tutte sono in relazione con la veglia. Inoltre, molti sogni con minore esistenza, se paragonati a quella della veglia, sono accaduti e ognuno di essi è unico e differente dagli altri. Ma le veglie sono sempre le stesse, con lo stesso mondo che continua in tutte. Se pensiamo a un sogno nel quale ci consideriamo in veglia e qualcuno inizia ad argomentare dicendo che non c’è differenza tra veglia e sogno, trovandoti in quel sogno che, in quel mentre, appare naturalmente come veglia, cosa risponderesti? Affermeresti che ciò che stai sperimentando è realmente veglia e superiore al sogno, cioè a un sogno all’interno di essa. Avresti mai considerato il sogno che hai preso come veglia inferiore a ‘questa veglia’ in cui sei? Certamente mai. Ma avresti argomentato con veemenza per stabilire la differenza tra il sogno che identifichi come veglia e i sogni interni a esso, che consideri di esistenza inferiore. La conclusione è che il sogno, mentre appare, sembra indubbiamente veglia. Potremmo vedere altri sogni in esso. Non c’è continuità di tempo comune fra questo sogno supposto essere veglia e il sogno interno che è stato considerato durante quel tempo come sogno. La nostra credenza che essi siano andati e venuti uno dopo l’altro in un tempo lineare è mera illusione. Similmente non c’è un tempo lineare comune fra quello che ora consideriamo stato di veglia e quello che consideriamo sogno. Quindi, considerare che il sogno segue la veglia o viceversa, è soltanto un errore dovuto esclusivamente al pregiudizio della veglia.
81. Ricapitolazione del paragone tra sogno e veglia
Riassumiamo in una frase tutto ciò che abbiamo discusso finora. Non c’è affatto uno stato che si possa definire con certezza veglia, perché ogni stato, mentre lo si sperimenta, appare come veglia. Osservando dal punto di vista di quello che erroneamente pensiamo essere veglia, immaginiamo l’esistenza di un altro stato inferiore chiamato sogno. Dovremmo ricordare che anche quell’altro stato che chiamiamo sogno, appariva come veglia con un altro sogno al suo interno. Così entrambi, la veglia e il sogno, sono solo nozioni relative e non divisioni indipendenti e reali.
- Entrambi i mondi che appaiono alla nostra mente, cioè il mondo esterno e il mondo interno, che costituiscono corpo, sensi, mente, nozione dell’ego, non dipendono dall’altro stato.
- Il corpo ecc. che abbiamo in uno stato, possiamo averlo anche in un altro stato, ma non c’è nessuna connessione di corpo tra gli stati.
- Le nostre relazioni producono ugualmente in entrambi gli stati attaccamento e avversione, gioia e dolore ecc.
- In entrambi gli stati ci sono molti altri che si relazionano con noi.
- Abbiamo un senso di stabilità e di continuità in entrambi gli stati; entrambi appaiono veglia quando sono sperimentati e hanno stati immaginati chiamati sogni. Questi stati di sogno in entrambi sono instabili, numerosi e differenti tra essi.
- In ambedue gli stati è egualmente presente un’apparenza per cui si considera veglia uno stato comunemente visto da molte persone, mentre il sogno appare personale e privato. In breve, è impossibile fare una differenza nella natura di questi due stati.
Non c’è mutua influenza fra veglia e sogno
Obiezione: come ci sono prove dell’influenza della veglia sul sogno, allo stesso modo ci sono evidenze che mostrano l’influenza del sogno sulla veglia. Per esempio:
1) L’effetto di sentimenti come felicità, paura ecc. che sorge da un certo sogno, si ritrova anche nella veglia. Per esempio una persona che ha visto una tigre in sogno, si sveglia all’improvviso urlando. E, anche dopo essersi svegliato, potrebbe sviluppare una febbre a causa della paura.
2) Si potrebbero davvero incontrare in veglia alcuni sādhu apparsi in sogno e riceverne la benedizione.
3) Certi avvenimenti che accadono in sogno sono premonizioni che possono verificarsi in veglia.
4) In sogno si potrebbero trovare risposte a difficili questioni sollevate in veglia, risposte che possono essere usate in modo fruttuoso durante la veglia.
5) Due persone che si sono viste mutuamente nei loro rispettivi sogni, incontrandosi in veglia potrebbero dirsi: «Ti ho visto in sogno». In base a tutto ciò possiamo affermare che il sogno influenza la veglia.
Risposta: questa lunga argomentazione è una dimostrazione di logica secca, con due presupposti: il primo che i due stati di veglia e sogno siano realmente differenti nelle loro caratteristiche; il secondo è che le impressioni della mente possano assumere forme concrete. Abbiamo già confutato la prima affermazione, mostrando che i due stati sono solo simili. Anche la seconda è stata già confutata, rifacendoci all’esperienza per cui una tal cosa non accade mai nell’esperienza di qualcuno. Quindi il reale insegnamento vedāntico è che né il sogno influenza la veglia né la veglia il sogno. Si comprende subito che la reciproca influenza di sogno e veglia è solo un errore se si presta attenzione all’esperienza del sogno all’interno del sogno; perché anche in quel caso il sogno interno e quello che lo contiene sembrano influenzarsi vicendevolmente, sebbene l’uno appaia veglia e l’altro sogno. È evidente, infatti, che entrambi sono falsi. Se teniamo a mente il fatto che non c’è né un tempo né uno spazio comune che li collegano, ci convinceremo che non esiste alcuna relazione tra essi. Infatti, la divisione e la differenza tra sogno e veglia sono false. Come non c’è alcuna relazione tra il sogno che appare veglia e il sogno interno al sogno, allo stesso modo non c’è relazione tra lo stato che vediamo ora come veglia e il sogno. C’è una relazione tra l’apparenza illusoria del serpente o del rivolo d’acqua sulla corda? Nessuna. Quando una appare, l’altra non appare affatto. Infatti nessuna delle due forme esiste. Così sono gli stati di veglia e di sogno. Dal punto di vista empirico, non è falso che ci sia un’apparenza di veglia e di sogno. Sperimentiamo reale il sogno quanto la veglia. In questo senso l’uno è altrettanto reale dell’altra. Né il sogno né la veglia sono unici e differenti l’uno dall’altra. Quindi non possiamo dire che uno sia superiore e l’altra inferiore, dato che non sono reali in senso assoluto.
Alcuni vedāntin dualisti pensano che il sogno sia reale come la veglia.
Obiezione: siamo d’accordo che l’esistenza del sogno non è inferiore alla veglia, ma entrambi gli stati sono reali nelle loro rispettive forme e non c’è ragione di rigettare ciò. Abbiamo molte veglie e molti sogni. C’è un mondo separato in ognuno di questi due stati. Questi mondi sono a livelli differenti. Gli oggetti di uno non possono entrare nell’altro stato. Quindi, definirli differenti va bene, ma come si può dire che non siano reali e che la loro esistenza sia solo una?
Risposta: questo dimostra una mancanza di comprensione di cos’è la Realtà, come si è discusso nel § 54. Il mondo confinato ai rispettivi stati o lo stato, che sembra esistere solo durante la loro apparizione, non possono mai acquisire lo status senza tempo, senza spazio e indipendente del Sākṣin che li testimonia. Perciò la veglia e il sogno non sono veramente reali nella forma in cui appaiono né hanno una loro esistenza al di fuori di quella del Sākṣin, la Coscienza-Testimone che li illumina. La loro esistenza separata o, in altre parole, indipendente dal Sākṣin, è falsa. Ed è falso che essi, nella forma in cui appaiono, siano relazionati da tempo e spazio. Altrettanto falso è che siano prodotti uno dall’altro per la relazione di causa-effetto. Nella forma in cui appaiono, nessuno di essi è superiore e, in quanto esistenza, nessuno è differente dal Sākṣin. Il Sākṣin, come già detto, essendo Pura Esistenza, appare sia nella veglia sia nel sogno. Perciò essi sono solo Pura Esistenza, che è la loro vera Realtà. Quindi, con la confutazione di tutte le obiezioni il Siddhānta stabilisce oltre ogni dubbio che ogni cosa è solo Pura Esistenza.