🇮🇹 Álvaro Enterría y Árati Náyak: El destino y el dharma. Una vida en la India tradicional [Il destino e il dharma. Una vita nell’India tradizionale], Palma de Mallorca, José J. de olañeta Ed. e Indica Books, 2021. Isbn 978-84-9716-2885. Pp 307.
Il libro che presentiamo è stato scritto a quattro mani dallo spagnolo Álvaro Enterría e dalla moglie indiana. Si tratta di un’autobiografia dei due autori, partendo dall’infanzia rispettivamente in Spagna e in India; all’inizio il libro illustra due modi di vivere molto diversi: quello di un ragazzo appartenente a una famiglia benestante madrileña e quello di una bimba di casta kṣatriya in un piccolo villaggio dell’Orissa. Álvaro visse la Spagna degli anni ’70 attraverso tutti gli accadimenti, le mode e le tensioni del periodo della transizione dal franchismo alla democrazia. Invece, la fanciullezza di Árati, pur nella semplicità e frugalità di una vita agreste, è scorsa nella piena armonia offerta dall’ambiente tradizionale hindū. Il raffronto tra le due esperienze mostra già la differenza delle due culture, dove Álvaro è stato coinvolto nella drammatica confusione di idee del mondo moderno, mentre la vita di Árati, pur nelle difficoltà familiari che le si presentarono soprattutto alla morte del padre, scorse più naturalmente, protetta dai ritmi del dharma. Álvaro dapprima ostentò un ateismo allora diffuso, ma ben presto si volse ancora confusamente alla ricerca spirituale. Nel 1981 si recò per la prima volta in India e nel 1989 si iscrisse alla Banaras Hindu University e iniziò a studiare hindī che ben presto parlerà fluentemente e che gli permetterà di avere un contatto privilegiato con l’ambiente tradizionale e con la vita quotidiana dell’India. Si recò in località di pellegrinaggio e frequentò personaggi di diversi sampradāya. Durante una vacanza visitò l’āśram di Śrī Ramaṇa Maharṣi a Tiruvannamalai dove nel 1985 incontrò Svāmī Satyānanda, un discepolo catalano dello Svāmī Muktānanda. Assieme a lui andò da Annamalai Svāmī, un discepolo di Śrī Ramaṇa. Nel medesimo luogo conobbe anche un saṃnyāsin di origine australiana, Narikutti Svāmī che in gioventù era stato discepolo in Śrī Lankā del santo tamil Śiva Yoga Svāmī e che ora, anziano, viveva in una grotta della collina Arunacala, che gli consigliò la lettura di René Guénon. Fu così che Enterría scoperse gli autori occidentali di esoterismo. Nel 1994, aprì a Benares, assieme al socio Dilip Kumar Jayashwal, la libreria Indica Books, che da allora è stato un punto di riferimento anche per studiosi occidentali attratti dalla tradizione. Tale attività gli permise di stabilirsi in India permanentemente. Desideroso di integrarsi nell’ambiente in cui ormai viveva, si affidò alle consuetudini indiane per combinare il suo matrimonio. In questo modo le vite dei due autori confluirono a formare una famiglia. Nel frattempo, Álvaro aveva frequentato Harilāl Pūnjajī, che era vissuto presso Śrī Ramaṇa. Pur essendo evidente che costui era dotato di potenti siddhi, l’Autore non rimase del tutto convinto da quello yogi per il suo comportamento e per il numero spropositato di discepoli occidentali. In seguito, conobbe anche il guru Banamāli Lahiḍī, nipote del santo Lahiḍī Mahāśāya, di cui apprezzò gli insegnamenti, sebbene non ne diventasse discepolo. Nel 2003, Álvaro e Árati furono iniziati dal Jagadguru Svāmī Svarūpānanda Sarasvatī, Śaṃkarācārya di Jyotirmātha e Dvārakā. Cominciò così il loro percorso spirituale con la quotidiana frequentazione di Svāmī Avimukteśvarānanda, incaricato a sovraintendere il Mātha di Benares in assenza del Jagadguru. Nel 2018 entrambi furono ritenuti dallo Śaṃkarācārya degni di praticare Śrī Vidyā. Preso dallo scrupolo di regolarizzare la sua posizione in quanto non-hindū di nascita, pose la questione al suo Guru. Svāmī Svarūpānanda Mahārāja, dopo essersi preso qualche tempo di riflessione, gli dichiarò: “Qualsiasi persona che pensi secondo i principi del sanātana dharma è hindū, da qualsiasi paese provenga.” Ciò concordava con quanto era stato affermato da Gulabrao Mahārāja (1881-1915), un grande santo cieco del Mahārāṣṭra che già al principio del XX secolo considerava che si poteva essere hindū per nascita (jāti) o per dīkṣā. A suo avviso l’ideale sarebbe stato avere entrambe le condizioni, ma nel caso di una sola era da considerare più importante la dīkṣā. Le considerazioni che Árati e Álvaro fanno sulle caste, sulle condizioni delle donne, sulla povertà dell’India ecc., smentiscono i luoghi comuni che gli occidentali ripetono di continuo. Il libro contiene diverse pagine dedicate ai rituali quotidiani e alla pratica della pūja iniziatica e della sādhanā al fine della purificazione mentale. Questa loro attività interiore è andata di pari passo con la preparazione di libri che Indica Books, diventata anche casa editrice, ha pubblicato in inglese e in hindī. Non tutti i libri apparsi hanno lo stesso spessore intellettuale; tuttavia, l’orientamento è quasi sempre tradizionale e critico nei confronti del neo-induismo e della new age. Il libro è di facile e gradevole lettura, utile per chi vuole avere una visione completa della vita tradizionale indiana e del modo per integrarvisi. Molto pregevole sono lo spirito sincero e genuino con cui il libro è stato scritto e la descrizione della vita caotica e intensamente spirituale di Benares. Chi, poi, ha frequentato e conosciuto quella città, ritrova personaggi, situazioni e luoghi estremamente evocativi.
Maitreyī
🇫🇷 Álvaro Enterría y Árati Náyak: El destino y el dharma. Una vida en la India tradicional [Le destin et le dharma. Une vie dans l’Inde traditionnelle], Palma de Mallorca, José J. de olañeta Ed. e Indica Books, 2021. Isbn 978-84-9716-2885. Pp 307.
Le livre que nous présentons a été écrit à deux mains par l’Espagnol Álvaro Enterría et son épouse indienne. Il s’agit d’une autobiographie des deux auteurs, partant de leur enfance respectivement en Espagne et en Inde. Au début, le livre illustre deux modes de vie très différents : celui d’un garçon issu d’une famille madrilène aisée et celui d’une fille de caste kṣatriya dans un petit village de l’Orissa. Álvaro a vécu l’Espagne des années 1970 à travers tous les événements, modes et tensions de la période de transition du franquisme à la démocratie. D’autre part, l’enfance d’Árati, malgré la simplicité et la frugalité d’une vie rurale, s’est déroulée dans la pleine harmonie offerte par l’environnement traditionnel hindū. Une comparaison des deux expériences montre déjà la différence entre les deux cultures, où Álvaro est pris dans la confusion dramatique des idées du monde moderne, tandis que la vie d’Árati s’écoule plus naturellement protégée par les rythmes du dharma, malgré les difficultés familiales auxquelles elle eétait confrontée, surtout après la mort de son père. En 1981, il se rend pour la première fois en Inde. En 1989, il s’inscrit à la Banaras Hindu University et commence à étudier hindī, qu’il parlera bientôt couramment et qui lui a permis d’avoir un contact privilégié avec l’environnement traditionnel et la vie quotidienne en Inde. Il s’est rendu dans des lieux de pèlerinage et a fait connaissance avec diverses sampradāya. Au cours des vacances, il se rend à l’āśrama de Śrī Ramaṇa Maharṣi à Tiruvannamalai, où il rencontre en 1985 Svāmī Satyānanda, un disciple catalan de Svāmī Muktānanda. Avec lui, il se rend chez Annamalai Svāmī, disciple de Śrī Ramaṇa. Au même endroit il rencontre également un saṃnyāsin d’origine australienne, Narikutti Svāmī, qui avait été dans sa jeunesse disciple à Śrī Lankā du saint tamoul Śiva Yoga Svāmī et qui vivait maintenant, âgé, dans une grotte de la colline Aruṇācala; celui ci lui conseilla de lire René Guénon. C’est ainsi qu’Enterría découvre les auteurs occidentaux d’ésotérisme. En 1994, avec son associé Dilip Kumar Jayashwal, il ouvre la librairie Indica Books à Bénarès, qui est depuis lors également un point de repère pour les chercheurs occidentaux attirés par la tradition. Cette activité lui permets de s’installer définitivement en Inde. Souhaitant s’intégrer dans l’environnement dans lequel il vit désormais, il s’en remet aux coutumes indiennes pour organiser son mariage. De cette façon, les vies des deux auteurs ont fusionné pour former une famille. Entre-temps, Álvaro avait fait la connaissance de Harilāl Pūnjajī, qui avait vécu avec Śrī Ramaṇa. Bien qu’il soit évident qu’il était doté de puissantes siddhi, l’auteur n’était pas entièrement convaincu par ce yogi en raison de son comportement et du nombre disproportionné de disciples occidentaux. Plus tard, il rencontre également le guru Banamāli Lahiḍī, petit-fils du saint Lahiḍī Mahāśāya, dont il apprécie les enseignements, bien qu’il ne devienne pas son disciple. En 2003, Álvaro et Árati sont initiés par le Jagadguru Svāmī Svarūpānanda Sarasvatī, Śaṃkarācārya de Jyotirmātha et Dvārakā. Ainsi commence leur voyage spirituel avec la présence quotidienne de Svāmī Avimukteśvarānanda, qui fut désigné pour superviser le Maṭha de Bénarès en l’absence du Jagadguru. En 2018, tous deux ont été jugés par le Śaṃkarācārya dignes de pratiquer Śrī Vidyā. Soucieux de régulariser sa position de non-Hindū de naissance, il posa la question à son guru. Svāmī Svarūpānanda Mahārāja, après avoir pris le temps de réfléchir, lui déclara : “Toute personne qui pense selon les principes du sanātana dharma est hindū, quel que soit le pays d’où elle vient.” Cela concordait avec ce qu’avait déclaré Gulabrao Mahārāja (1881-1915), un grand saint aveugle du Mahārāṣṭra qui, dès le début du XXe siècle, considérait que l’on pouvait être hindū par naissance (jāti) ou par dīkṣā. Selon lui, l’idéal aurait été de réunir les deux conditions, mais dans le cas d’une seule, c’est la dīkṣā qui devait être considérée comme plus importante. Les remarques qu’Árati et Álvaro font sur les castes, la condition des femmes, la pauvreté de l’Inde, etc., démentent les clichés que les Occidentaux ne cessent de répéter. L’ouvrage contient plusieurs pages consacrées aux rituels quotidiens et à la pratique des pūja et sādhanā initiatiques à des fins de purification mentale. Cette activité intérieure est allée de pair avec la préparation de livres que Indica Books, devenue aussi une maison d’édition, a publiés en anglais et en hindī. Tous les livres parus n’ont pas la même profondeur intellectuelle ; cependant, l’orientation est presque toujours traditionnelle et critique à l’égard du néo-hindouisme et du new age. Ce livre est une lecture facile et agréable, utile pour ceux qui veulent avoir une vue d’ensemble de la vie traditionnelle indienne et de la manière de s’y intégrer. L’esprit sincère et authentique avec lequel le livre a été écrit et la description de la vie chaotique et intensément spirituelle à Bénarès sont très précieux. Ceux qui ont fréquenté et connu cette ville y trouveront des personnages, des situations et des lieux extrêmement évocateurs.
Maitreyī
🇪🇸 Álvaro Enterría y Árati Náyak: El destino y el dharma. Una vida en la India tradicional, Palma de Mallorca, José J. de olañeta Ed. e Indica Books, 2021. Isbn 978-84-9716-2885. Pp 307.
El libro que presentamos ha sido escrito a cuatro manos por el español Álvaro Enterría y su esposa hindú. Se trata de la autobiografía de los dos autores, que comienza con sus infancias en España y en la India, respectivamente. Desde el principio, el libro ilustra dos formas de vida muy diferentes: la de un muchacho de una acomodada familia madrileña y la de una chica de la casta kṣatriya en un pequeño pueblo de Orissa. Álvaro vivió la España de los años 70 a través de todos los acontecimientos, modas y tensiones del periodo de transición del franquismo a la democracia. Por otro lado, la infancia de Árati, a pesar de la sencillez y la frugalidad de una vida rural, transcurrió en la plena armonía que ofrecía el entorno tradicional hindú. La comparación de las dos experiencias ya muestra la diferencia de las dos culturas: Álvaro se vio envuelto en la dramática confusión de ideas del mundo moderno, mientras que la vida de Árati, a pesar de las dificultades familiares a las que se enfrentó especialmente a la muerte de su padre, fluyió más naturalmente amparada por los ritmos del dharma. En 1981 el Autor viajó por primera vez a la India y en 1989 se matriculó en la Universidad Hindú de Banaras y comenzó a estudiar el hindī, que pronto habló con fluidez y que le permitió tener un contacto privilegiado con el entorno tradicional y la vida cotidiana de la India. Visitó lugares de peregrinación y tuvo contactos con varios sampradāya. Durante unas vacaciones fue al āśram de Śrī Ramaṇa Maharṣi en Tiruvannamalai, donde en 1985 conoció a Svāmī Satyānanda, un discípulo catalán de Svāmī Muktānanda. Con él visitó Annamalai Svāmī, un discípulo de Śrī Ramaṇa. En el mismo lugar conoció también a un saṃnyāsin de origen australiano, Narikutti Svāmī, que en su juventud había sido discípulo en Śrī Laṅkā del santo tamil Śiva Yoga Svāmī y que ahora, ya anciano, vivía en una cueva de la colina de Aruṇācala, quien le recomendó la lectura de René Guénon. Fue así como Enterría descubrió a los autores occidentales de esoterismo. En 1994, junto con su socio Dilip Kumar Jayashwal, abrió la librería Indica Books en Benarés, que desde entonces es también un punto de referencia para los estudiosos occidentales atraídos por la tradición. Esta actividad le permitió establecerse definitivamente en la India. Deseoso de integrarse en el entorno en el que ahora vivía, recurrió a las costumbres hindues para concertar su matrimonio. De este modo, las vidas de los dos autores se fusionaron para formar una familia. Mientras tanto, Álvaro se había familiarizado con Harilāl Pūnjajī, que había vivido con Śrī Ramaṇa. Aunque era evidente que estaba dotado de unas poderosas siddhi, al autor no le convencía del todo este yogui debido a su comportamiento y al desproporcionado número de discípulos occidentales. Más tarde, conoció también al guru Banamāli Lahiḍī, nieto del santo Lahiḍī Mahāśāya, cuyas enseñanzas apreció, aunque no se convirtió en su discípulo. En 2003, Álvaro y Árati fueron iniciados por el Jagadguru Svāmī Svarūpānanda Sarasvatī, Śaṃkarācārya de Jyotirmātha y Dvārakā. Así comenzó su viaje espiritual en contacto diario con Svāmī Avimukteśvarānanda, quien fue designado para supervisar el Maṭha de Benarés en ausencia del Jagadguru. En 2018 ambos fueron considerados por el Śaṃkarācārya dignos de practicar Śrī Vidyā. En su preocupación por regularizar su posición como no hindú de nacimiento, planteó la pregunta a su Guru. Svāmī Svarūpānanda Mahārāja, después de tomarse un tiempo para reflexionar, le declaró: “Cualquier persona que piense según los principios del sanātana dharma es hindú, sea del país que sea.” Esto concuerda con lo afirmado por Gulabrao Mahārāja (1881-1915), un gran santo ciego del Mahārāṣṭra que ya a principios del siglo XX consideraba que se podía ser hindú por nacimiento (jāti) o por dīkṣā. En su opinión, el ideal hubiera era serlo por ambas condiciones, pero en el caso de que sólo se diera una era la dīkṣā lo que debía considerarse más importante. Las observaciones que Árati y Álvaro hacen sobre las castas, las condiciones de las mujeres, la pobreza de la India, etc., desmienten los tópicos que los occidentales repiten constantemente. El libro contiene varias páginas dedicadas a los rituales diarios y a la práctica de la pūja y de la sādhanā iniciáticas con el fin de la purificación mental. Esta actividad interior ha ido conjuntamente con la preparación de libros que Indica Books, convertida también en editorial, ha publicado en inglés y en hindī. No todos los libros que han aparecido tienen la misma profundidad intelectual; sin embargo, la orientación es casi siempre tradicional y crítica con el neohinduismo y la new age. El libro es de lectura fácil y amena, útil para quienes quieran tener una visión completa de la vida tradicional hindú y de cómo integrarse en ella. El espíritu sincero y genuino con el que fue escrito el libro y la descripción de la vida caótica e intensamente espiritual en Benarés son muy agradables. Quienes hayan frecuentado y conocido esa ciudad encontrarán personajes, situaciones y lugares sumamente evocadores.
Maitreyī
🇬🇧 Álvaro Enterría y Árati Náyak: El destino y el dharma. Una vida en la India tradicional [Destiny and Dharma. A Life in Traditional India], Palma de Mallorca, José J. de olañeta Ed. e Indica Books, 2021. Isbn 978-84-9716-2885. Pp 307.
The book we are presenting was written in four hands by the Spaniard Álvaro Enterría and his Indian wife. It is an autobiography of the two authors, starting from their childhoods in Spain and India respectively. At the beginning, the book illustrates two very different ways of living: that of a boy from a well-to-do Madrileña family and that of a kṣatriya caste girl of a small village in Orissa. Álvaro experienced the Spain of the 1970s through all the events, fashions and tensions of the period of transition from Francoism to democracy. On the other hand, Árati’s childhood, despite the simplicity and frugality of a rural life, took place in the full harmony offered by the traditional Hindu environment. A comparison of the two experiences already shows the difference in the two cultures, where Álvaro is caught up in the dramatic confusion of ideas of the modern world, while Árati’s life, despite the family difficulties especially on the death of her father, flows more naturally protected by the orderliness of dharma. In 1981 he went to India for the first time and in 1989 he enrolled at the Banaras Hindu University and began to study Hindī, which he soon spoke fluently and which allowed him to have a privileged contact with the traditional environment and daily life in India. He went to places of pilgrimage and became acquainted with various sampradāya. During a holiday he went to the āśrama of Śrī Ramaṇa Maharṣi in Tiruvannamalai, where in 1985 he met Svāmī Satyānanda, a Catalan disciple of Svāmī Muktānanda. Together with him he went to Annamalai Svāmī, a disciple of Śrī Ramaṇa. In the same place he also met a saṃnyāsin of Australian origin, Narikutti Svāmī, who in his youth had been a disciple in Śrī Lankā of the Tamil saint Śiva Yoga Svāmī and who now, as an old man, lived in a cave on Aruṇācala Hill, by whom he was introduced to the works of René Guénon. It was in this way that Enterría discovered Western authors of esotericism. In 1994, together with his partner Dilip Kumar Jayashwal, he opened the Indica Books bookshop in Benares, which since then has also been a point of reference for Western scholars attracted by the tradition. This activity allowed him to settle in India permanently. Wishing to integrate himself into the environment in which he now lived, he relied on Indian customs to arrange his marriage. In this way, the lives of the two authors merged to form a family. In the meantime, Álvaro had become acquainted with Harilāl Pūnjajī, who had lived with Śrī Ramaṇa. Although it was evident that he was endowed with powerful siddhi, the author was not entirely convinced by this yogi because of his behaviour and the disproportionate number of Western disciples. Later, he also met the Banamāli guru Lahiḍī, grandson of the saint Lahiḍī Mahāśāya, whose teachings he appreciated, although he did not become his disciple. In 2003, Álvaro and Árati were initiated by Jagadguru Svāmī Svarūpānanda Sarasvatī, Śaṃkarācārya of Jyotirmātha and Dvārakā. Thus began their spiritual journey with the daily attendance of Svāmī Avimukteśvarānanda, who was appointed to superintend the Maṭha of Benares in the absence of the Jagadguru. In 2018 both were deemed by the Śaṃkarācārya to be worthy of practising Śrī Vidyā. In his concern to regularise his position as a non-Hindū by birth, he put the question to his Guru. Svāmī Svarūpānanda Mahārāja, after taking some time to reflect, declared to him, “Any person who thinks according to the principles of sanātana dharma is Hindū, whatever country he comes from.” This agreed with what had been stated by Gulabrao Mahārāja (1881-1915), a great blind Mahārāṣṭra saint who, as early as the beginning of the 20th century, considered that one could be Hindū by birth (jāti) or by dīkṣā. In his view the best situation would have been to have both conditions, but in the case of only one it was the dīkṣā that was to be considered more important. The remarks that Árati and Álvaro make about castes, the conditions of women, the poverty of India, etc., belie the clichés that Westerners constantly repeat. The book contains several pages devoted to daily rituals and the practice of initiatic pūja and sādhanā for the purpose of mental purification. This inner activity has gone hand in hand with the preparation of texts that Indica Books, which has also become a publishing house, has published in English and in Hindī. Not all the books that have been published have the same intellectual depth; however, the orientation is almost always traditional and critical of Neo-Hinduism and New Age. The book is an easy and enjoyable read, useful for those who want to have a comprehensive view of traditional Indian life and how to integrate into it. The sincere and genuine spirit with which the book was written and the description of the chaotic and intensely spiritual life in Benares are very valuable. Those who have frequented and known that city will find characters, situations and places extremely evocative.
Maitreyī