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La “Qabbalah cristiana”

Dalla distruzione del Tempio di Gerusalemme (70 d.C.) e dalla conseguente rivolta antiromana di Bar Kokhba (132-135 d.C.) l’esoterismo giudaico si era mantenuto vitale presso le comunità della Diaspora. L’influenza dello gnosticismo e del neoplatonismo1 si era esercitata soltanto presso la comunità di Alessandria d’Egitto che, in seguito all’invasione araba della metà del VII secolo, si trasferì in gran parte a Bisanzio. È altresì vero che la distruzione del centro della religione israelita e il passaggio delle consegne rituali dal sacerdozio ai dottori della legge o rabbini aveva ridotto la portata dell’esoterismo, incline a incorporare la teurgia e la scienza della fabbricazione di amuleti e talismani. Inoltre, sebbene in aspra polemica con il cristianesimo, sofferto come uno scisma con tendenze ereticali, il giudaismo non poté esentarsi da assumere alcune dottrine messianiche. Infatti, nel periodo talmudico (IV-VI sec. d.C.) l’antica concezione riguardante il messia (ebr. mašīaḥ) cambiò rispetto alle dottrine veterotestamentarie. Durante e dopo la cattività babilonese, con messia si intendeva in particolare la figura di un qualsiasi Re unto2 che, per volontà divina, avesse riscattato e liberato dalla servitù il popolo d’Israele, vincendo e soggiogando tutte le altre nazioni. Nell’era volgare, invece, il termine messia assunse una nuova accezione apocalittica ed escatologica. Il messia sarebbe disceso dall’alto dei cieli per distruggere i nemici del giudaismo, e per concludere la storia dell’attuale umanità, instaurando il regno di Yehovah in un nuovo ciclo di pace e giustizia3. Queste credenze si diffusero nel giudaismo rabbinico popolare fino a tutto il primo medioevo, senza essere recepite sensibilmente dall’esoterismo.

Al contrario, nella qabbalah teurgica medievale con messia s’intendeva il raggiungimento di un elevato grado spirituale corrispondente alla conoscenza dell’angelo della faccia, Meṭaṭron, il demiurgo che convogliava sulla creazione i dettami di Dio. Tuttavia, l’ottenimento di quel livello di sapienza iniziatica non si estendeva al di fuori dell’esperienza interiore e personale. Chi aveva realizzato il grado di messia era dunque svincolato da qualsiasi funzione esteriore regale, sacerdotale o profetica, attivata nell’ambiente essoterico al fine di affermare la sovranità del giudaismo sul mondo.

Sul finire del medioevo, dalla qabbalah4 si separò una nuova corrente, apparentemente antitetica a quella iniziatico-teurgica. Avraham ben Šemu’el Abulafia (Saragozza1240- Comino 1291) fu il primo a infrangere la barriera che distingueva la concezione iniziatica da quella popolare sul messia. Fu un erudito dotato d’una personalità notevole che mutò e sconvolse i tradizionali parametri iniziatici della qabbalah. In gioventù si era recato in Palestina per prendere contatto con le dieci tribù perdute d’Israele che, si diceva, avessero fondato in Asia un possente Impero. Il suo scopo era quello di richiedere il loro intervento armato per liberare gli ebrei d’Europa, vendicarli della loro marginalità, punire severamente i cristiani e assoggettarli all’Impero mondiale giudaico. Abulafia dovette recedere dalla sua ‘missione’ davanti al dilagare delle orde mongole in tutto il Vicino Oriente5. Questo episodio dimostra l’interesse per le applicazioni secolari o addirittura politiche della sua concezione messianica. Egli, per la prima volta nella storia, sostenne che chi avesse raggiunto, con la pratica iniziatica, il grado spirituale di messia avrebbe dovuto anche dichiararsi pubblicamente tale e assumere la guida delle comunità ebraiche per la loro liberazione. Naturalmente, egli si dichiarò messia6 e partì per una misteriosa quanto sconsiderata missione a Roma per farsi riconoscere dal papa7. Questo interesse per l’assimilazione dei cristiani fu una costante nell’azione mondana di Abulafia. Non desiderava convertirli, ma assimilarli al giudaismo come gli antichi ger tošab8, facendosi riconoscere il messia della seconda venuta. Si tratta della prima comparsa tardo medievale d’un progetto d’innesto giudaico sul cristianesimo. Ammiratore della filosofia antiqabbalista di Maimonide, Abulafia cercò in tutti i modi di accordare il pensiero di quest’ultimo con gli insegnamenti tradizionali. Per riuscirci inserì nella qabbalah una componente mistica e visionaria fino ad allora sconosciuta9. Egli alterò anche il metodo (sskrt. prakriyā), adottando una nuova pratica di visualizzazione delle lettere ebraiche che avrebbe ricevuto per rivelazione diretta10. Dal punto di vista dottrinale, egli assunse il punto di vista di Maimonide, per cui l’intelletto possibile (sskrt. buddhi) sarebbe di natura sopraindividuale e, come tale, avrebbe la possibilità di identificarsi all’Intelletto attivo (sskrt. mahan ātman) della medesima natura11. Abulafia non attribuì grande importanza all’uso della teurgia e magia, come avevano fatto i qabbalisti precedenti. Tuttavia, sostenne che, tramite l’esperienza della mistica estatica, l’essere umano poteva godere delle qualità divine, compresa quella di creatore12.

Le caratteristiche di questa riforma mistica della qabbalah daranno inizio al messianismo visionario giudaico i cui sviluppi si dimostreranno sempre più inquietanti. Rifacendosi a dati d’origine antica, il messianismo apocalittico produsse due figure: quella del profeta che annuncia la venuta del messia e il messia stesso. Tra i profeti si possono annoverare Avraham Eli’ezer ha-Lewi (1460-1529), Dawid Re‘uveni (1490~1541) e Natan di Gaza; e tra gli autoproclamati messia Šelomoh Molko, Šabbetay Ṣewi (1626-1676) e Jacob Frank (1726-1791).

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Nello stesso periodo di Abulafia si distingueva per l’originalità dei suoi scritti Raimondo Lullo (1232-1315). Barone maiorchino e scudiero di re Giacomo II delle Baleari13, a quarant’anni ebbe varie visioni di Cristo che lo decisero a dedicarsi alla conversione di giudei e mori. A tal fine intraprese numerosi viaggi sulle due sponde del Mediterraneo. Pur avendo frequentato a Rodi, grazie ai suoi natali, i cavalieri del Tempio, finì per diventare un ammiratore di Filippo il Bello di Francia e a partecipare attivamente nel 1311 al concilio di Vienne14. Vicino allo spirito della cavalleria, ma disposto a contrastarla in favore dei sovrani assoluti, fu sempre alleato dei francescani nell’azione di propaganda missionaria, senza però mai assumere nemmeno il terz’ordine. Lullo studiò teologia a Parigi e raccolse una imponente biblioteca di manoscritti religiosi e classici. Volle anche informarsi sull’islam, studiando l’arabo, e sul giudaismo, frequentando ambienti qabbalisti, numerosi a Palma de Maiorca15. Oltre al comune monoteismo, egli notò che le tre religioni semitiche riconoscevano che il mondo grossolano era composto da quattro elementi e che questi determinavano quattro condizioni dell’esistenza corporea: freddo, caldo, umido e secco16. I quattro elementi estendevano il loro dominio in senso ascensionale fino alle sfere planetarie e alle stelle fisse, condizionando con le loro ricadute anche la vita sulla terra17. A scopo missionario, decise, dunque, di accantonare le discussioni teologiche ch’erano motivo di disaccordo e di partire dai dati fisici condivisi da cristiani, giudei e musulmani18. Su quella base fondò un sistema che oggi si chiamerebbe ‘interreligioso’, che egli definì ‘arte’19, capace di interpretare i destini degli uomini per intervenire a modificarli. A questo fine, evidentemente influenzato dalla ‘via dei nomi’ di Abulafia, usando le lettere dell’alfabeto latino in luogo di quelle ebraiche, Lullo concepì un meccanismo mentale in grado di spiegare tutte le realtà, teologia, logica, scienze e arti20. È inutile far notare che aver trovato terreno comune tra religioni esteriori, diverse e ostili tra loro, nella materialità degli elementi grossolani rappresenta la prima comparsa di quella mentalità scientista che si manifesterà scopertamente nel periodo rinascimentale per diventare, successivamente, dominante21. Il metodo scientifico, infatti, non differisce dall’empirismo della magia pratica22, come è provato dal fatto che gli scienziati furono anche maghi almeno fino all’inizio del XIX secolo23. Al tempo stesso trovare un terreno d’intesa grossolano per superare le differenze dottrinali tra religioni diverse cominciò a minare dalle fondamenta la concezione secondo cui civiltà e tradizione si identificavano. Le teorie di Lullo misero per la prima volta in conflitto scienza e fede, profanità e sacralità, analisi24 e sintesi, parteggiando evidentemente in favore delle prime a discapito delle seconde. Anche la sua fervente religiosità, affine a quella degli ordini pauperistici, in realtà nasconde una presa di distanza dal corpo ecclesiale25.

Il lullismo ebbe subito un grande successo in tutta la cristianità latina, accolto come una filosofia alternativa alla teologia scolastica. Nel corso del XIV secolo anche i seguaci di alchimia e magia si richiamarono ai suoi scritti e fiorirono opere fatte circolare come sue. Nel secolo successivo, il cardinale Nicolò da Cusa (1401-1464), uno dei primi umanisti26, trasmise al Rinascimento la tendenza magico-scientista delle teorie lulliane dal cuore stesso della Chiesa cattolica27. In armonia con Lullo, sperava di unire cristianesimo, giudaismo e islam dimostrando la verità logica della Trinità28.

Bisognava però attendere la presa di potere a Firenze da parte della famiglia de’ Medici29 per arrivare al rinascimento. A seguito della caduta di Costantinopoli (1453) e della perdita di quella fonte di sapienza, nel 1462 Cosimo I incaricò Marsilio Ficino di fondare l’Accademia Neoplatonica per il recupero di qualsiasi documento culturale proveniente dal collassato Impero d’Oriente. Di Marsilio Ficino ci occuperemo prossimamente. Quello che in questo contesto ci interessa è la figura e l’opera del suo più stretto collaboratore, Giovanni Pico marchese della Mirandola (1463-1494)30. Nell’Accademia costui rappresentò la corrente che si rifaceva più direttamente al pensiero di Raimondo Lullo. A differenza del pensatore maiorchino, Pico studiò l’ebraico riuscendo a dominare quella lingua31. Si era convinto che il nome di Gesù, in ebraico Yehošu’a, interpretato secondo i valori e i significati delle lettere ebraiche, significasse messia. Inoltre egli interpretava tale nome come il tetragramma, l’impronunciabile nome di Dio, nel cui centro era inserita una lettera šin, che aggiungeva l’idea di azione a quella di essere. Questa sua interpretazione lo spingeva nel tentativo di convertire gli israeliti al cattolicesimo e, allo stesso tempo, di convincere la chiesa della sacralità della lingua ebraica e del misticismo di origine qabbalista. L’iniziativa non raggiunse lo scopo di convertire il popolo ebraico, ma sortì due risultati: la nascita del sincretismo denominato Qabbalah cristiana e il disegno di una riforma del cattolicesimo in chiave veterotestamentaria32. La filosofia pichiana si rifà al metodo interpretativo delle lettere alfabetiche rotanti fondato da Abulafia e tramandato da Lullo. Pico applicò tale metodo all’ astrologia di origine neoplatonica, a cui aggiunse la cosmografia delle dieci sefirot. Dal punto di vista operativo tutto si traduceva nell’evocazione di angeli o magia qabbalistica, che egli distingueva dalla magia pratica. Con quest’ultima, a suo parere, si rischiava di manipolare influenze demoniche33.

“E un aspetto di questa vicenda che non sembra essere stato sufficientemente posto in risalto è il fatto che, tramite l’introduzione della Kabbalah cristiana da parte di Pico, un movimento ebraico moderno e contemporaneo investì l’evolversi della mentalità e della spiritualità europea. Questo rappresentò sicuramente una novità, un significativo emergere dal medioevo.”34

Appare dunque evidente che tra la fine del medioevo e l’inizio del rinascimento, si riparò alla mancanza di un autentico esoterismo cristiano sostituendolo artificiosamente con la magia o spontaneamente con il misticismo. L’unica sopravvivenza esoterica fu indiscutibilmente quella delle iniziazioni di mestiere che, però, rimanevano escluse dagli ambienti mistici e magico-scientifici della nuova borghesia. Fu proprio il rinascimento a sconsacrare l’arte e a sottrarla alle corporazioni, per affidarla agli estri di individui ritenuti superiori e “geniali”35. Anche la chiesa, avendo assorbita la mentalità rinascimentale, rinunciò ad affidare alle gilde la costruzione dei luoghi di culto e della scultura e della pittura di icone, determinando una frattura che in seguito sarebbe diventata insanabile.

Gian Giuseppe Filippi

  1. Questa tendenza rimase in qualche modo indelebile nei secoli sia presso l’esoterismo giudaico della penisola iberica (per es.: Ibn Gabirol, 1020~1070) sia presso quello aškenazita di area tedesca (per es.: Efrayyim ben Šimšon, XIII sec.).[]
  2. Ciò non toglie che messia fosse anche la designazione con cui si definiva il Grande sacerdote unto del Tempio.[]
  3. Si riconosce in questa interpretazione l’influenza apocalittica del “regno millenario della seconda venuta di Cristo” che si deve instaurare alla fine dei tempi; ma anche di altre concezioni cicliche più orientali, soprattutto d’origine persiana, che circolavano negli ambienti gnostici dell’epoca ellenistica.[]
  4. Qabbalah significa semplicemente tradizione e, nel caso specifico, trasmissione iniziatica. È convenzione accademica far risalire questa denominazione al periodo in cui si produsse questa scissione, quasi come se in precedenza l’esoterismo giudaico non fosse qabbalistico.[]
  5. Marco Giardini, Figure del regno nascosto, Firenze, S. Olschki, 2016. L’autore suggerisce una interpretazione simbolica e tutta spirituale del viaggio di Abulafia verso il mitico fiume Sambatyon, al di là del quale si sarebbe esteso l’Impero spirituale delle dieci tribù perdute d’Israele, come pure del suo colloquio con il papa. In tal caso, però, si dovrebbe ammettere il fallimento di entrambi i tentativi. Seguendo una attitudine oggi assai diffusa, questo libro, altresì di grande interesse e ricco di informazioni, è sbilanciato nel denunciare costantemente l’antigiudaismo cristiano e a giustificare sempre l’anticristianesimo giudaico.[]
  6. Šelomoh Avraham ibn Adret, somma autorità giudaica di Spagna e cabalista tradizionale, confutò con asprezza l’autoproclamazione a messia di Abulafia. Moshe Idel, Mistici Messianici, Milano, Adelphi, 2004, pp. 89-90.[]
  7. Il colloquio non avvenne mai: Abulafia, arrivato a Roma, fu subito incarcerato. Fu rilasciato dopo poche settimane, essendo nel frattempo morto il papa Nicolò III. Egli stesso diffuse la voce che il papa era morto per le sue operazioni magiche. Si rifugiò in Sicilia e poi a Comino (Malta) da dove fece sparire le sue tracce. Più avanti, anche il falso Messia Šelomoh Molko (1500-1532) e il profeta del falso messia Šabbetay Ṣewi, Natan di Gaza (1643-1680) compirono a Roma cerimonie magiche di maledizione contro la sede pontificia. Moshe Idel, cit., p. 195; p. 267.[]
  8. Cfr. AAVV, Ab Ordine Chaos,Milano, Ekatos Ed. Pr., 2019, p.230”; https://vedavyasamandala.com/en/22-le-origini-del-cristianesimo/.[]
  9. Il misticismo è un fenomeno che si manifesta nell’ambito delle religioni monoteiste a seguito del declino e scomparsa dell’iniziazione. Questa tendenza è sorta nel cattolicesimo con gli ordini pauperistici e ha preceduto la deviazione mistica impressa alla Qabbalah da Abulafia. Nell’islam il misticismo si è manifestato soprattutto in ambito shi’ita.[]
  10. La qabbalah tradizionale utilizzava come metodo la ‘via delle dieci sefirot’ che consisteva nell’invocazione di dieci nomi divini in sostituzione del nome supremo, la cui pronunzia era andata perduta. Le sefirot corrispondevano alle virtù delle dieci sfere cosmiche e a quelle corrispondenti nell’essere umano. Abulafia inventò una nuova ‘via dei nomi’, con l’uso d’un meccanismo rotante, utile per formare indefinite combinazioni tra le ventidue lettere dell’alfabeto ebraico. Ogni combinazione formava uno degli innumerevoli nomi divini, corrispondente a un angelo che così poteva essere evocato. Gershom Scholem, Major trends in Jewish mysticism, New York, Knopf Doubleday Publ. Gr., 2011 (I Ed. Jerusalem, 1941), pp. 202-203; 122-124.[]
  11. Tale teoria, che riprenderemo in successivi articoli, trovò molti seguaci durante il rinascimento.[]
  12. È noto che nell’induismo questa possibilità è esplicitamente negata persino per le ‘anime liberate’ (G. G. Filippi, Il post mortem dei sādhaka secondo la dottrina di Śaṃkarācārya, Milano, Ekatos Ed. Pr., 2019, p. 109; 131-132). Da ciò di deduce facilmente che, presso vie iniziatiche deviate o degenerate, sotto il nome ‘teurgia’ si nasconde sempre una volgare magia. Infatti, nella Qabbalah deviata l’ottenimento di questa ‘qualità divina’ fu messa in pratica con l’operazione magica della “creazione” del golem, un essere umano animato artificialmente. Abulafia non usò mai il termine golem; tuttavia descrisse una cerimonia per “creare una creatura” (livro’ beri’ ah; M. Idel, Il golem, Torino, Einaudi, 2006, pp. 116-126). Alla luce di queste considerazioni, è davvero sospetta l’attuale ossessiva ricerca della ‘coscienza artificiale’ al fine di attivare l’’intelligenza’ delle apparecchiature informatiche in modo da renderle autonome.[]
  13. È penoso constatare che, sull’onda dei micro nazionalismi oggi di moda, anche gli storici accademici tendano a gabellare Lullo per un catalano.[]
  14. Fu a seguito di questo concilio che Clemente V sciolse l’Ordine dei templari. Removere, cassare, tollere, ossia sopprimere, sono i verbi latini usati nelle bolle papali; non si trova mai il verbo ‘sospendere’, come pretende Barbara Frale nel tentativo mal riuscito di assolvere papa Clemente dai suoi crimini. Cfr. Umberto Bartocci, Una rotta templare alle origini del mondo moderno, Roma, Andromeda, 2006, pp. 200-214. Quest’ultimo libro, ineccepibile per quanto riguarda le fonti, è assai discutibile sul piano delle interpretazioni, spesso discutibili e pregiudiziali.[]
  15. Non risulta però che avesse conoscenza della lingua ebraica.[]
  16. Per la verità questa credenza, molto diffusa e utilizzata in chiave magica durante il medioevo, non coinvolgeva che solo due dei quattro elementi: freddo-umido, infatti, sono effetti dell’acqua e caldo-secco del fuoco. L’attribuzione all’aria del caldo-umido e alla terra del freddo-secco è del tutto irrealistica; nella tradizione hindū le loro rispettive caratteristica sono la mobilità e l’immobilità. Si noti, comunque, l’assenza del quinto elemento in questa concezione lulliana.[]
  17. Si riconosce in questo il principio della magia simpatetica, che Lullo definiva astronomia per distinguerla dall’astrologia giudiziaria usata anche in epoca precedente per redigere oroscopi.[]
  18. Nel suo complicato sistema di lettere alfabetiche meccanicamente combinate, Lullo inserì anche i loro corrispondenti numerici e geometrici. Fece così corrispondere al triangolo l’idea del Dio unico e Trino. Pensava in questo modo di convincere ebrei e musulmani ad accettare la trinità cristiana, principale ostacolo per una intesa comune.[]
  19. Frances Amelia Yates, Raimondo Lullo e la sua arte, Rom, Antonianum, 2009.[]
  20. Fu il primo a manifestare la tendenza occultistica di tradurre l’universo e il mondo sovrannaturale in un sistema meccanicistico, le cui chiavi d’interpretazione segrete potevano essere rivelate attraverso l’immaginazione d’un congegno o artificio (l’’arte lulliana’). Si trattava di usare i caratteri alfabetici e i loro significati come un meccanismo composto da cerchi concentrici rotanti a formare illimitate combinazioni, a guisa delle serrature di cassaforte. Non ultimo, in ambiente degli occultisti moderni, ricordiamo l’utopico e inutilizzabile congegno denominato ‘archeometro’, architettato da Alexandre Saint-Yves d’Alveidre. Cfr. A. Saint-Yves d’Alveidre, L’Archéomètre. Clef de toutes les Religions & de toutes les sciences de l’antiquité, Paris, La Tour du Dragon, 1910.[]
  21. Frances A. Yates, L’arte della memoria, Torino, Einaudi (I ed. London 1966), 1972, pp. 160-182.[]
  22. Lynn Thorndike, History of Magic and Experimental Science, New York and London, Columbia University Press, 1923-1958, (8 vols) II vol., p. 865.[]
  23. Si pensi, per esempio a Isaac Newton, Carl Linneo e Franz Mesmer.[]
  24. Per comprendere il significato di concetti astratti, l’ars lulliana usava la scomposizione delle lettere alfabetiche delle parole che li esprimevano, traducendo poi le lettere in numeri da interpretare per mezzo del metodo della rotazione di combinazioni. Sebbene sotto una forma fantasiosa, si può notare la tendenza analitica e puramente quantitativa che caratterizza la scienza moderna e contemporanea.[]
  25. Alcuni studiosi accademici e perfino certi esoteristi hanno visto in Lullo una influenza delle dottrine di Gioacchino da Fiore, il monaco cistercense “di spirito profetico dotato” (Divina Commedia, Paradiso, XII. 141). In realtà Gioacchino descrisse l’avvento del regno dello Spirito Santo in pieno accordo con gli Evangeli. Furono i suoi ammiratori francescani, i cosiddetti ‘spirituali’, a trasformare tali dottrine in un messianismo millennarista ereticale. Gioacchino volle intitolare “Fiore” il cenobio che aveva fondato, in linea con la sua ispirazione trovadorica.[]
  26. Nel suo De docta ignorantia, il Cusano affermava che l’universo era privo di centro, superando in modernità perfino i sostenitori del sistema eliocentrico. Per la prima volta la descrizione del creato contraddiceva l’esperienza sensoria e deduttiva, affidandola a calcoli della quantità numerica astratta. Nello stesso libro egli preconizzava un governo mondiale ‘monoteista’ guidato dal papa.[]
  27. A questo ambiente proto umanistico appartenne anche il camaleontico Enea Silvio Piccolomini (1405-1464), poi papa Pio II. Filoimperiale e contrario al primato papale fino a quando non diventò papa, Pio II accolse il lullismo, gli insegnamenti del Cusano e la consulenza di eruditi ebrei, dando impulso all’astronomia e alla cartografia. Indubbiamente questi studi si concretarono nelle grandi scoperte geografiche del periodo successivo. A ulteriore riprova della greve presenza di questa corrente occultista neoplatonica ed ebaraizzante nel seno stesso della gerarchia ecclesiastica, citeremo il qabbalista cristiano cardinale Egidio da Viterbo, per importanza secondo soltanto al signore della Mirandola. Egidio da Viterbo (1469-1532), Scechina e Libellus de Litteris Hebraicis, (a cura di François Secret), Roma, Centro Internazionale di studi umanistici, 1959, pp. 9-20.[]
  28. Dal XIII al XVI secolo circolava negli ambienti preumanistici e rinascimentali la leggenda dei “Tre impostori”, Mosé, Gesù e Maometto, che influenzò notevolmente i personaggi che qui citiamo. È dunque evidente che il superamento delle divisioni tra i tre monoteismi, l’assunzione di una mentalità scientifico-meccanicista e della magia sono la migliore dimostrazione che quegli ambienti occultistici nulla avevano a che spartire con l’autentico esoterismo.[]
  29. Famiglia di banchieri le cui origini sono state accuratamente occultate. Poiché il prestito a interesse era proibito dalla chiesa cattolica, durante il medioevo, la società aveva delegato questo compito ‘peccaminoso’ alla comunità israelita. Nello stesso periodo la professione medica era considerata impura per la sua contiguità con il sangue e la morte; perciò anche questa sgradita professione era lasciata ai giudei. Le famiglie non nobili, poi, spesso assumevano come cognome il mestiere esercitato dal capofamiglia. È forse questa la ragione per la quale i banchieri di tale cognome cercarono di occultare la loro ascendenza? Si consideri, inoltre, che a partire dall’inizio del XIV secolo questa ricchissima famiglia aveva iniziato a intessere alleanze matrimoniali con le principali famiglie coronate d’Europa. Umberto (Moshe David) Cassuto, Gli Ebrei a Firenze nell’età del Rinascimento, Firenze, Olschki1965 (I ed. 1918).[]
  30. Francis A. Yates, Giordano Bruno y la tradicion hermética, Barcelona, Ed. Ariel, 1983 (I ed. London 1964),pp. 104-141.[]
  31. Suo insegnante di ebraico fu Yōḥānān ben Yitshaq Alemanno, amico e confidente di Lorenzo de’ Medici. Alemanno sosteneva che l’antica sapienza iniziatica giudaica era confluita nella filosofia neoplatonica, perciò si doveva rivivificarla con la lettura della Bibbia alla luce dei classici greco-latini, soprattutto in un’ottica astrologico-teurgica. In tutta evidenza non si trattava di un qabbalista tradizionale. Pico strinse amicizia anche con due eruditi israeliti che frequentavano l’Accademia: l’averroista Elia del Medico e il convertito Flavio Mitridate. Entrambi gli fornirono numerose opere esoteriche giudaiche.[]
  32. La riforma del cattolicesimo dall’interno trovò il suo principale rappresentante in Erasmo da Rotterdam (1466-1536). Il disegno di riforma aveva lo scopo principale di cancellare la scolastica, e il tomismo in particolare, considerata una forma di pensiero superata o, come si direbbe oggi, oscurantista. Come vedremo più avanti, tale riforma non si realizzò dall’interno, ma con la comparsa del protestantesimo che, di fatto, dimezzò l’estensione della cristianità medievale, mettendo la chiesa cattolica in serio pericolo. Di Johan Reuchlin, discepolo giudaizzante di Pico della Mirandola, tratteremo quando esamineremo l’origine del protestantesimo.[]
  33. Sosteneva ciò per evitare di attirare l’attenzione dell’Inquisizione. Tuttavia, le apparizioni del mistico e le evocazioni del mago sono entrambe di natura dubbia e pericolosa.[]
  34. Frances A. Yates, Cabbala e occultismo nell’età elisabettiana, Torino, Einaudi, 1982 (I ed. London 1979), p. 29.[]
  35. Michelangelo sdegnò sempre l’idea di fare parte di una gilda di mestiere. Così ebbe origine la moderna dicotomia tra artigianato e arte.[]