1. L’Esoterismo della… Colla
1. L’Esoterismo della… Colla
Le medaglie
Al Concilio di Ferrara e Firenze che si svolse tra il 1438 e il 1439 partecipò una delegazione arrivata da Costantinopoli guidata dall’imperatore Giovanni VIII Paleologo, il patriarca Giuseppe II e al seguito molti consiglieri, tra i quali Giorgio Gemisto Pletone e il cardinal Bessarione metropolita di Nicea. In quell’occasione fu notificata l’unione delle due Chiese d’Oriente e Occidente e Pisanello coniò nel 1438 una medaglia commemorativa in onore del Paleologo1.
Oltre che pittore Pisanello fu un abile medaglista e cercando tra i conii di altre sue produzioni numismatiche si trova ricorrente una delle due medaglie di cui parla R. Guénon ne L’esoterismo di Dante pubblicato nel 19252:
“Il museo di Vienna custodisce due medaglie: una raffigura Dante, l’altra il pittore Pietro da Pisa; sul rovescio di entrambe sono incise le lettere F.S.K.I.P.F.T.”3.
Il nome che riscrive Guénon non è corretto, non si tratta di Pietro da Pisa, il vero nome del Pisanus è Antonio di Puccio più tardi detto Pisanello4: l’errore non è grave, Vasari lo chiama Vittore*, ma prova come affidarsi a fonti dubbie o di seconda mano possa generare più di un’inesattezza. A discolpa di Guénon bisogna dire che la fonte della descrizione di questa medaglia è Eugène Aroux5 che cita Gabriele Rossetti6 che cita Giuseppe Pelli7 che cita Apostolo Zeno8; l’errore del primo, ma non solo questo, viene ripetuto da tutti gli altri che seguono.
* Giorgio Vasari, Vite de’ più eccellenti Pittori Scultori e Architettori del 1550. Vasari scrive il capitolo dedicato alla vita di Pisanello assieme a quella di Gentile da Fabriano con il quale ha condiviso in parte la sua vita artistica. Il ritratto proposto da Vasari qui di seguito è certamente ispirato dalla medaglia. Nelle note di Giovanni Bottari alla Vite di Vasari da lui edite nel 1759 parla di una medaglia posseduta da un certo sig. Mariette che sul retro del ritratto di Pisanello porta l’acronimo F.S.K.I.P.F.T. su due righe.
Vale la pena riprodurre anche il disegno più chiaro in tutti i dettagli tratto da Memorie istoriche di Rimino e de’ suoi signori del conte Francesco Gaetano Battaglini che nessuno degli autori cita, riproduce Pisanello ma non Dante9.
In realtà la prima fonte che tratta della Medaglia con l’acronimo F.S.K.I.P.F.T., l’attribuzione templare e l’uso del nome Kadosh non è Aroux, come scrive Guénon, ma Gabriele Rossetti ne Il mistero dell’amor platonico pubblicato nel 184010 che cita Giuseppe Pelli di ciò che avrebbe visto Apostolo Zeno al Museo di Vienna11, solo nel 1854. Aroux in Dante hérétique, révolutionnaire et socialiste12 cita le stesse fonti remote ma non Rossetti che è la fonte immediata13: non è possibile capire l’uso di Aroux del titolo di Kadosh senza farlo precedere da Rossetti. Nella Vita di Dante, scritta dal Pelli che non interpreta F.S.K.I.P.F.T. si legge14:
“Apostolo Zeno, nel volume secondo delle sue lettere, num. 224, ci dice, che nell’Imperial Museo di Vienna vi è una medaglia con la testa di Dante e le lettere, DANTES FIORENTINUS, nel rovescio della quale, fra due lauri, si leggono le seguenti lettere iniziali: F.S.K.I.P.F.T. Il medesimo Zeno avverte nello stesso luogo, che queste note (F.S.K.I.P.F.T.), distribuite appunto nella maniera suddetta, stanno in un’altra medaglia del Museo, che nel diritto rappresenta la testa di Pietro Pisano, artefice molto eccellente, intorno alla quale si legge PISANUS PICTOR”15.
L’interpretazione di Aroux che, si è visto, in realtà è di Rossetti:
“Queste lettere si applicano a due uomini di merito diversi, non potendo esprimersi che con un titolo comune. Crediamo dunque poter, fino a migliore interpretazione, accettare questa: Fraternitatis Sacræ Kadosch, Imperialis Principatus, Frater Templarius”16.
Il passaggio di Rossetti che Aroux copia è il seguente:
“Ognun sente che quelle iniziali puntate, applicate a due persone diverse, un poeta e un pittore, debbono esprimere un titolo comune. E quale? Finché i dotti non ci dicono che vagheggiamo, io leggerò: Fraternitas Sacræ Kaddosh, Imperialis Principatus, Frater Templarius, cioè DANTE FIORENTINO (o PISANO PITTORE) Frate Templario della Sacra Fraternità Kaddosh, Imperial Principato”17
Rossetti continua fantasticando:
“Le citate medaglie del Museo Imperiale sono probabilmente una storica eredità di quell’Impero invisibile, che Dante chiamava in gergo, e con vezzo cinese, celeste Impero (Volg. Eloq.), regolato da «quell’Imperatore che lassù regge… ne l’aula più secreta co’ suoi conti” (Div. Com.). A un tal celeste Impero appartenevano que’ Principi celesti che son nel terzo cielo, i quali dicono: “Noi ci moviam co’ Principi celesti, Ai quali tu nel mondo già dicesti Voi che ‘ntendendo il terzo ciel movete (Parad.). È da notare che S∴P∴R∴☩∴, cioè, Sovrani Principi Rosa Croce si chiaman pure, nel citato libro massonico (n.d.r. Light on Masonry) questi della bicolore Aquila, caratterizzata dal bianco e dal nero”.
Disinvoltamente Rossetti passa dall’Imperatore cinese, al dantesco Imperatore che lassù regge, al massonico Imperial Principato… Senza discriminazione si rischia di far rientrare anche l’Imperator della Golden Dawn; non basta un nome per poter associare anche le stesse idee.
Stabilita la paternità corretta, che non è importante in sé ma fa capire la personalità di Aroux, Guénon lo corregge e aggiunge un particolare:
“Aroux interpreta nel modo seguente: Frater Sacrae Kadosch, Imperialis Principatus, Frater Templarius. Per le prime tre lettere questa interpretazione è palesemente sbagliata e non offre un significato intelligibile; il nostro parere è che si debba leggere Fidei Sanctæ Kadosch. La società della Fede Santa, della quale Dante fu probabilmente uno dei vertici, era un Ordine Terziario di affiliazione templare, e questo giustifica l’appellativo di Frater Templarius; e i suoi dignitari portavano il titolo di Kadosch, parola ebraica che significa «santo» o «consacrato», e che si è conservata fino ai nostri giorni negli alti gradi della Massoneria” 18.
Purtroppo, il ragionamento è debole: che sia presente negli alti gradi della Massoneria del XVIII e XIX secolo – fatto documentabile – non dimostra nulla riguardo la sua presenza in contesto medievale nel XIV secolo – fatto non documentabile –, periodo durante il quale questo termine Kadosh non è attestato in relazione a Templari o una Fede Santa. Ciò che è da capire è perché Aroux, e prima di lui Rossetti, abbiano scelto queste versioni dell’acronimo F.S.K.I.P.F.T.che Guénon eredita e modifica.
Esiste un altro articolo intitolato Un côté peu connu de l’œuvre de Dante apparso su La France Antimaçonnique19; pur non essendo firmato è evidente che si tratta di una prima versione di ciò che Guénon ha poi pubblicato ne L’ésotérisme de Dante. Il testo presenta un’inesattezza palese in quanto esclude due lettere dell’acronimo; questo l’esordio:
“È noto che esiste una medaglia sulla quale l’effigie di Dante è accompagnata dalle lettere F.S.K.F.T.Si è tentato di dare varie interpretazioni di queste iniziali, ma la più probabile è la seguente, molto vicina a quella indicata da Aroux, se non del tutto identica ad essa: “Fidei Sanctæ Kadoch, Frater Templarius”.
Perché F.S.K.F.T.? Mancano le lettere centrali «I.P.» corrispondenti a «Imperialis Principatus», Aroux le riporta e non è neppure un errore tipografico perché la decifrazione «Fidei Sanctæ Kadoch, Frater Templarius» ignora le due parole centrali Imperialis Principatus corrispondenti alle lettere «I.P.»20. Il testo continua:
“l’associazione «della Fede Santa» alla quale il poeta apparteneva, era un Terz’Ordine di filiazione templare, ed era abbastanza simile, a quel tempo, a quella che fu poi la «Fraternità dei Rosacroce»”.
In questo passaggio l’autore segue la lezione di Aroux. La stessa versione da parte di Aroux e Rossetti pone in evidenza il fine, differente per i due autori, di sostegno per Rossetti e di accusa per Aroux; quest’ultimo fu fervente cattolico, dedica a papa Pio IX il suo testo su Dante con l’ossessione di dimostrare la sua eresia in quanto cataro21:
“La Chiesa ha in seno abbastanza gloria e genio da respingere anche un Dante, se è vero che Dante è stato suo costante nemico” […] “si deve riconoscere in lui un ateo, uno di quegli uomini senza fede e senza generosità, che, nel misero interesse della loro egoistica vanità, sognano e macchinano rivoluzioni, per innalzare su sanguinose rovine l’edificio della loro fortuna”22
Legittimo chiedersi se Aroux abbia la lucidità, il distacco sufficiente per interpretare correttamente anche solo l’acronimo F.S.K.I.P.F.T., oppure forzi l’interpretazione a favore della propria idea per dimostrare l’eresia di Dante; allora anche il titolo di Kadosh che trova in Massoneria, a quel tempo più che mai contrapposta alla Chiesa, può essere la «pistola fumante», funzionale, che serve allo scopo per accostare indebitamente Dante alla Massoneria e Rossetti gli fornisce la chiave; ma la sua proposta è gratuita senza un elemento che possa provarlo. Lo stesso vale per Rossetti ma con intenzioni opposte.Per entrambi, il ragionamento è sostenuto da un sillogismo inconsistente: “dato che in Massoneria il grado Templare è associato al titolo di Kadosh, allora anche i Templari medievali devono essere Kadosh” e così di seguito.La prova dell’accusa di catarismo di Aroux è debolissima, parte dall’interpretazione del termine ebraico Kadosh che significa “santo, purificato” per affiancarlo a “cataro e puritano”23.
L’eredità di Rossetti e Aroux viene condivisa da Valli:
“Il Rossetti a p. 1383 del suo Il mistero dell’Amor platonico dette di quelle lettere la seguente interpretazione: «Fraternitatis Sacræ Kaddosh, Imperialis Principatus, Frater Templarius» e vide nella medaglia un argomento in mezzo a tanti altri per riaffermare i rapporti di Dante con i Templari (Kaddosh è un noto grado iniziatico). L’argomento fu ripreso dall’Aroux e poi dal Guénon (L’Esotérisme de Dante, p. 7), che modificò però l’interpretazione leggendo invece «Fidei Sanctae Kaddosh…»”24.
Gabriele Rossetti
Gabriele Rossetti25 visse esule a Londra, sposò Frances Polidori sorella di John William Polidori, medico personale e segretario di Byron, autore di The Vampire del 1819, la prima storia di vampiri e prototipo del Dracula di Bram Stoker; il racconto fu scritto nello stesso contesto della gara letteraria delle serate svizzere del 1814 durante la quale Mary Shelley scrisse il suo Frankenstein26. Dal matrimonio con Frances, Rossetti ebbe quattro figli, tra i quali Dante Gabriele27, pittore preraffaellita fondatore nel 1848 della Pre-Raphaelite Brotherhood (Confraternita dei Preraffaelliti) composta da sette membri su modello del gruppo tedesco dei Nazareni di poco precedente28.
È negli scritti di Gabriele Rossetti che si deve ricercare l’origine e la ragione dell’uso del titolo di Kadosh, il primo che ha interpretato la medaglia di Dante e l’acronimo F.S.K.F.T. in chiave massonica. Rossetti fu politicamente legato alla Carboneria e iniziato in Massoneria a Napoli nel 180929; come referenza massonica, citato anche in Guénon, usa quasi sempre il testo divulgativo antimassonico Light on Masonry30 di David Bernard, ministro battista ed ex-massone, segretario del primo congresso antimassonico americano. Il testo di Bernard segue il clamore per la scomparsa e forse assassinio di William Morgan31, intenzionato a divulgare i segreti della Massoneria.
La Massoneria napoletana fu riunita e ordinata dal duca Raimondo di Sangro, principe di San Severo32 che rivendicava la propria discendenza da Carlo Magno e dalla famiglia di san Bernardo di Chiaravalle sostenitore dell’Ordine del Tempio per il quale scrisse una sorta di Statuto «spirituale», De laude novae militiae ad Milites Templi; allo stesso modo Raimondo scrisse per la Massoneria napoletana degli Statuti Preliminari dai quali emergeva una chiara impronta templare, importando i gradi di «vendetta» templare in seno ad una massoneria scozzese ancora in formazione33; in tutti i suoi ritratti conosciuti sono presenti le insegne dell’Ordine di San Gennaro di cui era membro, la cui Croce è identica a quella Templare34; all’entrata della sua famosa Cappella è visibile la statua dell’antenato Cecco di Sangro le cui gesta sono raccontate in un grande cartiglio di marmo; narra la leggenda che durante la campagna delle Fiandre si fece rinchiudere in una cassa e grazie a questo stratagemma entrò furtivo in Amiens sotto assedio e riuscì a cogliere di sorpresa i nemici; in realtà avendo tutte le statue della Cappella un carattere allegorico e non storico anche la figura del cavaliere che esce dalla «tomba» con un pugnale ricorda i simboli della «vendetta» massonico/templare35. L’ingresso in Massoneria di Raimondo di Sangro fu sollecitato dal Principe Gaetano Carafa, a sua volta affiliato alla Loggia Zelajia, con l’intento di impiantare la Massoneria scozzese, allora sconosciuta a Napoli36; fino a quel tempo nel contesto partenopeo esistevano solo logge militari da campo austriache e logge di derivazione inglese, sotto l’influenza protestante e in soli tre gradi. È nella tipografia del Principe di San Severo che fu stampato un rituale di Maestro Scozzese, allora sconosciuto dalla Massoneria inglese, al quale presto si doppiò quello di Maestro Eletto e Sublime Filosofia37. Gli Alti Gradi scozzesi e a seguire gli altri Sistemi, furono la porta per introdurre in Massoneria ogni sorta di cultura e dottrina, magia, cabbala, templarismo, rosacrucianesimo38; Raimondo di Sangro, in particolare, diede un impulso ermetico/alchemico testimoniato dall’allestimento della sua Cappella39; tra i seguaci del Principe vi fu Henri Théodore de Tschoudy, autore de L’Etoile Flamboyante40 un rituale massonico di impronta fortemente alchemica41. Il governo e la direzione della scuola di Raimondo di Sangro passarono al primogenito Vincenzo e da questi a Paolo d’Aquino, principe di Palena, poi al nipote Pietro d’Aquino conte di Caramanico morto nel 1831. All’inizio del XIX secolo, durante il soggiorno di Rossetti a Napoli, il personaggio di spicco di questo ambiente esoterico partenopeo fu Domenico Bocchini42 erede di una Massoneria alchemica ed egizia, culla di un occultismo che di lì a poco si diffonderà in Europa; Bocchini fu affiliato alla loggia di rito scozzese I Figli della Libertà nel 1795, entrò nella Loggia La Vigilanza del Rito Egiziano di Cagliostro diretta a quel tempo del barone Lorenzo de Montemayor, ultimo Gran Cofto conosciuto nel Regno di Napoli, poi affiliato alla Loggia La Folgore di Napoli del Rito di Misraïm dei Bédarride; è da Napoli che s’irradiò una corrente di esoterismo rosacrociano che in Inghilterra faceva capo a Bulwer-Lytton43, autore di Zanoni44. Bocchini visse a Napoli, fu avvocato, letterato, classicista e massone, pubblicò il foglio Geronta Sebezio firmandosi con questo stesso nome ovvero Vecchio del Sebeto o con l’anagramma Nicodemo Occhiboni. I testi usano un linguaggio bislacco che contrasta con la grammatica profana e la filologia, Bocchini la chiama scienza palladia aporrezia45, una sorta di Trobar-clus «parlare chiuso»simile alla Cabala fonetica ed etimologica che sembra anticipare il programma dantesco di Rossetti:
“analizzando la radice e la desinenza delle parole – o le singole sillabe – nell’ottica ermetica in cui furono scritte, e poi ascendendo dal senso letterale, a quello allegorico fino all’ermetico, era possibile ritrovare chiavi di lettura perse”46.
Questo significato arcano va ritrovato nella lingua delle Sirene e nel 1822 scrive La Sapienza Nuova o La Sapienza Arcana ossia il Mistero delle Sirene svelato che tratta tra l’altro del mistero della Arcana Sirena Partenope e del fiume sotterraneo Sebeto del quale aveva già parlato Iacopo Sannazzaro nella sua Arcadia. Nel sonetto contenuto ne Gli arcani gentileschi svelati del 1834, stabilisce infine i tre sensi da attribuire alle opere, chiamati Demotico, Hieratico e Geroglifico. Giustiniano Lebano47, noto come lo stregone di Torre Annunziata, più tardi scriverà di questa «corrente» esoterica in Del Nilo Arcano:
“La Palladia è la suprema Dottrina di insegnare le Scienze. La conoscenza della Dottrina Palladia era il filo d’Arianna che portava alla conoscenza delle Syrenusie, ossia delle Usie arcane con cui si perveniva alla porta della Luce. Questa Palladia veniva insegnata con i parlari semantici, ossia con segni, e geroglifici che i greci dicevano A-Fonos cioè senza essenzia di voce. Le Supreme Dottrine racchiuse nel Palladio, o Vello d’Oro, costituivano la parte più sacra che ogni Urbe aveva, e venivano custodite nella parte più segreta dell’Olimpo Maggiore, conosciuta dai soli Palladii, ossiadagli Istituiti di Pallade Minerva, cioè l’Istitutrice arcana degli Alunni di Giove”.
In una recensione così si descrive la materia insegnata da Bocchini nel Geronta Sebezio:
“La scienza gerontica non è altro che la scienza Cabalistica, o sia quella del rabbino Akiba-ben-Joseph, o quella di Simeon-ben-Ischay, o quella di Errico Cornelio Agrippa; che la pretesa Scienza palladia non è che la Cabbala rabbinica accomodata alla teologia gentilezza; e infine che l’alfabeto cabalistico riportato è spiegato ne’ num. IV e XX del Geronta non differisce che poco o nulla da quello che l’Akiba pubblicò”48.
Questo fu l’ambiente in cui Rossetti fu iniziato e partecipò della vita massonica nel suo periodo di permanenza a Napoli49; indice di questa comunanza fu l’appartenenza all’Accademia Sebezia di Napoli che attesta nella sua Autobiografia e tra i titoli che elenca all’inizio de Il Mistero dell’Amor Platonico50.
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Il blasone di Raimondo di Sangro portava la divisa Unicum Militiæ Fulmen («Fulmine Unico della Cavalleria») motto che potrebbe avere un riscontro nel grado di Kadosh della Massoneria. Il simbolo principale di questo grado è la «scala misteriosa» o «scala mistica» formata da due montanti ognuno composto di sette gradini51; sul primo sono distribuite le sette arti liberali del Trivio e del Quadrivio52 mentre sul secondo sono distribuite sette virtù53. Nelle istruzioni del grado di Knight of Kadosh nel testo Light on Masonry, si leggono i nomi di questi due montanti della «scala misteriosa»; il primo si chiama O Lebur Eloe e il secondo, almeno in alcune verioni, O Leb Barabac54; il termine storpiato barabac si può riferire alla
“enigmatica parola abrac, che […] in realtà sembra proprio dover significare la folgore o il lampo (in ebraico ha-baraq, in arabo el-barq)”55.
In questo caso il montante «discendente» della scala si riferirebbe al fulmine che, in effetti, esprime l’immagine della discesa dal cielo di ciò che il sufismo chiama baraqah, l’influenza spirituale56.
Rossetti fu un lettore di Light on Masonry per cui conosceva ciò che l’autore diceva riguardo al Knight of Kadosh57e al suo simbolismo della scala a sette gradini:
“è chiaramente indicato nella Chiave della Massoneria58 con quelle precise parole che qui van ripetute «Le sette stelle rappresentano i sette principali e diversi gradi, pei quali dovete passare, onde conseguire la sommità della gloria»”59
La sommità della Gloria corrisponde alla divisa Nec plus ultra, posta e associata al termine della «scala misteriosa» del 30° grado Kadosh che Guénon così commenta:
“Il 30º grado, che è considerato come nec plus ultra, deve logicamente sottolineare, proprio per questa ragione, il termine della «salita», di modo che i gradi successivi non possono se non riferirsi propriamente ad una «ridiscesa», in virtù della quale vengono apportate a tutta l’organizzazione iniziatica le influenze destinate a «vivificarla»”60.
A Rossetti basta poco per associare Dante a Kadosh leggendo questi versi del Paradiso:
Col viso ritornai per tutte quante
le sette spere, e vidi questo globo
tal, ch’io sorrisi del suo vil sembiante61
Interpreta ritornai come una ricapitolazione del percorso celeste compiuto fino a quel momento per cui associa a questo particolare ciò che legge in Light on Masonry dove l’iniziando Kadosh
“ascende la scala [di sette gradini] e riconsidera tutti’ i gradi precedenti, ecc.; e così Dante, pervenuto al segno de’ Gemelli”.
Nel testo Rossetti propone inoltre una frettolosa corrispondenza tra le Corti d’Amore medievali e la Massoneria d’Adozione, le cui Logge, come le prime, sono rette da sette donne, figurate entrambe dalle le sette ninfe descritte nel Purgatorio di Dante62. Abbiamo qui l’esempio classico: ci si trova, come al solito, con una dimostrazione di ciò che è anteriore per mezzo di ciò che è posteriore.
- Antonio di Puccio Pisano detto Pisanello (ca. 1390-1455). Bartolomeo Facio suo contemporaneo riferisce che ha realizzato medaglie per la maggior parte dei sovrani d’Italia del suo tempo.[↩]
- René Guénon, L’esoterismo di Dante. Cap. 2 “La «Fede Santa»”. Per le medaglie v. G.F. Hill, Pisanello. Duckworth, London, 1905.[↩]
- René Guénon, Ibid. Esistono numerose copie della stessa medaglia, tra le quali una attribuita a Antonio Marescotti; esiste un’altra medaglia attribuita Nicholaus che ritrae Pisanus pictor ora al Petit Palais, Musée des Beaux-arts de la Ville de Paris; rispetto alla medaglia già vista e più diffusa sul retro le due righe dell’acronimo F.S.K.I.P.F.T. sono divise, da un ramo d’ulivo (v. figura 4 del prossimo capitolo).[↩]
- Pittore nato a Pisa o a Verona nel 1390 e morto a Napoli il 1455. Pietro da Pisa fu un religioso di epoca carolingia.[↩]
- Eugène Aroux (1793-1859).[↩]
- Gabriele Rossetti (1783-1854).[↩]
- Giuseppe Pelli (1729-1808), il testo di cui si tratta è Memoria per servire alla vita di Dante Alighieri, Guglielmo Piatti, Venezia, 1823.[↩]
- Apostolo Zeno (1668-1750) poeta, librettista, giornalista e letterato italiano.[↩]
- Francesco Gaetano Battaglini, Memorie istoriche di Rimino e de’ suoi signori. Artatamente scritte ad illustrare la Zecca e la Moneta riminese. Lelio dalla Volpe, Bologna, 1789. Anche in questo caso c’è la medaglia di Pisanello ma non quella di Dante.[↩]
- Gabriele Rossetti (1783-1854), Il mistero dell’amor platonico nel Medio Evo, v. IV, p. 1383, Taylor, London, 1840[↩]
- Apostolo Zeno, Lettere di Apostolo Zeno cittadino veneziano. Vol. II, n° 224, p. 446. Valvasense, Venezia, 1752.[↩]
- Eugéne Aroux, Dante, Hérétique Révolutionnaire Socialiste, p. 253, Renouard, Paris, 1854 (si dà un’edizione del 1853 che non cambierebbe la sostanza).[↩]
- In queste parti dell’argomentazione Aroux copia spudoratamente Rossetti senza citarlo. Al quarto capitolo le immagini delle due note interessate.[↩]
- Pag. 125, ediz. di Zatta.[↩]
- Nella versione di Aroux: “Pelli si esprime così nella sua vita dantesca: «Apostolo ci dice (volume II delle sue Lettere n° 224) che vi sono al Museo Imperiale di Vienna due medaglie, una delle quali reca la testa di Dante, con l’iscrizione Dantes Fiorentinus; l’altra l’effigie del pittore Pietro da Pisa, con l’esergo Pisanus pictor; e che ciascuna delle sue medaglie presenta sul rovescio le stesse iniziali punteggiate nel seguente ordine: FSKIPFT (p. 125, ed. Zatta.)»”.[↩]
- Eugéne Aroux, Ibid.[↩]
- Gabriele Rossetti, Il mistero dell’amor platonico, p. 1383.[↩]
- René Guénon, Ibid. Ricordiamo che oltre che negli alti gradi della Massoneria il grado di Kadosh Templare è il 6° di sette nell’Ordre du Temple Renové diretto da Guénon dal 1908 al 1911.[↩]
- La France Antimaçonnique, 25e année, n° 40, 5 octobre 1911.[↩]
- Inoltre, non è identica, come dice l’autore, in quanto qui si dice Fidei Sanctæ Kadoch…mentre Aroux scrive Fraternitatis Sacræ Kadosch…[↩]
- “C’è una corrente letteraria di ieri e di oggi che si ostina a identificare i Fedeli d’Amore con i catari. Si confonde così una via iniziatica élitaria, di alto profilo intellettuale, con un movimento religioso plebeo, gravemente inquinato da concezioni antitradizionali (Eugène Aroux, Dante hérétique, révolutionnaire et socialiste, Paris, Jules Renouard et C.ie, Lib. Éd, 1854; Otto Rahn, Kreuzzug gegen den Gral. Die Geschichte der Albigenser, Freiburg, Urban Verlag, 1933; Maria Soresina, Libertà vo cercando. Il catarismo nella «Commedia» di Dante, Bergamo, Moretti & Vitali, 2009)”. Ab Ordine Chaos, Gian Giuseppe Filippi, cap. 42. Cavalieri, Trovatori e Fedeli d’Amore; in Veda Vyāsa Maṇḍala[↩]
- Eugéne Aroux, Dante… p. 454. Aroux scrive anche Clef de la Comédie anti-Catholique de Dante Alighieri (Renouard, Paris, 1856), il solo titolo non lascia dubbi a riguardo, si tratta di un opuscolo sotto forma di dizionario nel quale ogni parola è interpretata in veste albigese; ad esempio alla voce Rose scrive che corrisponde alla “chiesa albigese e la sua dottrina, il Santo Graal, il Vaso perfetto o il Tempio, trasformato in fiore mistico”; associazioni gratuite che però permettono di intuire l’interpretazione che affianca Rosa-Croce e albigesi.[↩]
- Eugéne Aroux, Dante… p. 252. Dal greco καθάρoi, cathàroi, «puri». Eugéne Aroux, Dante… p. 252. Mentre in realtà Kadosh significa «santo», «consacrato». Aroux sviluppa i significati del nome Kadosh in La Comédie de Dante. Le paradis de Dante illuminé a giorno. Denouement tout maçonnique de sa commédie albigeoise (Enfer-Purgatoire-Paradis). Renouard, Paris, 1857. Quante volte si parla di «purificazione» in teologia, nelle vie iniziatiche senza che con ciò ci si riferisca ai Catari. Forse la forma grottesca del ragionamento potrà far comprendere la logica di Aroux: “dato che i mafiosi sono devoti a Gesù, allora anche gli Apostoli, in quanto devoti a Gesù, sono mafiosi”.[↩]
- Luigi Valli, Il linguaggio segreto di Dante e dei «Fedeli d’Amore». Pag. 677. Luni, Milano, 2004.[↩]
- Gabriele Rossetti (1783-1854).[↩]
- Mary Shelley, nata Mary Wollstonecraft Godwin (1797-1851), fu ‘compagna’ (come si dice oggi per amante) di Percy Bysshe Shelley; i due si sposarono dopo la morte della moglie di Percy Bysshe.[↩]
- Dante Gabriele Rossetti (1829-1882).[↩]
- In un certo periodo per rinsaldare l’idea di fratellanza, gli artisti non firmavano le proprie tele con il proprio nome ma con la sigla P.R.B.[↩]
- “Vero è che il Rossetti si era iscritto alla Massoneria a Napoli”, Gabriele Rossetti, Comento analitico al «Purgatorio» di Dante Alighieri, Olschki, Firenze, 1967, in Alessandro Grossato, Gabriele Rossetti, autore della prima storia dell’esoterismo occidentale. In Archivi di Studi Indo-Mediterranei V (2015).[↩]
- Elder David Bernard, Light on Masonry: a Collection of All the Most Important Documents of the Subject of Speculative Free Masonry (W. Williams, Utica (N.Y.), 1929).[↩]
- William Morgan (1774-1826?). Il ritratto di Morgan si trova sul frontespizio di Light on Masonry.[↩]
- Don Raimondo Maria di Sangro, duca di Castelfranco, settimo principe di San Severo, marchese di Castronovo, grande di Spagna (1710-1771).[↩]
- Gli ultimi anni fondò una Loggia degli Eletti che teneva le proprie riunioni nella sua famosa Cappella e alla quale potevano essere iniziate persone di particolare dignità intellettuale e morale.[↩]
- Membro anche del Toson d’Oro.[↩]
- La «vendetta» templare ricalca la leggenda del 3° grado che illustra l’uccisione del maestro Hiram da parte dei «cattivi compagni» mentre nei gradi successivi è richiesta la «vendetta» del suo assassinio. Il rituale per descrivere ingiustificati salti temporali di secoli della trasmissione della conoscenza parla di «letargo», lethargy fino alla creazione dell’Ordine del Tempio.[↩]
- Don Gennaro Maria Carafa Cantelmo Stuart, settimo principe di Roccella (1715-1767), affiliato alla Loggia Villeroy di Parigi, Loggia Madre dello scozzesismo francese cattolico dipendente dalla casata Stuart opposta alla Casa d’Orange protestante; il titolo «Stuart» del Principe Carafa è l’indice di questa appartenenza.[↩]
- Questo era un grado espressamente ermetico, cfr. L’Acacia, Notiziario del Rito Simbolico, Anno 1981, n° 7. Tra le pubblicazioni uscite dalla sua tipografia, Il conte di Gabalis, ovvero ragionamento sulle scienze segrete (1670) dell’abate Montfaucon de Villars (1638-1673) e I viaggi di Ciro (1727) del «baronetto» (titolo acquisito, in realtà figlio di un fornaio), scozzese Andrew Michael Ramsay (1686-1743), e cavaliere (nominato nel 1723 nell’Ordine crociato di San Lazzaro) membro della Royal Society dal 1729; a lui si deve il famoso controverso e ambiguo discorso relativo all’origine cavalleresca della Massoneria e la nascita di un sistema di Alti Gradi di ambizione templare (1737). Ramsay volle rivestire la Massoneria di immaginarie origini antiche e mitiche arrivando a dire che “Orazio fu a suo tempo oratore d’una gran loggia di Roma fondata da Augusto, mentre Mecenate ed Agrippa ricoprivano il ruolo di sorveglianti […] Noè deve essere considerato (…) il primo gran maestro del nostro Ordine (!)”.[↩]
- Tra le molte istituzioni anche l’apporto di Cagliostro con la nascita della Massoneria Egiziana, eredità della Loggia maltese Discrezione ed Armonia da cui proveniva (Cagliostro fu amico di Manuel Pinto de Fonseca, Gran Maestro dal 1743 al 1773 dell’Ordine di Malta dal 1743 al 1773). Questo fu possibile con l’apporto del Cavaliere Luigi d’Acquino, fratello del Principe di Caramanico, cugino di Raimondo di Sangro, fusione che permise la nascita dei gradi della Scala di Napoli o Arcana Arcanorum poi confluiti nel Rito di Misraïm.[↩]
- Lo scultore delle statue presenti fu Antonio Corradini.[↩]
- Henri Théodore de Tschoudy (1727-1769), noto anche come Chevalier de Lussy. L’Etoile Flamboyante fu pubblicata nel 1766, mentre nel 1752 pubblicò Étrenne au Pape ou Les Francs-maçons vangés (Strenna al Papa o I Massoni vendicati), che è un’invettiva contro la bolla di Papa Benedetto XIV di scomunica della Massoneria (1751) impegnata così a «vendicarsi».[↩]
- Dopo la messa al bando delle Logge da parte di Carlo III la fine massonica di Raimondo fu ingloriosa, spergiurando il segreto massonico, chiedendo sottomissione al Papa per evitare la scomunica, infine estromesso da tutte le Logge. Da alcuni questo gesto è stato interpretato come una finta abiura allo scopo di salvare la fratellanza da sanzioni gravi.[↩]
- Domenico Bocchini (1775-1840).[↩]
- Edward Bulwer-Lytton (1803-1873).[↩]
- Sir Edward Bulwer-Lytton, poi primo barone di Lytton, fu l’autore anche di The Last Days of Pompeii (Gli ultimi giorni di Pompei) ambientato in un ideale mondo debitore di una cultura pseudo-egizia dedita al culto di Iside.[↩]
- Con scienza palladia aporrezia Bocchini, così come gli autori che seguirono le sue orme, intendono una certa ermeneutica occulta, arcana e iniziatica secondo la personale interpretazione che gli autori di quell’ambiente «iniziatico partenopeo-nilense» pseudo-egizio-ermetica, danno a queste parole. Questo particolare linguaggio non è estraneo al significato occulto che Bocchini assegnava a Partenope in quanto «sirena», tema ripreso anche da Rossetti nel Commento alla Divina Commedia, Vol. II.[↩]
- Geronta Sebeto, in Biografia di Domenico Bocchini a cura di Luigi Braco, www.iniziazioneantica.altervista.org.[↩]
- Giustiniano Lebano (1832-1910). Giustiniano Lebano in occasione di un suo viaggio a Londra incontrò Bulwer-Lytton.[↩]
- Giacinto Felzani ne Il Globo del 5 gennaio 1837, in Scritti vari di Emmanuele Rocco, Stabilimento Tipografico, Napoli, 1859, dall’archivio del dott. Luigi Braco. Sul linguaggio di Domenico Bocchini Cfr. Giuseppe Maddalena, Cristian Guzzo, Gaetano Lo Monaco, Niccodemo Occhiboni, anagrammi e arcani nel linguaggio di Domenico Bocchini pitagorico. La scuola ermetica di Bocchini continuò con Pasquale de Servis (1818-1893) Filippo Lebano (1802-1852), poi col figlio Giuliano Lebano (1832-1910), teosofista e conoscente di Eliphas Lévi, fino ad arrivare all’elaborazione di Giuliano Kremmerz (Ciro Formisano 1861-1930).[↩]
- Rossetti rimase a Napoli fino ai moti del 1820/21, si rifugiò a Malta dal 1821 e definitivamente a Londra dal 1824.[↩]
- “Laureato nella Regia Università di Napoli; Membro di varie Accademie letterarie e scientifiche della Tiberina di Roma, della Sebezia di Napoli, dell’Orezia di Palermo, degli Ardenti di Viterbo, della Società Pontaniana, ecc.”, cfr. anche A versified autobiography di Rossetti dove la chiama Sebezia Academy;il nome dell’Accademia deriva da quello del fiume Sebeto al quale questo occultismo napoletano assegnava grande importanza simbolica. Una successiva Accademia Sebezia fu fondata sempre a Napoli da Giuliano Kremmerz nei primi del ‘900 e riconosciuta dal Grande Ordine Egiziano o Egizio il 3 maggio 1911.[↩]
- V. immagini nel quarto capitolo.[↩]
- Al Trivio appartengono le artes sermocinales, grammatica, retorica e dialettica mentre il Quadrivio, o artes reales, aritmetica, geometria, astronomia, musica; altri ordini sono stati proposti in realzione alle applicazioni.[↩]
- Si deve porre attenzione al fatto che non si tratta delle sette Virtù teologali e cardinali del Cristianesimo (Fede, Speranza, Carità, Prudenza Giustizia, Fortezza e Temperanza), ma di una sintesi estratta dal Levitico XIX dove solo tre di queste, Fede, Giustizia e Prudenza sono comuni ai i due elenchi: le sette Virtù della scala Kadosh sono secondo il Manuale di Vuillaume: 1) Tsedakah (Juistitia, elemosina, Giustizia); 2) Schor-laban (Bon albus, Purezza); 3) Mathoc (Dulcis, Dolcezza); 4) Emounah (Fides, firmitas, Fede); 5) Amal sagghi (Labor magni, Lavoro); 6) Sabbal (Onus, Impegno); 7) Ghemul, Binah, Thebounah (Retributio, intelligentia, prudentia, Retribuzione, Intelligenza e Prudenza). Questa differenza tra i due elenchi è importante considerata in merito alle origini di cui si accennerà. (V. Immagini nel quarto capitolo)[↩]
- Del secondo esistono anche altre versioni; cito Light on Masonry perché è la fonte preferenziale di Rossetti; Cfr. Claude Guérillot, Le rite de Perfection, Guy Trédaniel, Paris, 1993. In Vuillaume e nelle divulgazioni italiane è ripetuto Oheb-Elohem e Oheb-Kerobotradotti come Deum amans (Amore per Dio) e Propinquum ei amans (Amore per l’umanità o prossimo); malgrado voglia apparire scrupoloso con l’uso dell’ebraico Vuillaume è molto impreciso nel riportare le parole sacre e di passo. Cfr. Claude-André Vuillaume, Manuel Maçonnique ou Tuileur de tous le rites de Maçonnerie pratiqué en France. Hubert, Paris, 1820.[↩]
- René Guénon, La Grande Triade. Cap. VI “«Solve» et «Coagula»”.[↩]
- Se il fulmine rappresenta l’aspetto luminoso, l’aspetto sonoro del tuono dello stesso simbolo è rappresentato dal colpo di maglietto che i differenti Dignitari battono nei diversi momenti rituali.[↩]
- Cfr. Gabriele Rossetti, Il Mistero dell’Amor Platonico, Vol 4, cap. XVI “Cambiamento del gergo di erotico in dommatico”, passim. Rossetti in merito agli Alti Gradi Scozzesi legge anche un Manuale Massoneria Scozzese stampato a Napoli, 5820 (cioè 1820). In una lettera indirizzata a Sir Charles Lyell del 18 marzo 1830 scrive che “non passai mai oltre il terzo grado, in cui nulla o quasi nulla si svela”; nulla però esclude che abbia proseguito successivamente la sua carriera anche se è marginale viste le letture sufficienti a conoscere nomi e simbolismo degli Alti Gradi.[↩]
- Si tratta del testo Light on Masonry di Bernard.[↩]
- Gabriele Rossetti, Il Mistero dell’Amor Platonico, Vol 5, cap. Ultimo “Misticismo della Divina Commedia”. Chiave della Massoneriaè Light on Masonry: “The seven stars represent the seven principal and different degrees to which you must come, to attain the height of glory” (“Le sette stelle rappresentano i sette gradi principali e diversi a cui devi arrivare, per raggiungere l’apice della gloria”).[↩]
- René Guénon, Iniziazione e realizzazione spirituale. Cap. XXXII “Realizzazione ascendente e realizzazione discendente”. Guénon ritiene quindi che il 30° grado è il Nec plus ultra della realizzazione spirituale dopo il quale è possibile solo una «ridiscesa», indicata dai tre gradi successivi, il 31°, 32° e 33°, “in virtù della quale vengono apportate a tutta l’organizzazione iniziatica le influenze destinate a «vivificarla»”; sarebbe interessante precisare fino a quale punto giunge questa «salita» per capire da dove parta la «ridiscesa»; da questo si può solo intendere che si riferisca al grado che il sufismo chiama «Identità Suprema» il che farebbe intendere che la Massoneria degli Alti Gradi appartiene a ciò che comunemente si definisce come Grandi Misteri. Michel Vâlsan che tratta questo argomento in un articolo intitolato Les derniers hauts grades de l’écossaise et la Réalisation descendente, prova ad aggirare l’impaccio di questo imbarazzo dicendo che “René Guénon parla testualmente solo di un «riferimento» di questi gradi a una «ridiscesa», senza affermare in nessun modo che l’attribuzione dei gradi in questione conferisca l’iniziazione necessaria per questa fase iniziatica”, questa naturalmente è un’interpretazione di Vâlsan perché in realtà Guénon dice espressamente «référer proprement» (riferirsi propriamente)e quel «propriamente»non lascia molti dubbi.[↩]
- Paradiso XXII, 133-135.[↩]
- Purgatorio XXXII, 98, XXXIII 13 e 109; le sette ninfe rappresentano le sette Virtù teologali e cardinali. Gabriele Rossetti, Il Mistero dell’Amor Platonico, Vol. 1, cap. III “Breve cenno sulle Corti d’Amore”.[↩]