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40. La Tavola Rotonda e la cerca del Graal – I

    La Tavola Rotonda e la cerca del Graal – I

    Dal punto di vista storico i romanzi della Tavola Rotonda e del Graal fanno pensare ad una corrente sotterranea affiorata ad un dato momento, ma subito ritrattasi e resasi nuovamente invisibile, come se si fosse avvertito un ostacolo o un pericolo preciso1. Infatti, tali racconti appaiono in un breve lasso di tempo che, approssimativamente, inizia nell’ultimo quarto del XII secolo e termina nel primo quarto del XIII2, periodo che, in Europa, segna l’inizio del declino della tradizione medievale.
    Da dove proveniva questa corrente sotterranea? Tutti i personaggi e gli avvenimenti che si incontrano in questi testi si manifestano in una precisa area geografica: Irlanda (Iweriu, lat. Hiberia Scotia), Galles (Cymru, lat. Cambria), Scozia (Caled, lat. Caledonia) Inghilterra (Prydain lat. Britannia Major) e Bretagna (Prydain, lat. Britannia Minor o Armorica). Questi luoghi corrispondono al cuore della Tradizione Celtica. Chi trasmise queste leggende al cristianesimo furono i Druidi (corrispondenti ai brāhmaṇa dell’India). In particolare, furono i Bardi, la categoria sacerdotale (sskrt. jāti) che manteneva i rapporti con i cavalieri (come purohita), che si dedicava allo svolgimento dei riti regali, alla composizione dell’epica, dei poemi mitici e al mantenimento della memoria delle genealogie (sskrt. vaṅśacarita) della casta guerriera (sskrt. kṣatriya)3. Come vedremo, pur essendo la coppa del Graal un simbolo esoterico di origine cristiana, anche nella tradizione druidica c’era il “Calderone del Dagda4” che svolgeva funzioni analoghe, essendo il ricettacolo della bevanda d’immortalità5.
    Le storie narrate in questi romanzi6 iniziano nel periodo del collasso dell’Impero Romano. La terra era sconvolta dalla violenza e dal disordine delle invasioni barbariche e appariva necessario ristabilire l’ordine cosmico con la fondazione di un nuovo Impero che riportasse pace e giustizia. Predestinato a questa restaurazione fu Artù7, figlio illegittimo del re Uther Pendragon. Crebbe nell’anonimato fino a quando non riuscì a sfilare una spada confitta verticalmente in una roccia. Questo fu il segno che lo fece riconoscere da tutti come il legittimo Re di Britannia. È piuttosto evidente che la spada nella roccia è un simbolo dell’asse polare che attraversa il globo terrestre e la sua estrazione dalla roccia indica il cambiamento di stella polare su cui punta l’asse terrestre. Infatti, il sovrano precedente, Uther Pendragon, il cui nome significa “Capo del Drago”, rappresenta il periodo, dal 4000 al 1000 a.C., in cui l’asse della terra era diretto verso la precedente polare α Draconis (la stella Thuban8). Artù, dunque, deve rappresentare la nuova stella polare, α Ursæ Minoris9. “Ora una prima osservazione filologica si impone. La forma esatta del nome data dai manoscritti in francese antico è Artus (soggetto) e Artu (nei casi flessi) il che conduce a una radice Art, vera base filologica del nome. A questo proposito, la testimonianza delle lingue celtiche è formale: si tratta di un antico nome dell’orso [sskrt. atri]10.” L’orso (gr. ἄρκτος, leggi àrctos) in astronomia corrisponde alle costellazioni polari dell’Orsa Maggiore e di quella Minore (sskrt. saptaṛkṣa) ed il suo simbolismo è strettamente connesso a quello della “montagna polare” (Meru) che rappresenta l’axis mundi11. L’elemento polare-sacerdotale e l’elemento zodiacale-regale convergono quindi in Artù in modo confuso. Infatti, dobbiamo tenere presente che, come spiegava Nennio12, “Artur latine sonat ursum horribilem” (Artù in latino suona come orso orribile). Nel suo aspetto selvaggio e guerriero, venne però affiancato e guidato dal Druida (= sskrt. brāhmaṇa) Merlino, il vero ordinatore e ideatore del regno di Artù. In questo racconto simbolico, si può notare che vi è descritta la nascita di quel dualismo tra la funzione regale e quella sacerdotale, che corrisponde alla diarchia medievale Imperatore-papa: divisione di poteri che porterà alla reciproca concorrenza e distruzione. Myrddin, latinizzato in Merlinus Ambrosius (Merlino l’immortale)13, in gaelico è il nome di un tipo di falco. Anche qui si può notare una interferenza tra i due poteri, essendo il falco, come l’aquila, animale che rappresenta la casta guerriera. Tuttavia, egli è anche conosciuto con il nome di ‘cinghiale di Brocelandia’, attributo tipicamente sacerdotale14. All’inizio della storia Merlino si comporta veramente come il purohita del Re e guru personale di Artù. Quest’ultimo, seguendo le sue istruzioni, fece costruire, nel suo castello di Camelot15, la Tavola Rotonda intorno alla quale dovevano sedersi i dodici più puri, coraggiosi e leali cavalieri del Regno16. Se da un certo punto di vista la Tavola Rotonda era simile a un governo istituito al fine di restaurare l’ordine e la prosperità nel regno di Britannia e nel mondo, da un altro essa rappresentava anche un centro iniziatico17. Artù iniziava i guerrieri più qualificati alla cavalleria. Questi poi si recavano come cavalieri erranti a visitare diversi castelli ed eremi, dove i feudatari o i monaci li istruivano alle pratiche interiori del metodo (sskrt. prakriyā). Allo stesso tempo si prodigavano a difendere i deboli, gli orfani e le vedove dalle angherie dei malvagi, accumulando meriti (sskrt. puṇya) per sé, raddrizzando l’ordine del Regno e diffondendo la pace. La Tavola Rotonda era forata al centro e lì si trovava il ‘seggio periglioso’. Si trattava di un trono sul quale poteva sedersi soltanto un cavaliere puro e altamente qualificato. Chiunque si fosse seduto senza possedere tali qualifiche sarebbe sprofondato direttamente all’inferno. Il ‘migliore cavaliere del mondo’, colui che avesse superato la prova, avrebbe potuto concludere la via iniziatica che lo avrebbe condotto a restaurare l’Impero, prendendo il posto di Artù e trasformando il Regno di Britannia in un Impero universale18. Furono tre i cavalieri che dimostrarono di essere capaci di raggiungere il summum bonum della via iniziatica cavalleresca: Parsifal (o Perceval)19, Bors20 e Galahad21. Furono perciò inviati a concludere il loro percorso iniziatico consistente nella cerca del Santo Graal. Il Graal è un simbolo complesso, perché in esso sono confluite correnti tradizionali diverse. Come abbiamo già accennato, i Druidi del celtismo usavano un calderone di bronzo o d’argento in cui facevano bollire la spremitura di diverse piante sacre, tra cui la principale era il vischio. Ottenevano così una bevanda d’immortalità che offrivano in oblazione agli Dei, mentre il resto era distribuito tra gli iniziati presenti22. La tradizione esoterica cristiana parla, invece, di una coppa23. Quando Lucifero, il più elevato tra gli angeli, si ribellò a Dio, dalla sua corona cadde sulla terra un grosso smeraldo divino, il lapsit exillis24. Altri angeli scolpirono poi quello smeraldo prodigioso dandogli la forma di una coppa. Coloro che avessero bevuto da quel calice avrebbero ottenuto la conoscenza di Dio. Questo stesso, tramandato di generazione in generazione, fu usata dal Cristo durante l’ultima cena per consacrare l’eucarestia. Giuseppe d’Arimatea la conservò segretamente e la usò per raccogliere il sangue che sprizzava dalla ferita sul costato di Gesù durante la crocefissione. Questo avvenimento dà la possibilità di interpretare il nome della coppa come fosse Sang Real, il ‘vero sangue’ o il ‘sangue regale’. In seguito, i due discepoli segreti di Gesù, Nicodemo (che era un sacerdote-cohen) e Giuseppe d’Arimatea (Arimatea è interpretato come un titolo in quanto significa ‘principe di sangue divino, ovvero regale’, ha rama theo25), che rappresentano rispettivamente l’autorità spirituale e il potere temporale, trasportarono il Graal in Britannia. Lì la sacra coppa sarebbe stata conservata nascostamente in un castello inaccessibile, in una regione compresa tra due mari, in mezzo a montagne selvagge26 dai discendenti di Giuseppe, conosciuti come i Re del Graal. I cavalieri che fossero riusciti a raggiungerlo e ad avere la visione del Graal, lì si fermavano, diventavano discepoli del Re, vivendo a lungo in uno stato edenico. Con il passare dei secoli, però, il numero dei nuovi arrivati diminuì drammaticamente a causa della degenerazione del mondo e dell’umanità. Il Re del Graal, in questo modo, riuscì a stento a trasmettere la santa sapienza proveniente dalla coppa miracolosa, e non poté più a generare un numero sufficiente di discepoli. Per questo gli ultimi Re furono descritti come ammalati o feriti nelle proprie capacità generative. Così, avendo molto tempo libero dall’insegnamento, essi trascorrevano gran parte della giornata a pescare nel lago montano nei pressi del castello27. Il titolo di Re Pescatore, ovviamente, allude al fatto che egli aveva assunto una funzione atta ad attirare nuovi discepoli28, uscendo un po’ dalle mura del castello, dalla riservatezza esoterica, in attesa del ‘miglior cavaliere del mondo’. Costui sarebbe diventato il discepolo prediletto del Re Pescatore e suo successore come Re del Graal. Questo figlio spirituale avrebbe guarito il Re ferito dalla sua incapacità di generare spiritualmente e, portando la sacra coppa alla Tavola Rotonda e sedendo sul tredicesimo posto periglioso, avrebbe fatto rifiorire la Terre guaste29.

    Gaṇapati

    1. J.L. Weston, The Quest of the Holy Grail, G. Bell & Sons, London 1913, p.4.[]
    2. J.Evola, Il mistero del Graal, Edizioni Mediterranee, Roma 1972, p.61. Se si prescinde dal grave errore dottrinale evoliano, che pone assurdamente l’azione al di sopra della conoscenza, per il resto questo libro è un’ottima raccolta di simboli, spesso egregiamente interpretati.[]
    3. Françoise Le Roux, Christian J. Guyonvarc’h, I Druidi, Ecig, Genova 1990, pp 563/564.[]
    4. “Molto divino”, nome del Dio-sacerdote dei Druidi, signore della conoscenza, simile al Bṛhaspati vedico.[]
    5. “Ci pare indubitabile che la leggenda del Graal debba essere riferita alla trasmissione di elementi tradizionali, di ordine iniziatico, dal druidismo al cristianesimo; questa trasmissione essendo stata operata regolarmente, e quali ne siano state le modalità, tali elementi fecero da allora parte integrante dell’esoterismo cristiano.” René Guénon, Aperçus sur l’ésotérisme chrétien, Editions traditionnelles, Paris 1971, pp. 92/93.[]
    6. Non è nostra intenzione citare le diverse fonti, spesso contraddittorie, attenendoci soltanto a trarre il senso generale che si evince da una lettura dei romanzi. D’altra parte, molti di questi racconti furono composti spesso da poeti e trovadori che riportavano informazioni segrete senza avere piena coscienza del loro significato. Tra coloro che dimostrarono consapevolezza del messaggio da loro tramandato, sono da annoverare certamente Chrétien de Troyes, Robert de Boron e Wolfram von Eschenbach. Thomas Malory (1415-1471), pur dimostrando consapevolezza di quanto scriveva, deve essere inserito in un filone ermetico, piuttosto che in quello della cavalleria medievale. In definitiva, una lettura analitica e rigorosamente filologica è il modo migliore per perdere di vista il significato spirituale che così è stato trasmesso.[]
    7. È inaccettabile l’ipotesi sostenuta da diversi autori secondo cui Artù sarebbe stato il personaggio storico Lucius Artorius Castus. Questi visse in Bretagna verso la metà del IV secolo e fu al comando della Sesta Legione in Armorica. Una semplice somiglianza del nome non può essere considerata una prova storica.[]
    8. Dall’arabo thuʿbān, pitone mostruoso, drago.[]
    9. Ciò corrisponde in modo sorprendente al mito di installazione di Dhruva, la nuova stella polare, nella mitologia indiana.[]
    10. P. Walter, Artù l’orso e il Re, Arkeios, Roma, 2005, pp. 73/74.[]
    11. L’aggettivo ‘artico’, che deriva da ‘orso’, è sinonimo di ‘boreale’. Ora, anche questo termine è connesso con la stessa parola, nel tedesco bär e in inglese bear. Tuttavia è possibile che anticamente Borea (gr. Βορέας, leggi Boréa, il Nord) derivasse dal termine inglese cinghiale boar, (sskrt. varāha). Ciò è certamente dovuto a un rovesciamento del simbolismo polare con quello zodiacale avvenuto con il passaggio al kaliyuga. Infatti, ancora oggi la stella chiamata Arcturus si trova in prossimità dello zodiaco, che segna la posizione astrologica dell’orso prima del kaliyuga. Poi, le orse sono state identificate con le due costellazioni prossime del Polo. Abbiamo già segnalato che, al contrario, anche la bilancia (sskrt. tula), da una posizione polare (le due orse erano i piatti della bilancia), è stata abbassata a livello zodiacale.[]
    12. Nennio fu autore di una Historia Brittonum composta fra l’VIII e il IX secolo.[]
    13. Nella Historia Regum Britanniæ di Geoffrey de Monmouth, Merlino Ambrosio è confuso con ‘Aurelio’ Ambrosio, fratellastro di Uther Pendragon. È una confusione carica di significati reconditi. Infatti, la figura semistorica di Aureliano Ambrosio, vincitore dei Sassoni, è per molti versi, indicativa: sarebbe stato l’ultimo governatore di Roma in Britannia, figlio di un patrizio romano e di una donna di ascendenze druidiche. In lui, perciò, confluivano la tradizione cristiano-latina e quella sapienziale celtica. Ferito a morte, avrebbe consacrato Uther quale primo Re di Britannia.[]
    14. In alcuni racconti Merlino è detto figlio del diavolo e in altri è descritto come un mago. Alla fine dell’avventura arturiana, Merlino abbandonerà al suo destino il suo discepolo Artù per dedicarsi ad amori, sconvenienti per un saggio, con Viviana, una fata o ninfa dei boschi (sskrt. yakṣiṇī). Perciò Merlino rappresenta una sapienza sacerdotale in declino, attratta dalla fruizione dei poteri (sskrt. siddhi).[]
    15. Probabilmente questo nome deriva dalla prima capitale romana in Britannia, Camalodunum. Plinio, Naturalis Historia, II.75.118.[]
    16. Dal punto di vista dell’ordine cosmico, si può affermare che, simbolicamente, i dodici personaggi rappresentino altrettante forme del sole, i dodici Āditya della tradizione hindū, in corrispondenza con i segni zodiacali. Infatti, ogni cavaliere eccelle in una particolare scienza e virtù. La stessa forma della tavola ricorda la simbologia della ruota, in particolare per la funzione sociale e iniziatica del Cakravartin. Nel rito vājapeya, come nel ciclo arturiano, la corsa dei carri e la ruota apposta in cima al palo sacrificale (sskrt. stambha) diventano simboli del Mondo in perenne movimento. Come vedremo, però, Artù rappresentò la sola funzione regale senza mai riuscire a realizzare quella imperiale di Cakravartin.[]
    17. Questo richiama alla mente l’organizzazione storica dei dodici conti palatini (o paladini) fondata da Carlo Magno per restaurare l’Impero d’Occidente.[]
    18. Per la verità anche Artù tentò la conquista del mondo intero. Si impegnò, però, a questa impresa con soli mezzi bellici esteriori, senza passare ritualmente attraverso un sentiero iniziatico che lo conducesse a diventare prima l’Imperator esoterico, per poi ambire a divenire l’Imperatore anche in senso temporale (come accade in India con il rito del sacrificio del cavallo, aśvamedha). Con varie spedizioni si era impadronito della Spagna, della Scandinavia e della Germania e si apprestava a portar guerra a ciò che restava dell’Impero Romano in piena decadenza. Tuttavia dovette desistere per rientrare in Britannia a combattere contro suo nipote, l’usurpatore Mordrein (‘il portatore di morte’, oppure, nella versione Modred, ‘il ‘limitante, ‘colui che pone ostacoli’).[]
    19. ‘Colui che apre la via’.[]
    20. Potrebbe significare ‘cinghiale’, cosa che lo caratterizza in chiave sacerdotale. È l’unico dei tre cavalieri che ritorna in Britannia dopo la cerca del Graal. Talvolta al suo posto appare Gawein, il cui nome indica un altro tipo di falco.[]
    21. ‘L’intrepido’.[]
    22. È evidente l’analogia con la ‘bollitura’ spontanea, la fermentazione, del Soma vedico nella coppa oblatoria, volta a ottenere l’amṛta. Faremo notare che quest’ultimo termine sanscrito etimologicamente è identico all’ambrosia (gr. ἀμβροσία, leggi ambrosìa, immortalità), il liquore d’immortalità con cui si nutrivano gli Dei greci. Ovviamente, non è casuale che Merlino si chiamasse Ambrosius, l’immortale.[]
    23. L’etimo più accreditato per Graal è il latino gradalis, coppa o bacile. “Il termine graaus (forma al soggetto; nei complementi, graal) è attestato, in lingua d’oïl, non come nome proprio, bensì come nome comune…” (G. D’Aronco, “Un romanzo per l’Europa”, La Grant Queste del Saint Graal, Udine, Amm. Comunale, 1990, p. 23.) Tuttavia, poiché è anche una conoscenza sacra, Graal potrebbe derivare da gradualis, che in latino designa un testo sacro, destinato soprattutto alla recitazione o al canto. Infatti, in alcuni romanzi di questo filone, è scritto che sulla superficie della coppa apparivano miracolosamente delle frasi scritte, tali da essere lette, recitate o cantate[]
    24. Questa formula in un latino gergale è interpretata in due modi: lapis exilii, la pietra esiliata sulla terra, oppure lapis ex cœlis, la pietra caduta dai cieli.[]
    25. Un’altra interpretazione del nome di questo discepolo segreto è fornita da Flavio Giuseppe, il cui nome in aramaico sarebbe stato ‘Johsef bar Matityahu’, ‘Giuseppe discendente di Matityahu’, ossia di Matteo, il fondatore della dinastia Maccabea. Flavio Giuseppe perciò sarebbe stato parente e omonimo di Giuseppe d’Arimatea. Comunque, entrambe queste ipotesi indicano che Giuseppe d’Arimatea era di famiglia reale.[]
    26. Il luogo in cui sorge il castello del Graal è chiamato Montsalvasch, monte selvaggio, che però diventa Montsalvat, monte salvato, della salute o del saluto per coloro che sono capaci di arrivarvi. Nei prossimi capitoli sarà spiegato l’uso iniziatico di questi due termini. Il castello di Corbenic è posto sulla vetta del Montsalvat.[]
    27. “Nel Brahmaloka, nel terzo piano del cielo [del tribhuvana], partendo da questa terra, esistono due mari chiamati Ara e Nya, dove si trova un lago pieno di cibo delizioso, dove c’è un banyan che trasuda ambrosia, dove si vede la cittadella di Brahman chiamata Aparājitā (l’inespugnabile) e dove si trova un palazzo d’oro fatto dallo stesso Signore” (ChU VIII.5.3).[]
    28. In consonanza con il versetto evangelico “… farò di voi pescatori di uomini” (Vangelo di San Marco, I.17).[]
    29. La terra sterile, la disordinata situazione del mondo causata dalla decadenza spirituale dell’umanità in questo periodo tenebroso. Tale decadimento spirituale e comportamentale fu la stessa causa della sterilità ‘iniziatica’ del Re Pescatore.[]

    40. The Round Table and the Quest for the Grail – I

      The Round Table and the Quest for the Grail – I

      From the historical point of view, the novels of both the Round Table and the Grail suggest an underground current that emerged at a given moment. Soon, however, it retracted to become invisible, almost as if an obstacle or an imminent danger had been felt1. In fact, these novels appeared in a short period of time between approximately the last quarter of the twelfth century and the end of the first quarter of the 13th century2, a period marked by the first decline of the tradition in Europe.​
      Where did this underground current come from? All the characters and events present in this literature appear in precise geographical areas: Ireland (Iweriu, lat. Hiberia or Scotia), Wales (Cymru, lat. Cambria), Scotland (Caled, lat. Caledonia), England (Prydain lat. Britannia Major) and Britany (Prydain, lat. Britannia Minor or Armorica). These lands represent the heart of the Celtic Tradition. Those who passed on these legends to Christianity were the Druids (corresponding to the brāhmaṇas of India), particularly the Bards, the priestly caste (sskrt. jāti) responsible for maintaining the relations with the knights (as purohitas). The Bards were the performers of royal rites, the composers of the epic and the mythological poems and to the keepers of the warrior genealogies (sskrt. kṣatriya vaṅśacarita)3. Although the vessel of the Grail is an esoteric symbol of Christian origin, in the Druidic tradition the “Caldron of the Daghdha”4 performed a similar function, being the receptacle of the beverage of immortality.
      The chronicle of these tales5 starts with the collapse of the Roman Empire. The earth was devastated by violence and disorder caused by the marauding barbarians. The cosmic order needed to be restored with the foundation of a new Empire of peace and justice. Arthur6, the illegitimate son of King Uther Pendragon was destined to such feat His youth passed anonymously until he drew a sword stuck vertically into a rock. a sign universally recognized as worthy only of the legitimate King of Britain. It is self-evident that the sword in the rock is the symbol of the polar axis crossing the globe. Its extraction represents the change of the polar star on which the earth axis points.​
      In fact, the previous ruler, Uther Pendragon, whose name means ‘Head of the Dragon’, represents the period from 4000 to 1000 BC, when the earth axis pointed towards the previous polar star, α Draconis (Thuban7). Arthur, therefore, represents the new polar star, α Ursæ Minoris8.​

       “Now a first philological observation is required. The exact form of the name given by the manuscripts in ancient French is Artus (subject) and Artu (in inflected cases) leading to the root Art, true philological basis of the name.
      The testimony of Celtic languages is formal: it is an ancient name of the bear [sskrt. atri].”9

      ​The bear (gr. Ἄρκτος, read àrctos) in astronomy corresponds to both the constellations of the Ursa Major and Minor (sskrt. Sapta ṛkṣa) and its symbolism is closely related to “polar mountain” (Meru), which represents the axis mundi10. The polar-priestly element and the zodiacal-regal element converge in Arthur in an ambiguous fashion. In fact, we must keep in mind that, as Nennius11 explained, “Artur latine sonat ursum horribilem” (Arthur in Latin sounds like ‘horrible bear’).​ In his fierce and violent appearance, he was however accompanied and guided by the Druid (sskrt. brāhmaṇa) Merlin, the true architect and creator of Arthur’s reign.​ Therefore, in this symbolic tale is described the emergence of the dualism between the royal and the priestly functions corresponding to the medieval Emperor-Pope diarchy. This division of powers will lead to a mutual competition and destruction. In Gaelic, Myrddin (latinized into Merlinus Ambrosius, Merlin the Immortal)12 is the name of a type of hawk. One can easily appreciate the discordance between the two powers, as hawk (like the eagle), represents the warrior caste. In fact, he is also known as the ‘boar of Brocéliande’, a typically priestly attribute13. At the beginning of the tale, Merlin is the purohita of the King and Arthur’s guru. Following his instructions, Arthur founded in Camelot14 the Round Table, around which the twelve purest, bravest and most loyal knights of the kingdom15 were to sit.​
      If on one hand the Round Table in change of the restoration of the order and the prosperity in the kingdom, as well as in the world, on the other it also represented an initiatic center16. Arthur gave the chivalry initiation to the most qualified warriors.​  As errant knights they wandered from castle to hermitage where feudal lords and monks instructed them in the inner practices of the method (sskrt. prakriyā). At the same time, they continued devoting themselves to the protection of the weak, the orphans and the widows from the oppression of the wicked, accumulating merits (sskrt. puṇya), consolidating the order of the Kingdom reestablishing the peace. The center of the Round Table was holed. At the very center was the ‘perilous Siege’, a throne destined to the purest and most highly qualified knight.
      Anyone who sat without possessing such qualifications would have sunk directly into hell. Only he ‘the world’s best knight’, he who had passed the trial and concluded the initiatic path would be able to restore the Empire, take Arthur’s place and transform the Kingdom of Britain into a Universal Empire17. Three were the knights who proved to be worthy of the summum bonum of the knightly (chivalrous) initiatic path: Parsifal (or Perceval)18, Bors19 and Galahad20. Their final trial was the quest for the Holy Grail. The Grail is a complex symbol, because different traditional currents converged into it. As we have already mentioned, the Druids used a bronze or silver cauldron in which they boiled several sacred plants, among which the main one was the mistletoe, obtaining in this way the beverage of immortality offered in oblation to the Gods and distributed among the initiates21.
      Differently, the Christian esoteric tradition tells of a vessel22.​ When Lucifer, the highest of the angels, rebelled against God, a great divine emerald, the lapsit exillis, fell from his crown down to earth, where angels sculpted it into a vessel. Whoever drank from it would acquire the knowledge of God.​ The vessel, handed down from generation to generation, was then used by Christ during the last supper to consecrate the Eucharist. Joseph of Arimathea kept it secretly and used it to collect the blood spurted from the chest wound Jesus during his crucifixion.​ Consequently, the ‘Saint Grail’ has been interpreted as Sang Real, the ‘Real Blood’ or the ‘Royal Blood’. Later, the two secret disciples of Jesus, the cohen-priest Nicodemus and Joseph of Arimathea, representing respectively the spiritual authority and the temporal power, carried the Grail to Britain. The sacred vessel was covertly preserved by the descendants of Joseph, known as the Kings of the Grail, in an inaccessible castle located between two seas and in the middle of wild mountains23. The knights who succeeded in beholding the Grail, became disciples of the King, living there for a long time in an Edenic state.​ Over the centuries, the number of arrivals declined dramatically due to the degeneration of the world and humanity. Thus, the King of the Grail, strived in transmitting the holy wisdom of the miraculous vessel and in generating a sufficient number of disciples. For this reason, the last Kings were described as sick or wounded in their generative faculty. The latest Kings idled in the mountain lake near the castle, fishing all day long24. The title of Fisher King, obviously, alludes to the fact that he was fishing for new disciples25, often leaving the walls behind, that is breaking the esoteric discretion. The Fisher King expected the arrival of the ‘world’s best knight’ destined to become his beloved disciple and his successor as King of the Grail. This spiritual son will heal him and bring the sacred vessel to the Round Table where, sitting on the thirteenth dangerous place, he will make the Terre guaste flourish again26.

      Gaṇapati

      1. J.L. Weston, The Quest of the Holy Grail, G. Bell & Sons, London 1913, p.4.[]
      2. Julius Evola, Il mistero del Graal, Ed. Mediterranee, Roma 1972, p.61. Except for the Evola’s serious doctrinal error, which absurdly considers action above knowledge, this book is an excellent collection of symbols, often brilliantly interpreted.[]
      3. Françoise Le Roux, Christian J. Guyonvarc’h, I Druidi, Ecig, Genova 1990, pp 563/564.[]
      4. “Most divine”, name of the God-priest of the Druids, the lord of knowledge, similar to the vedic Bṛhaspati.[]
      5. For the sake of the reader we will not present all the sources and versions of the account that are often contradictory. We only want to draw the general sense emerging from these novels. Many of these tales were written by poets and troubadour who recited secret information without having full awareness of their deeper meaning. Among the most discerning, however, we remember Chrétien de Troyes, Robert de Boron and Wolfram von Eschenbach. Thomas Malory (1415-1471), although aware of what he wrote, must be included in a hermetic current rather in association with the medieval chivalry. Ultimately, the analytical and philological reading loses sight of the spiritual meaning transmitted.[]
      6. The hypothesis that Arthur was the historical Lucius Artorius Castus cannot be taken for certain. Artorius lived in Britannia in the mid-4th century and was in command of the Sixth Legion in Armorica. A simple similarity of names cannot be considered a historical proof.[]
      7. From the arab thuʿbān, monstrous python, dragon.[]
      8. This corresponds surprisingly to the myth of Dhruva as the new polar star in Indian mythology[]
      9. P. Walter, Artù l’orso e il Re, Arkeios, Roma, pp. 73/74. Arthur, l’ours et le roi, Paris, Imago, 2002[]
      10. The adjective ‘arctic’, which derives from ‘bear’, is synonymous of ‘boreal’ This term is also closely related to the German bär and the English bear. However, it is also possible that in more ancient times Borea (gr. Βορέας, read Boréa, the North) derived from the term ‘boar’, (sskrt. varāha). This is certainly due to a reversal of the polar symbolism with the zodiacal one occurred with the beginning of the kaliyuga. In fact, even today the star called Arcturus is located near the zodiac, that marks the correct astrological position of the bear before the kaliyuga. Only after were the two bears identified with the two neighbouring constellations of the Pole. Inversily, Libra (sskrt. tula) was associated to the zodiacal level. Prior to that, Libra was the polar constellation and the present two Ursæ were the plates of Libra.[]
      11. Nennius was the author of one Historia Brittonum composed between the 8th and 9th centuries.[]
      12. In the Historia Regum Britanniæ of Geoffrey de Monmouth, Merlinus Ambrosius is overlapped with Ambrosius Aurelianus, half-brother of Uther Pendragon. It is an ambiguity full of hidden meanings. In fact, the semi-historical figure of Ambrosius Aurelianus, winner of the Saxons, is in many ways symbolic. He was the last governor of Rome in Britain, son of a Roman patrician father and a Druidic mother. In him, therefore, converged the Christian-Latin and the Celtic sapiential traditions. Mortally wounded, he anointed Uther as the first King of Britain.[]
      13. In some tales Merlin is said to be the son of the devil, and in others it is described as a wizard. At the end of the Arthurian adventure, Merlin abandons his disciple Arthur to his fate to pursue love with Vivien, a fairy or nymph (sskrt. yakṣiṇī); a most inappropriate behaviour for a sage. Therefore, Merlin represents a priestly wisdom in decline, attracted to powers (sskrt. siddhi).[]
      14. Probably this name derives from the first Roman capital in Britain, Camalodunum. Plinius, Naturalis Historia, II.75.118.[]
      15. From the point of view of the cosmic order, we can say that, symbolically, the twelve knights represent the twelve forms of the sun, the Ādityas of Hindū Tradition, in correspondence with the zodiac signs. In fact, every knight excels in a peculiar science and virtue. The same shape of the table recalls the symbolism of the wheel, in particular for the social and initiatic functions of the Cakravartin. In the vājapeya rite, as in the Arthurian cycle, the chariot race and the wheel affixed at the top of the sacrificial pole (sskrt. stambha) become symbols of the World in perennial movement. As we will see, however, Arthur represented only the royal function without ever being able to fulfil the imperial role of Cakravartin.[]
      16. This is reminiscent of the historical organization of the twelve Palatine Counts (or Paladins) founded by Charlemagne to restore the Western Empire[]
      17. Actually, Arthur ambition was to conquer the entire world. However, he committed himself to this endeavour only with exterior means of war, neglecting the initiatic path that would have led him to become the esoteric Imperator. Only then he could have aspired to become the Emperor also in the temporal sense (as it happens in India with the ritual of sacrifice of the horse, aśvamedha). According to the legend, with several expeditions he conquered Spain, Scandinavia and Germany and was preparing to wage war to what remained of the declining Roman Empire. However, he had to return to Britain to fight against his nephew, the usurper Mordrein (‘the death bringer’, also called Modred, ‘the limiting’, ‘he who hinders’).[]
      18. ‘He who opens the way’[]
      19. It could mean ‘boar’, which defines him in a priestly manner. He is the only one of the three knights who returns to Britain after the quest for the Grail. Sometimes he is replaced by the figure of Gawain, whose name indicates another type of hawk.[]
      20. ‘The intrepid’.[]
      21. It is evident the analogy with the spontaneous ‘boiling’, the fermentation of the Vedic Soma in the oblatory bowl, to obtain the amṛta. This last Sanskrit term is etymologically identical to ambrosia (gr. ἀμβροσία, read ambrosìa, immortality), the liquor of immortality of the Greek gods. Obviously, it is not by chance that Merlin was called Ambrosius, the immortal.[]
      22. The most accredited etymology for Grail is the Latin gradalis, vessel or bowl. “The term graaus (subject form; in the complements, graal) is attested, in oïl language, not as a proper name, but as a common name…” (G. D’Aronco, “Un romanzo per l’Europa”, La Grant Queste del Saint Graal, Udine, Amm. Comunale, 1990, p. 23.) However, being a sacred knowledge, Grail could also derive from gradualis, which in Latin designates a sacred text, especially intended for acting or chanting. In fact, according to some novels written words miraculously appear on the surface of the vessel.[]
      23. The place where the Grail castle stands is called Montsalvasch, wild mountain, occasionally Montsalvat, saving mount. In following chapters, we will explain the initiatic meaning of these terms. The castle of Corbenic is placed on the peak of Montsalvat.[]
      24. “In the Brahmaloka, in the third level, the heaven [in tribhuvana], starting from this earth, there are two seas called Ara and Nya, where there is a lake full of delicious food, where there is a banyan that oozes ambrosia, where is seen the citadel of Brahman called Aparājitā (the impenetrable) and where is located a golden palace made by the Lord himself” (ChU VIII.5.3).[]
      25. In consonance with the evangelical passage, “…I will make you fishers of men.” (Gospel of Saint Mark, I.17).[]
      26. The barren land, the disordered situation of the world caused by humanity’s spiritual decline in this period of darkness. This spiritual decay was the very cause of the “initiatic” sterility of the Fisher King.[]