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37. Cattolicesimo e Ortodossia: la spaccatura della Chiesa

    Cattolicesimo e Ortodossia: la spaccatura della Chiesa

    Le prime importanti sedi della cristianità furono quelle di Gerusalemme, Roma, Alessandria d’Egitto e Antiochia di Siria. Queste cospicue città dell’Impero Romano erano diventate la residenza di vescovi particolarmente influenti: a Gerusalemme fu vescovo S. Giacomo, fratello di Gesù il Cristo e capo della chiesa1. Questa era la sede principale e più prestigiosa in quanto era la città di cui il messia doveva aver fatto la sua capitale e in cui fu martirizzato. A Roma, capitale cesarea dell’Impero, la prima autorità cristiana a stabilirvisi fu S. Paolo. Fu lui che, probabilmente, designò Lino2 come suo successore. Alessandria fu la sede vescovile di S. Marco evangelista che, ai tempi di Gesù, era un bambinetto, ma la cui fama fu consacrata per il fatto che redasse il più antico dei quattro Vangeli canonici. Antiochia fu, invece, la sede episcopale di S. Pietro apostolo. Questa cattedra episcopale antiochena pone qualche dubbio all’affermazione, generalmente diffusa, per cui S. Pietro fosse diventato vescovo di Roma e primo papa. Infatti non esiste alcun documento che dimostri che S. Pietro avesse viaggiato a Roma, si fosse unito lì a S. Paolo per evangelizzare i Romani e che poi finisse ivi crocefisso lo stesso giorno in cui S. Paolo sarebbe stato decapitato. La romanità di S. Pietro appare per la prima volta tramite le voci che cominciarono a circolare per sostenere il primato del vescovo di Roma sugli altri. Con lo spostamento della capitale dell’Impero da Roma a Costantinopoli il vescovado di quella città3, fondato da S. Andrea apostolo, assurse a nuova importanza. Nel 431 d.C. il concilio di Efeso elevò tutte queste città a sedi di cinque patriarcati, che assunsero il compito di guida della Cristianità. I cinque patriarcati furono ricordati con la sigla CARJA: Costantinopoli, Alessandria, Roma, Jerusalem (Gerusalemme) e Antiochia. Nei secoli che vanno dal V al X il cristianesimo fu retto dalla pentarchia dei patriarchi. Come abbiamo esposto ripetutamente nei capitoli precedenti, il patriarca di Roma, il papa4, spesso rivendicò un primato di rappresentanza che, talvolta, gli fu riconosciuto in quanto la sua cattedra coincideva con la sede del trono imperiale. Fu perciò naturale che, con la traslazione dell’Impero a Costantinopoli, il patriarca della nuova capitale vantasse i diritti che ora gli spettavano. In seguito, l’Imperatore d’Oriente Maurizio (539-602), ammirato dalla santità ascetica di San Giovanni il Digiunatore, gli conferì il titolo di patriarca ecumenico. In greco il titolo significava semplicemente “patriarca di tutto l’Impero”, ma fu tradotto in latino con patriarcha universalis. Era allora papa e patriarca di Roma San Gregorio I Magno che, mal interpretando il senso greco del titolo, protestò come segue:

    Considera, ti prego, che per questa imprudente tua presunzione, la pace della Chiesa tutta è turbata e che questo [titolo] è in contraddizione con la grazia che è stata concessa in comune a noi tutti. In questa grazia senza dubbio hai il potere di crescere se ne avrai la volontà. Diventerai senz’altro più grande se ti asterrai di fregiarti di un titolo superbo e insensato; crescerai nella misura in cui ti asterrai di voler prevalere sui tuoi fratelli. Certamente Pietro, che fuil primo apostolo e che era membro della chiesa santa e universale, e Paolo, Andrea, Giovanni, che cos’erano se non i capi di distinte comunità? Erano tutti, sotto lo stesso Capo, arti che componevano il Corpo del Signore, poiché erano membri della Chiesa. E nessuno pretese di essere chiamato universale. […] Ai vescovi di questa sede apostolica, dove sono servo per divina volontà, il Concilio di Calcedonia offerse l’onore di essere chiamati “universali”, ma nessuno di noi si è fatto chiamare con un simile titolo perché, se qualcuno dei pontefici si fosse arrogato l’onore dell’unicità, l’avrebbe negata a tutti i suoi pari.5

    ​Ciò dimostra che, nonostante le pretese e le usurpazioni di alcuni papi antichi, personalità di grande spessore spirituale come Gregorio Magno riconoscevano che il primato del vescovo di Roma era del tutto onorifico e non comportava alcuna prevalenza di ordine religioso.
    Di fatto, però, i vescovi latini, con l’andar dei secoli, si abituarono a considerare l’unico patriarca occidentale, il vescovo di Roma, come un primus inter pares e a fare riferimento a lui e non agli altri patriarchi. Anche l’uso di due lingue diverse, il latino e il greco, contribuì all’allontanamento tra l’Impero Romano d’Oriente e quello d’Occidente.
    Nel corso di quel mezzo millennio i teologi esteriori proposero diverse interpretazioni sulla posizione dello Spirito Santo (sskrt. ānanda) rispetto alla Trinità. Prevalsero due dottrine. Secondo la prima, che si rifaceva alla formulazione del Credo come stabilito nel Concilio di Nicea, lo Spirito Santo procede direttamente dal Padre-Essere (sskrt. sat) per poter intervenire nel creato a portare la grazia divina (sskrt. anugraha). La seconda dottrina afferma che lo Spirito Santo procede non solo dal Padre, ma anche dal Figlio (dottrina del filioque) in quanto intelletto divino (sskrt. cit). I Padri della Chiesa6 ritenevano che entrambe le prospettive fossero accettabili: si trattava di un problema considerato da due angolature diverse. Tuttavia, non era accettabile optare per l’una in contrasto con l’altra7. Carlo Magno impose l’aggiunta del filioque al Credo di Nicea, per accentuare l’importanza della funzione del Figlio come mandatario degli interventi dello Spirito Santo nel Creato8. Ciò era coerente con le posizioni teologiche dei massimi Padri latini, come S. Ilario, S. Ambrogio, S. Girolamo e S. Agostino, ma non in contrasto con i Padri greci.
    Con i secoli si aggiunsero altre diversità di opinione teologica. Una tra queste fu la credenza sul concepimento di Maria Vergine senza peccato originale. Questo atto di fede era più diffuso tra i cattolici9 e poco seguita dagli ortodossi. Questi ultimi affermavano che l’assenza del peccato originale, ossia la mancanza di un karma passato, per usare i termini del Sanātana Dharma, non avrebbe permesso a Maria di ottenere la nascita umana.
    In definitiva il vero motivo della separazione delle due Chiese fu provocato dalla pretesa più politica che religiosa del primato del papa di Roma su tutti i vescovi e sovrani della cristianità10. Questa pretesa si basa sul passo del Vangelo di S. Matteo che afferma:

    Tu sei Pietro, e su questa pietra io edificherò la mia chiesa11.

    Per i latini questa affermazione di Gesù identificherebbe Pietro con la pietra di fondamento della chiesa. Gli ortodossi interpretano questa frase diversamente, poiché in molti passi del Nuovo Testamento è il Cristo a essere definito pietra di fondamento o pietra angolare. Perciò la chiesa sarebbe fondata non su un apostolo, ma su Cristo stesso12.
    La chiesa cattolica, dietro impulso di Gregorio VII, si allontanò progressivamente dalla teologia patristica ed elaborò una nuova teologia ispirata alla logica aristotelica che prese il nome di Scolastica. Invece la chiesa ortodossa continuò a ispirarsi alla Patristica, attribuendo sempre al monachesimo la massima importanza religiosa. Per questa ragione l’iniziazione monastica continuò a fiorire e, così, l’esicasmo poté raggiungere il culmine della dottrina apofatica con S. Gregorio Palamas (1296-1359), considerato un nuovo Origene 13.

    Petrus Simonet de Maisonneuve

    1. Dal greco ecclesia (ἐκκλησία), il termine significava “riunione, assemblea” all’inizio del cristianesimo. In seguito, ha assunto il senso di organizzazione amministrativa e gerarchizzata della religione esteriore.[]
    2. S. Paolo menziona Lino tra i suoi più stretti collaboratori (II Epistola a Timoteo, IV.19)[]
    3. Il nome originale della città era Bisanzio. Fu chiamata Costantinopoli e Nova Roma quando, nel 330 d.C., Costantino vi trasferì la capitale imperiale operando il rito etrusco.[]
    4. Il titolo di “papa” non è esclusivo del vescovo di Roma: fin dal 231 d.C. il patriarca di Alessandria legittimamente portò, e porta tuttora, il titolo di papa, nonostante che ormai dal 451 d.C. su quel seggio sieda un vescovo monofisita (copto).[]
    5. S. Gregorio Magno, Registrum Gregorii, V.18.[]
    6. Padri della Chiesa sono i teologi che scrissero i testi fondamentali della dottrina cristiana. La Patristica si conclude generalmente al V secolo, anche se qualche raro ed eccezionale pensatore più tardo sia greco sia latino è stato ammesso nel novero dei Padri. L’ultimo Padre greco è stato S. Giovanni Damasceno (675-749); l’ultimo Padre latino è stato S. Bernardo di Chiaravalle (1090-1153).[]
    7. I due punti di vista sono ammirevolmente illustrati da Vladimir Lossky, La Teologia Mistica della Chiesa d’Oriente, Bologna, EDB, 1985, pp. 51-52.[]
    8. Il Concilio di Lione del 1274 dichiarò dogmatico il filioque, escludendo così l’interpretazione nicena. Ciò indusse i patriarchi greci a considerare eretica la decisione della chiesa latina, aumentando così la distanza tra le due Chiese.[]
    9. Si deve aggiungere, però, che anche grandi teologi cattolici furono avversi all’Immacolata Concezione: tra essi S. Anselmo, S. Bernardo, Alberto Magno, S. Tommaso e S. Bonaventura. La dichiarazione del dogma infatti fu molto tarda e risale al 1854.[]
    10. La chiesa ortodossa rimase sempre imperiale anche dopo la caduta dell’Impero Romano d’Oriente. Ancor oggi la chiesa greca si rifà alla protezione spirituale dei Basileis del passato. Quando poi la Russia si convertì al cristianesimo ortodosso, Mosca fu definita “la Terza Roma” e l’Imperatore di tutte le Russie assunse il titolo di Cesare (Czar). Crollato recentemente il comunismo, la Russia è ritornata a una forma imperiale di culto religioso.[]
    11. Vangelo di S. Matteo, XVI.18.[]
    12. Anche dopo la proclamazione del primato del papa su tutte le potestà terrene del 1059, l’arcivescovo di Milano di rito ambrosiano e l’arcivescovo di Ravenna di rito greco, entrambi cattolici, continuarono per almeno tre secoli a non accettare la loro subordinazione a Roma.[]
    13. Gregorio Palamas, Atto e Luce divina, (E. Perrella, a cura di), Milano, Bompiani, 2003, pp. XXXIII-CXXIX.[]

    37. Catholicism and Orthodoxy: The Split of the Church

      Catholicism and Orthodoxy: The Split of the Church

      The first important sees of Christianity were those of Jerusalem, Rome, Alexandria of Egypt and Antioch of Syria. These wealthy cities of the Roman Empire had become the residence of the most influential bishops: Saint James, brother of Jesus the Christ and chief of the church1, was bishop in Jerusalem. This was the main and most prestigious seat as it was the city destined to be the capital of the Messiah and the place where his martyrdom was set to take place. Saint Paul was the first Christian authority to settle in Rome, the caesarean capital of the empire, It was he who, probably, designated Linus2 as his successor. Alexandria was the episcopal see of Saint Mark the Evangelist that, at the time of Jesus, was just a young boy, but whose reputation was soon to be consecrated as he became the redactor of the earliest of the four canonical gospels. Antioch, instead, was the episcopal see of Saint Peter the apostle. However, his certain association with the Antiochian the see seems to contradict the  widespread belief that Saint Peter had become bishop of Rome and the first pope. In fact, there isn’t any document proving that Saint Peter had ever traveled to Rome, that there he joined Saint Paul to evangelize the Romans and that he was then crucified on the same day that Saint Paul was beheaded. The Romanity of Saint Peter appears for the first time through the rumours that began to spread supporting the primacy of the bishop of Rome over the others.
      Thanks to the shifting of the capital of the Empire from Rome to Constantinople3, the bishopric of the latter, founded by Saint Andrew, rose to new importance. In 431 AD the council of Ephesus elevated these five cities to Patriarchal status, assuming a leading role in guiding Christianity. The five patriarchates were remembered with the acronym CARJA: Constantinople, Alexandria, Rome, Jerusalem and Antioch.
      From the 5th century to the 10th century, Christianity was therefore governed by the pentarchy of the patriarchs. As repeatedly stated in the previous chapter, the patriarch of Rome, the pope4, had often claimed a primacy of representation that was at times recognized in virtue of its coexistence with the imperial seat. It was therefore natural that, with the translation of the Imperial capital to Constantinople, the patriarch of the ‘New Rome’ boasted the rights that were then due to him.
      Afterwards, Mauritius (539-602), the Emperor of the Eastern Roman Empire, in admiration of the ascetic holiness of Saint John Nesteutes the Faster, bestowed him with the title of ‘Ecumenical Patriarch’. In Greek this title simply meant “patriarch of the whole empire”, but it was translated in Latin as patriarcha universalis.
      Saint Gregorius I the Great was at that time Pope and Patriarch of Rome and, misinterpreting the Greek sense of the title protested as follows:

      Consider, please, that for this imprudent presumption of yours, the peace of the whole Church is disturbed and that this [title] is in contradiction with the grace that has been granted equally to us all. In this grace without doubt you have the power to grow if you have the will. You will undoubtedly become greater if you refrain from bearing such superb and senseless title; you will grow to the extent that you abstain from wanting to prevail over your brothers. Certainly Peter, who was the first apostle and  member of the holy and universal church, and Paul, and Andrew, and John, what were they, if not the chiefs of distinct communities? All them were, under the same Chief, limbs that made up the Body of the Lord, since they were members of the Church.
      And none of these ever claimed to be called universal […] To the bishops of this apostolic see, where I’m a servants by divine will, the Council of Chalcedon had offered the honour of being called “universal”, but none of us accepted to be addressed with such title because, if any of the pontiffs had arrogated the honour of uniqueness for himself , he would have thus denied that to all his peers5.

      ​This demonstrate that, in spite of the claims and usurpations of some ancient popes, personalities of great spiritual depth such as the pope-monk Gregorius the Great recognized that the primacy of the bishop of Rome was entirely honorary and did not imply any primacy in religious matters. However, over the centuries the Latin bishops ended up considering the only patriarch of the West, the bishop of Rome, as a primus inter pares (first among equals) and to refer only to him and not to the other patriarchs. Moreover, the use of two different liturgical and spoken languages, Latin and Greek, contributed to the separation between the Roman Empire of the East and that of the West.
      During those five centuries, the exoteric theologians proposed different interpretations on the position of the Holy Spirit (corresponding to the sskrt. Ānanda) in regard to the Trinity. Two doctrines prevailed: according to the first one, which referred to the formulation of the Creed as established by the Council of Nicaea, the Holy Spirit would proceed directly from the Father-Being (corresponding to the sskrt. Sat) in order to intervene inside the creation and bring the divine grace (corresponding to the sskrt. anugraha). The second doctrine stipulated that the Holy Spirit proceeds not only from the Father, but also from the Son (doctrine of the filioque) as Divine Intellect (corresponding to the sskrt. Cit).
      The Fathers of the Church6 thought that both perspectives were acceptable: it was the same problem considered from two different angles. However, it was not acceptable to opt for one in opposition to the other7.
      Charlemagne imposed the addition of the filioque to the Nicene Creed, to emphasize the importance of the Son’s function as the representative of the interventions of the Holy Spirit inside the Creation8. This was coherent with the theological position of eminent Latin Fathers, such as Saint Hilarius, Saint  Ambrose, Saint Jerome and Saint Augustine, without being in opposition to the Greek Fathers. Over the centuries other differences of theological opinion joined in.  One of these was the belief of the conception of the Virgin Mary free from original sin. This act of faith was more widespread among Catholics9 than Orthodox. These last claimed that the absence of original sin (that is the lack of a past karma, to use the terms of the Sanātana Dharma), would not have permitted Mary to obtain a human birth.
      Ultimately, the real reason for the separation of the two Churches was the more political than religious claim of the primacy of the pope of Rome over all other bishops and sovereigns of Christendom10. This claim is based on the passage of the Gospel of Saint Matthew that affirms:

      You are Peter, and upon this rock I will build my church11.

      For the Latin Church this affirmation of Jesus would identify Peter with the foundation stone of the Church. The Orthodox interpret this sentence differently, since in a lot of passage of the New Testament it is Christ who is defined as the foundation stone or cornerstone. Therefore, the Church would be founded not on an apostle, but on Christ himself12.
      Under the impulse of Gregory VII, the Catholic Church, moved away progressively from the Patristic theology and elaborated a new theology inspired by the Aristotelian logic, which took the name of Scholasticism. The Orthodox Church, however, continued to take inspiration from the Patristics. Moreover, it has always attributed the highest religious importance to monasticism. Thus, the monastic initiation continued to flourish there and, a result of to this, the Hesychasm could reach the culmination of the apophatic doctrine with Saint Gregorius Palamas (1296-1359), considered a new Origen13.

      Petrus Simonet de Maisonneuve

      1. From the Greek ecclesia (ἐκκλησία); at the beginning of Christianity the term meant “meeting, assembly”. Later this took on the sense of administrative and hierarchical organization of external religion.[]
      2. St. Paul mentions Linus among his closest collaborators (II Letter to Timothy, IV.19).[]
      3. The original name of the city was Byzantium. Was then called Constantinople or Nova Roma when, in 330 AD, the Emperor Constantine the Great transferred there the Imperial capital by operating the “Etruscan rite”.[]
      4. The title of “pope” is not exclusive to the bishop of Rome. Since 231 AD also the patriarch of Alexandria legitimately carries this title, despite the fact that since 451 AD a monophysite (Coptic) bishop sits on that chair.[]
      5. Saint Gregorius the Great, Registrum Gregorii, V.18.[]
      6. The Fathers of the Church are the theologians who wrote the fundamental texts of Christian doctrine. The Patristic period generally ends in the 5th century, although some rare and exceptional late Greek and Latin thinkers were admitted to the ranks of the Fathers. The last Greek Father was Saint John Damascene (675-749). The last of the Latin Father was Saint Bernard of Clairvaux (1090-1153).[]
      7. These two points of view are admirably illustrated by Vladimir Lossky, La Teologia Mistica della Chiesa d’Oriente, Bologna, EDB, 1985 (1st Ed.: Théologie mystique de l’Eglise d’Orient, Paris, Aubier, 1944), pp. 51-52.[]
      8. The Council of Lyon in 1274 declared dogmatic the filioque doctrine, thus excluding the Nicene interpretation. This led the Greek patriarchs to consider heretical the decision of the Latin church, increasing in this way the distance between the two churches.[]
      9. It must be said, however, that even great Catholic theologians were averse to the Immaculate Conception, among whom are Saint Anselm, Saint  Bernard, Albertus Magnus, Saint Thomas and Saint Bonaventure. The declaration of the dogma was in fact very late and dates back to 1854.[]
      10. The Orthodox church always remained Imperial even after the fall of the Roman Empire. Even today, the Greek Church invokes the spiritual protection of the Basileis of the past. Then, when then Russia converted to Orthodox Christianity, Moscow was called “the Third Rome” and the Emperor of all the Russias assumed the title of Caesar (Czar). With the recent collapse of the Communism, Russia is now returned to an Imperial form of religious worship.[]
      11. Gospel of Saint Matthew, XVI.18.[]
      12. Even after the 1059 proclamation of the papal primacy over all the other earthly powers, the archbishop of Milan, of Ambrosian rite. and the archbishop of Ravenna, of Greek rite, both Catholic, continued for at least three centuries to reject any subordination to Rome.[]
      13. Gregorio Palamas, Atto e Luce divina, (E. Perrella, a cura di), Milano, Bompiani, 2003, pp. XXXIII-CXXIX.[]