32. Il Sacro Romano Impero
Il Sacro Romano Impero
Con l’incoronazione di Carlo Magno, non soltanto l’Impero Romano riaffiorava alla superficie delle acque diluviali delle invasioni barbariche, ma anche il titolo di Imperator che designava il capo dell’organizzazione iniziatica militare romana. Come si è letto nei capitoli che precedono, Augusto aveva fondato l’Impero, sovrapponendo alle istituzioni della Repubblica la struttura iniziatica degli equites romani, senza con questo abrogarle. Il capo delle gerarchie iniziatiche cavalleresche assumeva così direttamente ad interim il potere supremo dello Stato che le istituzioni politiche esteriori non erano state più in grado di esercitare.
La carica di Imperator si era poi tramandata in forma invisibile presso le organizzazioni iniziatiche militari dei patrizi di stirpe romana o gallo-romana e presso il Senato della città di Roma. Nella notte di Natale dell’anno 800, una seconda volta un Imperator si manifestava all’esteriore per assumere il controllo della cristianità barbarica, sovrapponendo il Sacro Romano Impero al Regno dei Franchi, al Regno dei Longobardi, ai principati Sassoni, Avari, della Galizia, delle Asturie, della Scozia e ad altri domini, unificando le diverse istituzioni temporali in una monarchia universale.
Nell’antica tradizione romana, con Regnum s’intendeva l’organizzazione sacra della Repubblica. Il Regnum, anche se comprendeva uno spazio territoriale limitato, era considerato unico e universale, estendendo i benefici spirituali dell’ordine cosmico che garantiva, fino ai più remoti angoli della Terra. Il Regnum era l’erede diretto del regno di Saturno, il Re dell’Età dell’Oro (Satya yuga). Con l’instaurazione del governo consolare, il titolo di Rex fu ridotto alla sua semplice funzione rituale (Rex sacrorum), annullando ogni altro potere sacro e temporale. In questo modo s’iniziò a distinguere nelle funzioni tradizionali del Patricius Romanus il potere sacro da quello “profano”, tendenza che, con l’andar dei secoli, ridurrà sempre di più le caratteristiche carismatiche e spirituali del patriziato, in favore di quelle temporali.
L’espansione territoriale di Roma, assieme al depotenziamento della carica del Rex sacrorum, rese evidente l’esistenza di una molteplicità di regni che vennero a federarsi al dominio romano. Fu quasi come se il Regnum primordiale si fosse frantumato in una moltitudine di monarchie che, prive di una funzione universale, si limitavano vicendevolmente. Con l’Impero, Augusto restaurò l’universalità del Regnum. Ciò accadde esattamente anche quando fu fondato il Sacro Romano Impero. Perciò l’Impero, in Occidente, ebbe sempre il senso di una restaurazione del Regno primordiale dopo la sua frantumazione causata dalle tribolazioni dell’Età del Ferro (Kaliyuga).
Il rito d’incoronazione di Carlo Magno si concluse con l’atto di sottomissione del papa. In questo modo il papa assumeva la funzione di consacrazione religiosa dell’Imperatore, privilegio del suo status sacerdotale, e, allo stesso tempo, si dichiarava personalmente suddito dell’Impero. A sua volta, l’Imperatore assumeva l’incarico di protettore, garante della fede e giudice supremo della Chiesa, mentre affermava la sua fede nel papa in quanto ritualista. Come Protector Fidei, Carlo svolgeva la sua funzione di guerriero difendendo la Cristianità dai barbari ariani, dai seguaci dello sciamanesimo germanico o avaro o dall’aggressione islamica. Come garante della fede, egli interveniva per difendere la dottrina cristiana dalle distorsioni ed eresie: fu lui a prendere la posizione corretta nei confronti dell’iconoclastia, anche contro il parere confuso di Leone III. Fu lui che intervenne per sostenere la dottrina del Filioque nel Credo niceno, superando l’incapacità del papa a prendere una posizione teologica. Egli, come Costantino prima di lui e i suoi contemporanei Basileis di Bisanzio, convocò e presiedette i Concili vescovili. Fu lui che, come giudice supremo, giudicava, puniva o assolveva papi, vescovi, preti e laici accusati di colpe, reati ed eresie, proseguendo la missione di correzione del clero e di ricristianizzazione dell’Europa intrapresa da S. Bonifacio. Egli si attenne con scrupolo e lealtà a questa sua funzione universale.
Il papa, a sua volta, garantiva ritualmente la sacralità della cristianità e dell’Impero. Tuttavia il vescovo di Roma approfittò della rinascita dell’Impero Romano d’Occidente per rompere quel vincolo di dipendenza che fino allora aveva mantenuto nei confronti del Basileus bizantino. Ma ancor più sfruttò la situazione per prendere le distanze dai vescovi greci dell’Impero d’Oriente che, fino a quel momento era stato costretto a considerare suoi pari e, spesso, superiori a lui in sapienza. Infatti, nell’Europa latina il papa, avvalendosi del fatto che la sua sede era stata la capitale carismatica dell’Impero Romano, aveva già posto in uno stato di soggezione vescovi e arcivescovi d’Italia, Gallia, Germania, Britannia e Spagna. In questo modo il suo “primato petrino” era definitivamente sancito. Tuttavia, già prima della Restauratio Imperii, la corte papale aveva fatto circolare la Donazione di Costantino, quel documento falsificato che sanciva la nascita di uno Stato pontificio, che affermava la superiorità del papa di Roma su tutte le gerarchie ecclesiastiche cristiane e perfino sull’Imperatore. La dichiarazione di sudditanza del papa a Carlo Magno non poté, dunque, essere considerata sincera. Infatti, nei primi anni del IX secolo la corte papale cominciò a far circolare subdolamente altri falsi documenti, datati in forma fraudolenta ai secoli precedenti, conosciuti come Decretales. In essi s’insinuava che l’autorità imperiale dipendeva esclusivamente dalla consacrazione papale, perciò il papa doveva essere considerato superiore all’Imperatore. Come il papa consacrandolo “faceva” di un Re un Imperatore, così, di converso, lo poteva deporre sconsacrandolo con la scomunica. Tuttavia, finché Carlo fu in vita, queste pretese rimasero prudentemente occultate. Vennero lentamente a galla con i suoi successori, che certamente non dimostrarono la stessa determinazione e potenza interiore di Carlo Magno.
Infine, Carlo cominciò a plasmare la costituzione sociale del suo Impero modellandola sulla struttura dell’organizzazione iniziatica di cui era Gran Maestro (lat. Imperator, sskr. mahāsvāmī). Con lui e con i suoi successori, l’Impero assunse una nuova forma amministrativa che più tardi fu definita Feudalesimo.
Gian Giuseppe Filippi