Svāmī Prakāśānandendra Sarasvatī Mahārāja
18. La luce della Realtà
G. La natura della Pura Coscienza
124. Il sonno profondo non è uno stato di assenza di conoscenza o non conoscenza
Il miglior mezzo per comprendere ciò che è stato verificato con gli strumenti di indagine è il sonno profondo. Ci sono parecchie idee errate sulla Coscienza del sonno profondo: la principale è che il sonno profondo sia uno stato di non conoscenza. Il problema non è se ci sia conoscenza o non ci sia; perché la venuta e la scomparsa della conoscenza è relazionata agli stati di veglia e di sogno, dove esistono i pensieri e i loro oggetti. In questi stati la conoscenza del vaso, del tessuto e dell’albero avviene uno dopo l’altro. Tutte queste conoscenze sono solo pensieri. In sanscrito sono chiamati vṛtti jñāna, conoscenza in forma di pensieri e non conoscenza essenziale, cioè la Pura Coscienza. Nessun vṛtti jñāna può esistere indipendentemente da un oggetto. Nel sonno profondo non c’è né mente né alcun oggetto utile al vṛtti jñāna. Che in sonno profondo non ci sia alcuna conoscenza è vero nel senso che non c’è alcun vṛtti jñāna; né lo possiamo chiamare uno stato di non vṛtti jñāna, perché non c’è alcuna possibilità che lì ne sia mai esistito alcuno. Per esempio, se ci riferiamo a un muto, diciamo che non può parlare, essendo l’uomo un animale parlante per natura. Nessuno dice che una pietra è muta, perché è così per natura. Similmente è senza senso dire che le parole non sanno parlare perché è una persona che dice le parole e non che le parole parlano di per se stesse. Allo stesso modo, quando si dice che non c’è conoscenza nel sonno profondo, ciò implica, per prima cosa, che siamo incapaci di conoscere, e, in secondo luogo, che non c’è necessità di conoscere alcunché (come accade alla pietra). Non implica che, sebbene capaci di conoscere ed essendoci la necessità di conoscere, lì non abbiamo alcuna conoscenza (come nel caso di un corpo), perché lì non c’è possibilità di alcun vṛtti jñāna. Dato che una pietra non ha mente o coscienza, non è capace di conoscere né necessita di conoscere qualcosa. Al contrario, un essere umano che ha la mente, nella veglia è sia capace di conoscere sia necessita conoscere qualcosa. Se qualcosa lo impedisce ed è incapace di conoscere, in tal caso diciamo che, sebbene capace e abbia la necessità di conoscere, è incapacitato a conoscere, perché non può usare la sua mente per entrare in contatto con un certo oggetto. Tuttavia, nel sonno profondo non c’è né la mente né il mondo, quindi non può conoscere né ha necessità di conoscere alcunché.
125. In sonno profondo non siamo né insenzienti né non esistenti
Non essendoci alcun vṛtti jñāna in sonno profondo, i vaiśeṣika hanno concluso che lì la nostra natura diventa insenziente. Alcuni anche oggi possono pensare così. Pare che alcuni buddhisti usassero argomentare che non esistiamo affatto in sonno profondo perché lì non c’è alcuna coscienza. Entrambe queste argomentazioni sono contrarie alla ragione e all’esperienza. Non è ragionevole pensare che nel sonno profondo siamo insenzienti come un oggetto inerte e che, risvegliandoci, qualche nuova qualità entri in noi dall’esterno e appaia come una luce di conoscenza, proprio come uno stoppino immerso nell’olio è acceso da un altro lume. Non è nemmeno sostenuto dalla nostra esperienza, perché nessuno parla della sua esperienza di sonno come se fosse rimasto insenziente come una pietra. Una pietra non ha coscienza prima né ce l’ha ora né può in qualche modo conoscere se stessa e altri in futuro. Al contrario, non appena ci svegliamo, troviamo noi stessi coscienti di noi e degli altri. Quindi, l’affermazione che rimaniamo insenzienti in sonno profondo non è accettabile, come neppure l’affermazione che lì non esistiamo. Se la gente pensasse così del sonno profondo, non ci sarebbe tanto desiderio di andare in sonno. A nessuno piace pensare che il sonno cancelli la propria esistenza. Al contrario è quando non dorme che la gente si preoccupa. Se fossimo insenzienti o non esistenti in sonno profondo, non saremmo in grado di descriverlo svegliandoci. Come si potrebbe descrivere ciò che non si è sperimentato? (MUŚBh 7). Perciò in sonno profondo rimaniamo solo come Coscienza. La conoscenza, che è la nostra natura essenziale, non ha né oggetto né distinzione come vṛtti jñāna.
126. Nella Coscienza di sonno non c’è divisione
La conoscenza nella veglia e nel sogno è divisa fra ‘io’ e il ‘resto’. E ‘io’ è la base della conoscenza. Se l’‘io’, che è la base della conoscenza ovvero il conoscitore, arrestasse la funzione di conoscenza, non ci sarebbe conoscenza di ‘io’ e del ‘resto’. Questo è ciò che appare esserci in sonno profondo. Il sonno non significa la mera assenza di questa conoscenza così divisa. Esiste qualcosa che è libero da questa conoscenza divisa. È quanto bisogna capire. Anche se non c’è divisione di conoscenza nel sonno profondo, lì esiste la conoscenza o Coscienza per cui possiamo dire che c’è una conoscenza senza divisione.
Domanda: cos’è quella conoscenza e di che cosa?
Risposta: questa domanda ovviamente sorge dal punto di vista della veglia. Dopo aver detto che non c’è alcuna conoscenza divisa nel sonno profondo, su che base si pone questa domanda? Nel sonno non c’è alcuna divisione fra soggetto e oggetto ed è vero che soggetto e oggetto sono separati nella veglia; tuttavia noi tutti coscientemente o incoscientemente sentiamo che ci deve essere una qualche intima connessione fra loro. L’idea è che io, soggetto o conoscitore, conosco l’oggetto con la mia conoscenza che è mio attributo; ma come arriviamo a pensare che il soggetto possa conoscere l’oggetto che è separato da se stesso? In veglia e in sogno il soggetto e l’oggetto appaiono opposti l’un l’altro nella loro natura. Il soggetto appare attraverso la nozione dell’io, ed è indipendente e senziente, mentre l’oggetto appare attraverso la nozione di ‘questo’ ed è illuminato dal dharma bhūta jñāna, che appartiene al soggetto, essendo l’oggetto insenziente. Nonostante siano opposti per natura, il soggetto è capace di conoscere l’oggetto. Se non ci fosse connessione tra essi, per quale mistero uno potrebbe conoscere l’altro? Questa domanda non può avere risposta finché rimane il punto di vista della veglia. In quest’ottica la mente, incapace di fare alcun progresso nel determinare la verità del soggetto o dell’oggetto, si rivela un totale fallimento. Tutti questi problemi svaniscono se dirigiamo la nostra attenzione verso il punto di vista del sonno profondo. Sebbene soggetto-oggetto appaiano mutuamente differenti dal punto di vista della veglia, la loro inseparabilità dalla nostra reale natura può essere capita solo guardando il sonno profondo. Il soggetto può conoscere l’oggetto solo perché entrambi sono in essenza aspetti apparenti di uno stesso principio. Come due bracci che si diramano da un fiume si riuniscono di nuovo in mare, così il fiume dell’esistenza-coscienza si divide nell’esistenza dell’oggetto e del soggetto, ma essi necessariamente si riuniranno a un certo punto, ossia in sonno profondo. L’io e gli altri sono connessi nella veglia e nel sogno solo attraverso la conoscenza; ma nella Pura Coscienza, comunemente chiamata sonno profondo, io, ‘altri’ e ‘conoscenza’ s’immergono in una stessa Pura Coscienza o Esistenza. Solo grazie a questa Pura Coscienza possiamo conoscere negli altri stati la divisione di io e ‘gli altri’ e ricordare nella veglia l’assenza di tale divisione nel sonno profondo.
127. Non c’è nessun ‘io’ nella Pura Coscienza del sonno profondo
In sonno profondo, non solo il soggetto e l’oggetto diventano uno, ma anche il soggetto e la conoscenza. Sebbene nella veglia ci sia la divisione tra io e la ‘mia conoscenza’, nel sonno profondo c’è solo Pura Coscienza senza alcuna divisione. Essa non è conoscenza di qualcosa, è indipendente e rimane nella sua stessa natura. Proprio come la luce e l’illuminazione non sono differenti, così c’è solo una completa conoscenza o Coscienza. Se nel sonno profondo non c’è alcun tipo di divisione, come potrebbe esserci la divisione dell’io?
Domanda: quando si parla del sonno profondo, diciamo ‘ho dormito per un dato tempo e non ho conosciuto nulla’. Questo prova che l’io era lì.
Risposta: questo non prova l’esistenza di una distinzione definita io nel sonno; perché la nozione di io esiste solo in relazione con ‘tu’, ‘egli’ e ‘il mondo’. L’io non esiste senza una divisione fra io e ‘il resto’. L’io della veglia rimane nella veglia e quello del sogno nel sogno, perché essi non possono avventurarsi fuori dei loro rispettivi rifugi. È certo che durante il sonno profondo, la veglia e il sogno non esistono da nessuna parte, perché non ha senso dire che, mentre siamo profondamente addormentati, siamo anche in veglia o in sogno. Perciò è impossibile che l’io della veglia o del sogno entrino nel sonno profondo.
Domanda: allora come spieghi ‘io ho dormito’?
Risposta: (vedi § 83) io esisto nel sonno profondo non in forma di io, ma nella forma della Realtà che è essenza di tutta l’Esistenza e di tutta la Coscienza. Per questo nella Māṇḍūkya Upaniṣad si danno due aggettivi al sonno profondo: ekībhuta, unificato e prajñānaghana, null’altro che Coscienza. La ragione dell’affermazione fatta in veglia ‘io ho dormito’ è dovuta al fatto che la Pura Coscienza del sonno profondo è l’essenza di questo io della veglia. Questo riferimento di ‘io dormii’ è possibile solo perché l’io rimane tutt’uno con la Coscienza nel sonno profondo.
Obiezione: tuttavia, alcuni, dimenticando questa verità continuano ad affermare che l’io mantiene la sua identità separata in sonno profondo.
Risposta: se dobbiamo accettare l’esistenza dell’io nel sonno profondo in base al riferimento fatto su di lui in veglia, allora, in base a un altro riferimento ‘Ho dormito per un dato tempo’, dobbiamo accettare l’esistenza nel sonno profondo del tempo e dell’atto di dormire.
Obiezione: sì, hai ragione.
Risposta: ciò dimostra quanto siamo attaccati alla logica della veglia e non del sonno profondo. È istintivo per tutti pensare al sonno profondo come un avvenimento del passato e considerare che l’io della veglia lo ha sperimentato e che il presente riferimento su di esso nella veglia è solo un ricordo di quell’esperienza. Questo va bene per le relazioni della veglia; ma è contrario al punto di vista universale che abbiamo indagato precedentemente sugli stati di veglia e di sogno (§ 120). Se anche qui si usa lo stesso metodo d’indagine, diventa chiaro che solo l’Ātman è il Sākṣin di entrambi gli stati (sonno profondo e veglia) ed è comune a essi. Il sonno profondo differisce dal sogno in quanto, nell’esperienza di sogno, il Sākṣin oltre allo stato di sogno testimonia anche il mondo del sogno. Invece, in sonno profondo non c’è alcuna cosa da essere testimoniata. Nessun tempo, spazio, nessun oggetto o divisione fra conoscitore, conosciuto e conoscenza, o assenza di conoscenza, conoscenza determinata (savikalpakānubhava), provano che esso sia uno stato differenziato. A questo proposito Śrī Sūreśvara dice nella Bṛhadāraṇyaka Vartikā:
Non c’è alcuna conoscenza distintiva nel sonno profondo come accade nella veglia. Quindi il riferimento a essa nella veglia di non aver conosciuto nulla non è un ricordo. Poiché non c’è un tempo che connetta i due stati, ciò che ora si vede in sé stessi non può essere considerato appartenere al passato. (BV I.4.300)
Cosa implica ciò? Per ricordare ‘non conoscevo nulla’, l’esperienza del sonno profondo dovrebbe essere stata ‘ora non conosco nulla che abbia potuto lasciare un’impressione tale da causare il ricordo’. Come una determinata conoscenza avrebbe potuto essere lì, quando nel sonno profondo la mente non c’era affatto? E dove sarebbe questa impressione in mancanza di una mente? Come potrebbe diventare un evento del passato, quando nel sonno profondo non c’è tempo? Alcuni vedāntin attuali affermano che, dato che l’esperienza del sonno profondo si esprime con ‘non conoscevo nulla finché ero in sonno’, dobbiamo accettare che nel sonno profondo c’erano jīva, tempo e ignoranza.
Risposta: la ragione di questo pensiero è solo la loro incapacità di discriminare gli elementi della conoscenza della veglia, non distinguendoli dal ricordo del sonno profondo. Se lo si esamina com’è, senza confonderlo con la mente della veglia, vedremmo chiaramente che esiste solo l’Ātman. Tempo, conoscenza, assenza di conoscenza, tutti questi esistono solo come Ātman. Essendo così, come possiamo considerare che siano stati sperimentati nel passato?
L’Ātman è il Sākṣin di tutti gli stati, di tutto il tempo e spazio, di tutte le conoscenze e di nessuna conoscenza; essendo così, come può essere relazionato al passato o al futuro? Perciò il riferimento ‘non ho conosciuto nulla in sonno profondo’ è solo un vikalpa, una idea sbagliata dell’Ātman auto esistente, come l’idea sbagliata dell’argento sulla conchiglia. (BV I.4.301)
Questa è la comprensione esatta di esso. Perciò non c’è alcun io, tu o altro. In altre parole, non c’è una conoscenza specifica (savikalpa jñāna) di io, tu o altro nel sonno profondo, e neppure la coscienza della loro assenza. Perciò c’è solo Pura Coscienza, che è sempre il Testimone senza conoscere la presenza o l’assenza di conoscenza speculativa e che, allo stesso tempo, è l’assenza di entrambe.
128. Non ci sono stati se non la Pura Coscienza
Abbiamo detto che la Pura Coscienza esiste in sonno profondo. Di fatto non è in sonno profondo, perché il sonno profondo non è uno stato, essendo Pura Coscienza. È solo nel pensiero della veglia che è considerato uno stato. Per esempio, immaginiamo due barche nell’oceano, lontane una dall’altra. Chi è seduto in una e si guarda intorno, vedendo solo acqua, dice che non c’è nessun’altra barca. Similmente, seduti sulla barca della veglia e del sogno che galleggiano sul vasto oceano della Pura Coscienza, noi pensiamo che il sonno sia uno stato di non conoscenza. Come sotto le barche e attorno a esse c’è solo oceano, alla base degli stati c’è la Pura Coscienza. Vedendo gli stati di veglia e di sogno paragonati alle barche di legno che galleggiano sulla superficie dell’oceano, dovremmo pensare che gli stati, fatti di una qualche sostanza differente, appaiono sulla superficie della Pura Coscienza. Immaginiamo ora le barche come fossero fatte di ghiaccio. Guardandoli attentamente, la veglia e il sogno non sono due stati separati, perché non accadono nella stessa serie temporale, né esistono uno vicino all’altro nello stesso spazio né è corretto assegnare loro numeri come uno e due. Come il ghiaccio è solo acqua, così questi presunti stati sono solo Pura Coscienza, avendo la Coscienza tutt’attorno, sopra, sotto, dentro e fuori. Noi chiamiamo stati la sola Pura Coscienza. Dal punto di vista della vera Realtà, non c’è né veglia né sogno né alcun altro stato. Tutto è un immoto, illimitato e puro oceano di Coscienza non duale. Questa Pura Coscienza senza stati è chiamata Turīyātman, il Quarto Ātman, dalla Māṇḍūkya Upaniṣad. Quarto significa che non è affatto toccato dai tre stati.