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Svāmī Prakāśānandendra Sarasvatī Mahārāja

16. La luce della Realtà

D. Variazioni nella Coscienza

109. La Pura Coscienza non s’oppone alle tre conoscenze

Obiezione: tu dici che la Coscienza di Ātman è l’essenza di tutte le conoscenze che ci sono nel mondo. Ma questo punto di vista non è contrario alla tua affermazione sui tre livelli di coscienza?

Risposta: questa obiezione era già stata posta nel § 103. Non c’è alcuna contraddizione, perché gli stati di veglia e di sogno non sono essenzialmente differenti da Ātman. Solo Ātman è gli stati, tutte le conoscenze, gli oggetti, gli strumenti negli stati, e il pensiero che gli stati siano molti. Quindi possiamo dire che è solo la Pura Coscienza che appare come tre livelli di coscienza. Che l’Ātman-Coscienza sia veramente reale, che la coscienza degli stati sia empirica e che le illusioni siano apparenti, tutte queste divisioni nella Pura Coscienza sono fatte dal punto di vista della veglia. Di fatto, ogni cosa è solo Pura Coscienza. Si veda il § 64, dove si è discusso sulla stessa divisione riferendosi all’esistenza.

110. La logica della veglia non può contraddire l’unicità della Pura Coscienza

Obiezione: come si può dire che l’unica coscienza rimanga sempre Pura Coscienza e che allo stesso tempo assuma le forme della coscienza di veglia e di sogno? Questi due tipi di coscienza sono totalmente differenti uno dall’altro. Inoltre, la coscienza del sonno profondo è omogenea senza alcuna variazione, senza nascita o fine, molteplicità, differenza, relazione di qualità e qualificato, relazione di chi elimina e della cosa eliminata. Nella coscienza di veglia e di sogno, tutte queste sono presenti. La coscienza di veglia continua a cambiare; il suo grado di sviluppo è differente in ogni persona e in ogni comunità. Come può l’unica e medesima coscienza avere in sé tante forme?

Risposta: ci si deve rifare ai §§ 65-66. La precedente obiezione non ha alcun senso se si osserva dal punto di vista comprensivo dell’intuizione. La Pura Esistenza sembra assumere varie forme. Tuttavia è già stato detto nel § 107, che questa assunzione non segue la relazione di causa-effetto. Le diverse forme di veglia, di sogno e le diverse conoscenze in esse sono solo apparenti(vivarta) e non reali trasformazioni della Pura Coscienza: essa è sempre libera da ogni difetto.

Anche i seguenti mantra upaniṣadici confermano solo l’apparenza e non la trasformazione.

È solo la mente che appare come occhio (con cui si vede), come orecchio (con cui si sente), come naso (con cui si odora), come parola (con cui si parla), come lingua (con cui si gusta) (AiU III.1.1).

Le varie conoscenze che appaiono alla mente (o pensiero) come associazioni limitanti sono: sajñānam, conoscenza dell’oggetto; ajñānam, senso dell’ego indipendente; vijñānam, scienze, arti ecc.; prajñānam, intelligenza; medhā, buona memoria; dṛṣṭi, percezione; dhṛti, fermezza, risoluzione; mati, pensiero; manīṣa, libertà di pensiero; jūti, esperienza della sofferenza; smṛti, ricordo; saṅkalpa, discriminazione; kratu, determinazione; asu, pensiero attivo di vita; kāma, desiderio; vaśa, desiderio di copulare; tutti questi sono solo i vari nomi della Pura Coscienza (AiU III.1.2).

Brahmā, Indra, Prajāpati, gli Dèi, i cinque elementi, le creature mobili e immobili […], sono tutti solo Pura Coscienza (AiU III.1.3).

Nonostante appaia in quanto associazioni limitanti in forma di corpo, sensi, mente, intelletto, ego ecc. essa rimane sempre e solo una e indivisibile; perfino la divisione delle associazioni limitanti (upadhi) e ciò che è limitato dall’associazione (upahita), sono tutte solo Pura Coscienza. Ogni cosa è soltanto Pura Coscienza indivisibile, indifferenziata, senza oggetto, e null’altro.

E. La divisione fra vera conoscenza e falsa conoscenza

111. Inconsistenza delle obiezioni fatte alla Pura Coscienza dalla veglia

Obiezione: se ogni cosa è solo Coscienza, come avviene la divisione tra esistenza e coscienza?

Obiezione: si conduce l’indagine accettando la divisione del Sākṣin conoscente e dello stato conosciuto. Come avviene questa divisione? Come la coscienza di due stati dissimili, quali la veglia e il sogno, si divide dalla Pura Coscienza?

Obiezione: sebbene tu abbia affermato la non differenza fra la coscienza di veglia e quella di sogno, perché la coscienza della veglia appare reale e quella del sogno mera illusione?

Obiezione: perché le conoscenze di sostanza, attributi ecc. appaiono differenti nella veglia? E perché alcune appaiono corrette e altre sbagliate?

Obiezione: la conoscenza della veglia rivela che il mondo è ordinato, mentre il sogno è più immaginazione che ordine. Come si può spiegare questo che è frutto di esperienza?

Risposta: per quanto riguarda l’esistenza, si è già risposto nei §§ 68-69. Riproponiamo ancora alcune spiegazioni. La Pura Coscienza non è né una né molteplice, perché non è passibile di enumerazione. Quindi dal suo punto di vista né gli stati né le conoscenze negli stati appaiono differenti da essa, essendo tutti errori. Il nostro punto di vista della veglia è responsabile di tale divisione erronea.

112. La mente della veglia non può determinare la natura delle conoscenze della veglia

C’è un’altra ragione a sostegno dell’indivisibilità della Pura Coscienza che non è sottoposta ad alcuna divisione o molteplicità come appare dal punto di vista della veglia. Se si chiedesse alla mente quale sia la natura delle molteplici conoscenze visibili nella veglia, essa, incapace di rispondere, rimarrebbe in silenzio. Se si cercasse di accertare la natura della divisione della conoscenza tra io e ‘il resto’, come anche la divisione tra sostanza, qualità ecc., la mente della veglia si dichiarerebbe impotente (§ 69). Se non c’è alcuna divisione negli oggetti, non ci può essere alcuna divisione neanche nella loro conoscenza. Anche se ci riferiamo alla conoscenza come ‘la conoscenza di un libro’, ‘la conoscenza di una pietra’, ‘la conoscenza di una tavola o di un albero’ e così via, la differenza qui è dovuta solo alla diversità degli oggetti libro, pietra, ecc., e non è intrinseca alla conoscenza stessa. Oggetti a parte, non c’è nulla che distingua una conoscenza da un’altra. Perfino per immaginare una distinzione nella conoscenza, è richiesta solo la conoscenza. Quindi la distinzione immaginata non può appartenere alla conoscenza, ma a qualcosa di alieno a essa. La molteplicità o le divisioni sono dovute solo alla pluralità degli oggetti e non sono intrinseche alla conoscenza stessa. Passando alla fase successiva, se nemmeno la natura degli oggetti può essere definita, come possiamo determinare la divisione, differenza o molteplicità degli oggetti?

Obiezione: è azzardato dire che non si possa accertare la natura degli oggetti, perché se una persona non può definirli correttamente, un’altra potrebbe farlo. Solo perché si trovano alcuni difetti nelle definizioni di alcuni, non possiamo concludere che gli oggetti non abbiano affatto definizione.

Risposta: ciò è sbagliato perché l’incapacità di definire gli oggetti della veglia, non è dovuta alla incapacità di alcuni investigatori. È proprio la natura delle cose che non si presta a definizione. Le definizioni fatte dalla logica della mente di veglia non possono avere carattere definitivo. C’è un’altra esperienza per dimostrare che la conoscenza non ha in sé alcuna divisione. Infatti è possibile dividere un oggetto in varie parti e studiarle, ma la conoscenza non può essere divisa in tal modo. L’oggetto da osservare può essere una particella atomica, ma la conoscenza o coscienza che lo conosce deve essere totale e completa. Quando la coscienza si sposta da una parte a un’altra dell’oggetto mentre lo conosce, deve muoversi come un tutto e non può lasciare una parte di sé a conoscere una parte dell’oggetto e andare a un’altra parte dell’oggetto con una sua altra parte.

Si crede che gli aṣṭāvadani e i śatāvadhani1 prestino attenzione a molte cose differenti allo stesso tempo e le capiscano correttamente: ma anche in questo caso è solo la loro attenzione che si muove rapidamente da un argomento a un altro, e non che essi prestino attenzione a tutti simultaneamente. Ciò può essere compreso da chiunque, in base alla propria esperienza. Questa è una prova evidente per affermare che la coscienza è indivisibile.

113. Tutte le divisioni che appaiono nella coscienza sono illusorie

È vero che le conoscenze nella veglia sembrano molte e varie, ma ciò è una conclusione fatta dalla mente della veglia, perché essa chiama qualsiasi conoscenza, corretta o sbagliata, solo ‘conoscenza’. Per esempio la conoscenza erronea del serpente e la conoscenza della corda, per la mente entrambe sono solo conoscenza. È nella natura della mente pensare che sia conoscenza corretta quella che è vista al momento presente. In tutti questi casi la comprensione-conoscenza rimane la stessa e cambia solo ciò che è capito. Quando una precedente conoscenza è corretta da una successiva, la mente afferma di aver conosciuto prima una certa cosa in un certo modo e poi di conoscerla com’è realmente. I mīmāṃsaka affermano che la conoscenza rimane stabile e immutabile nel suo aspetto conoscitivo e che l’errore consiste solo nel modo in cui è stato capito. Questo è in linea con la nostra esperienza. Perciò la conoscenza nella sua natura è solo coscienza-conoscenza: non può mai essere illusoria. Solo il modo di capire cambia. Per esempio, quando la conoscenza del serpente è corretta dalla conoscenza della corda, sorgerà in noi l’idea che il serpente non esisteva affatto mentre la si considerava un serpente; e non che ‘io non ho avuto alcuna conoscenza del serpente’. La forma di annullare la precedente conoscenza è la seguente: ‘Io lo consideravo un serpente, ma di fatto è sempre stato solo una corda’. Da ciò si deduce chiaramente che la natura della conoscenza non cambia neppure quando ciò che è conosciuto è sbagliato. Così, quando capiamo che ciò che è capito, cioè il nome e la forma, è solo apparenza illusoria, diventa chiaro che la purezza della Coscienza non è mai toccata dalle cose che conosce. Perciò non si può respingere la conclusione che la coscienza è una e indivisibile.

Obiezione (rif. § 111): in che modo la veglia e il sogno tra loro contraddittori sorgono dalla Pura Coscienza?

Risposta: la precedente spiegazione ha già risposto a questa domanda, perché anche gli stati sono apparenze illusorie e la Coscienza non subisce alcuna divisione a causa di esse rimanendo sempre Pura Coscienza. Proprio come uno stato non contamina un altro stato, così anche nessuno stato contamina la Pura Coscienza, come il riflesso non contamina lo specchio.

F. La Coscienza della veglia e del sogno è la medesima

114. Necessità di esaminare le somiglianze tra la coscienza di veglia e di sogno

Obiezione: se la conoscenza è una e indivisibile, perché questa stessa conoscenza appare reale nella veglia e illusoria nel sogno? Se la veglia e il sogno sono simili in tutti gli aspetti, perché la conoscenza del sogno, invece di essere come quella della veglia, appare come una immaginazione? (v. §§ 71-81).

Risposta: in quei paragrafi si discuteva sull’esistenza degli stati, e quell’argomentazione può essere ora applicata anche alla conoscenza. Rileggendo quella discussione, diventerà chiaro che alla mente della veglia la Pura Coscienza appare divisa in veglia e sogno, e quindi le somiglianze tra i due stati risulteranno convincenti. Quindi, dal punto di vista della Pura Coscienza, gli stati sono solo uno, senza alcuna divisione.

115. L’errore di considerare vera la conoscenza della veglia e falsa quella del sogno

Domanda del Vedāntin (a chi sostiene che la conoscenza del sogno è falsa): hai detto che l’errore è dovuto alle impressioni di qualcosa sperimentato prima. Se fosse così, qual è la precedente esperienza le cui impressioni hanno causato l’errore?

Risposta: sono le impressioni della veglia che producono il sogno.

Vedāntin: ciò non è esatto. Abbiamo già discusso questo nei §§ 73-75. Diamo ora alcune altre ragioni. Prima viene l’esperienza e poi l’impressione2 nella mente.

Le impressioni [errate], quando sono richiamate [dalla memoria], producono una illusione, che poi la conoscenza corretta annulla. La completa concatenazione di eventi generalmente avviene nella stessa serie temporale sia della veglia sia del sogno. L’intera concatenazione deve avvenire nella stessa mente, dove anche c’è la memoria dell’esperienza dell’errore. Per esempio, confondendo un cristallo d’allume con una caramella di zucchero mangiata prima, un ragazzo potrebbe mangiare l’allume, pensando sia una caramella di zucchero. Tuttavia, la tua spiegazione del sogno come prodotto dall’esperienza di veglia non è corretta, perché questa regola generale non si applica al sogno; anzitutto perché nel sogno non abbiamo il ricordo della veglia come quello della caramella di zucchero e dell’allume (§ 117). In secondo luogo, perché l’esperienza del precedente stato di veglia, il successivo stato di sogno e la susseguente veglia che si pensa cancelli il sogno, tutti questi non avvengono nella stessa serie temporale. Guardando gli oggetti del sogno noi non diciamo che sono come gli oggetti della veglia; quindi il sogno non può essere considerato una errata interpretazione di un supporto (sādhiṣṭhāna bhrānti) [della veglia]. Proprio come c’è una conchiglia che fa da supporto all’errore dell’argento e una corda per il serpente, al contrario non c’è alcun reale oggetto [della veglia] come supporto per l’errore del sogno.

Obiezione: non è forse vero che in sogno abbiamo conoscenza come se vedessimo le stesse persone e oggetti della veglia?

Vedāntin: è vero che noi li consideriamo come fossero gli stessi della veglia; di fatto, però, non c’è alcuna relazione tra gli oggetti della veglia e quelli del sogno. Poiché non ci sono spazio e tempo comuni alla comparsa di questi due stati, non c’è alcuna possibilità che l’uno diventi sostrato dell’altro. Tutte le conoscenze erronee che avvengono nella veglia hanno necessariamente dei supporti. Senza supporto, la mera impressione dell’esperienza precedente non può apparire come un oggetto solo per errore o semplicemente a causa di una comprensione sbagliata. Se la mente della veglia non può neppure creare un filo d’erba, è assurdo pensare che le impressioni della veglia possano creare l’intero mondo illusorio del sogno.

Domanda: ciò significa, dunque, che il sogno non può mai essere considerato una erronea comprensione di un sostrato a causa delle impressioni della veglia. D’accordo.

Dovremmo chiamarlo un niradhiṣṭhāna bhrānti una erronea concezione priva di sostrato, simile all’esperienza dell’allucinazione causata dal delirio o qualcosa di simile?

Vedāntin: no, non si può perché negli stati di allucinazione, causati del delirio et similia, l’allucinazione è rapportata al mondo della veglia che ne costituisce il sostrato; ma il sognatore non conosce nessun altro stato di veglia se non il suo sogno. Dato che il sogno non ha alcuna precedente reale esperienza il cui ricordo sia necessario come sostrato per qualsiasi errore, non è per nulla corretto considerare il sogno un’idea sbagliata.

116. Il sogno non è reso falso dalla conoscenza della veglia

Obiezione: non appena ci svegliamo sorge l’idea che era solo un sogno e con questa idea il sogno viene cancellato. Quello che si cancella è chiaramente considerato un’idea sbagliata. Nella veglia l’errata conoscenza dell’argento è annullata dalla conoscenza che la sua vera natura è la madreperla della conchiglia. A questo punto l’argento è detto un’idea illusoria, come il sogno. Tuttavia la conoscenza che l’argento era una illusione della veglia non è paragonabile alla conoscenza dell’illusione del sogno. Da questa contrapposizione, perché dovremmo dichiarare falso il sogno?

Risposta: anche in questa obiezione si presenta il summenzionato difetto.

  1. S’è già detto che colui che annulla e la cosa annullata dovrebbero appartenere alla stessa serie temporale. Le conoscenze della veglia e del sogno non avvengono nella stessa serie. Le diverse serie temporali non hanno alcun tempo in comune.
  2. Anche se la conoscenza della veglia annullasse la conoscenza del sogno, come potrebbe essere d’aiuto?

Obiezione: se il sogno è annullato esso diventa illusorio o conoscenza erronea. Questa è la sua utilità.

Vedāntin: non puoi dire ciò, perché questo annullamento non ci aiuta a capire se la così detta conoscenza della veglia che annulla sia essa stessa illusoria o meno. È veglia o sogno? Vediamo in dettaglio.

  1. Il sogno appare veglia quando lo si sperimenta (§ 80). Lì, consideriamo che la conoscenza di quel sogno ha annullato le conoscenze del sogno precedente. In quel momento non lo prendiamo come sogno e neppure prevediamo che sarà cancellato da una prossima veglia. C’è sempre certezza che lo stato che si sta sperimentando è veglia. Come può il sogno, cancellato in quanto errato, aiutarci a determinare qualcosa come reale? L’idea di essere andato in sogno dalla veglia non accade mai a nessuno, perché ogni stato, quando è sperimentato, appare veglia e qualsiasi conoscenza avvenga appare vera. Quindi, in questo senso, non si può determinare che la veglia sia uno stato speciale.
  2. C’è un’altra esperienza a sostegno di questo punto. Talvolta si sperimenta un sogno nel sogno. Lì, ciò che appare come sogno è annullato e quello che appare come veglia pare essere quello che lo annulla. Tuttavia, sia quello che annulla sia ciò che è annullato sono solo sogni, quindi entrambe le conoscenze hanno lo stesso valore.

Talvolta facciamo una serie di sogni nel sogno. Consideriamo veglia ognuno di questi sogni finché li sperimentiamo, mentre il sogno interno a ognuno lo consideriamo falso. Consideriamo sicuramente veglia uno di quei sogni e pensiamo di essere veramente svegli in quel frattempo; quindi questo sogno non è mai riconosciuto falso. La ferma conoscenza di veglia, mentre si sperimenta un sogno, è in qualche modo diversa dalla veglia che si sperimenta nella situazione attuale? Niente affatto.

Quando si discute sulla differenza tra la veglia e il sogno, si afferma che nessun sogno, essendo illusorio, può ambire a essere uno stato equivalente alla veglia, che è ciò che lo cancella.

  1. Quindi la convinzione che la conoscenza della veglia e quella del sogno siano diverse è dovuta solo al pregiudizio della veglia: non ci sono due livelli di conoscenza, una reale conoscenza di veglia e una illusoria conoscenza di sogno.

Sebbene la logica della veglia affermi che ciò che è cancellato è sogno e perciò è un’illusione, questo non ostacola la conclusione fatta dal punto di vista intuitivo del Sākṣin, per cui la Coscienza è una senza alcuna divisione di conoscenza corretta e conoscenza erronea.

117. Il ricordo della veglia in sogno è sogno: anche la conoscenza del sogno in sogno è sogno

S’è detto precedentemente che nel sogno non abbiamo ricordo del mondo della veglia. Non si può portare alcun esempio contrario a questo fatto, perché in quel tempo il sogno appare solo in quanto veglia. Ma non appena una persona capisce il sogno come sogno, il sognatore cessa di essere un sognatore e si ritrova in veglia. Non c’è una regola per svegliarsi dalla certezza del sogno, c’è solo una esperienza ordinaria (sāmānyā anubhava) per cui, non appena uno capisce che il sogno è un sogno, si sveglia.

Obiezione: talvolta sorge il dubbio se stiamo sognando o siamo svegli, perché in certe occasioni abbiamo la sensazione di stare sognando, di non essere svegli e che la veglia sia differente. Mi chiedo come un tale sogno possa avvenire.

Risposta: sì, può accadere in casi particolari, non spesso. Per esempio, c’era a Delhi un certo Dr. Rāmanārāyaṇa che aveva fatto approfonditi studi sulle sue esperienze di sogno. Usava l’autosuggestione e l’autoipnosi per vedere se era possibile, durante il sogno, rendersi conto di star sognando. Una volta vide in sogno una stanza della sua casa con il mobilio e i familiari, tutte repliche esatte della sua veglia. Tutte le persone che trovò lì appartenevano alla veglia, ma nessuno sembrava rendersi conto di essere in un sogno. Cercò di convincerli che erano tutti parte del suo sogno, quindi solo immaginati da lui. Nessuno accettò questa argomentazione e risero. Suo figlio lo derise come fosse matto, accusandolo di non riconoscere i suoi famigliari poiché affermava che era tutto un sogno. In veglia cercò di convincere chi gli stava intorno, che lo stato presente era solo un sogno dal punto di vista pāramārtika. Ma non ci riuscì nemmeno in quel caso.

Il Dr. Rāmanārāyaṇa dallo studio sul sogno è arrivato a queste conclusioni:

  • Quando andiamo in sogno, se il mondo della veglia non esistesse separatamente, non potremmo avere un’esperienza di essere in sogno e che esso sia diverso dalla veglia. Sebbene tali sogni siano rari, possono accadere. Su questa base, perché non accettiamo che ci sia un mondo sottile di sogno, realmente esistente?
  • Di solito non accade che ritorniamo nello stesso sogno; tuttavia, nelle summenzionate circostanze si trovano persone che visitano lo stesso sogno ripetutamente. Per queste ragioni, perché non dovremmo concludere che il sogno e la veglia sono due mondi separati e indi-pendentemente esistenti?
  • Talvolta i sognatori parlano a gente della veglia nei loro sogni e rispondono in modo corretto alle loro domande. Come potrebbe accadere questo se il sogno non esistesse parallelamente alla veglia? È molto importante rispondere a questa domanda, perché, se i due stati esistono indipendentemente e parallelamente l’uno accanto l’altro, è inutile parlare della verità di uno come incluso nell’altro. In ogni stato sarebbe inclusa la verità dell’altro. Questo contraddice all’idea che il mondo del sogno non esista da nessuna parte durante l’esperienza della veglia.

Risposta al Dr. Rāmanārāyaṇa: il solo modo per uscire da questo problema è ricordare il § 27 in cui si stabiliva che il mondo della veglia è confinato allo stato di veglia e il mondo del sogno al sogno. Affermare che i due stati siano di tipo differente e che possano esistere simultaneamente non ha alcun senso, perché non c’è alcuna base per affermare che, oltre ai tempi dei due stati, ci sia un tempo comune a essi. Se è così, non ha alcun senso considerare che esistano due stati paralleli allo stesso tempo. Nemmeno il ricordo della veglia nel sogno ha alcun senso, perché questo ricordo non è possibile senza presumere un tempo e una mente comuni per i due stati, essendo contro l’esperienza di ciascuno. Anche la credenza che il sogno sia ricordato in veglia è solo un’idea erronea che discutiamo nel § 118.

Obiezione: lo studio del Dr. Rāmanārāyaṇa ha provato che c’era una memoria di veglia nel sogno e una cognizione di trovarsi in sogno. Come si spiega quest’esperienza?

Risposta: come ogni conoscenza della veglia appartiene solo allo stato di veglia, così anche ogni conoscenza del sogno appartiene solo al sogno. Esamineremo la questione in questa luce: se in sogno possiamo avere il dubbio che possa essere un sogno, perché anche nella veglia non dovremmo avere il dubbio che anche questo potrebbe essere un sogno? Di fatto alcuni la pensano in questo modo. L’insorgere di tale dubbio è comune a entrambi gli stati e ciò non ci aiuta a chiarire qual è la veglia e qual è il sogno. Nel caso descritto, conoscenza, memoria, gioia e dolore, determinazione e immaginazione, avvenendo tutti in sogno, devono rimanere in sogno e non c’è alcuna prova del loro passaggio alla veglia. Perciò il ricordo della veglia nel sogno del Dr. Rāmanārāyaṇa è solo il suo sogno, perché egli ha avuto il sogno di ricordare la veglia ed egli sognò ‘questo è un sogno’. Il suo ricordo della veglia non era realmente dello stato di veglia né il suo pensiero del sogno era realmente una constatazione di esso in quanto sogno, perché dal punto di vista dell’esperienza universale non c’è alcuna base per dire che la mente della veglia sia nel sogno.

  1. Cultori dell’arte mnemonica dell’avadhāna. In apparenza essi sono capaci di richiamare alla mente contemporaneamente diversi ricordi ed esprimerli in stretta sequenza. Aṣṭāvadhāni e i Śatāvadhāni sono in grado di controllare rispettivamente otto o sette ricordi insieme [N.d.C.].[]
  2. A seconda dei casi l’impressione può essere giusta o sbagliata. Per esempio se guardo una corda e vedo la corda, l’impressione che si registra nella mente è corretta. Ma se invece vedo un serpente, l’impressione della mente sarà errata [N.d.C.].[]